Sinner, il futuro da campione è scritto nel Dna

Sinner, il futuro da campione è scritto nel Dna
di Piero Valesio
3 Minuti di Lettura
Lunedì 8 Febbraio 2021, 07:00

C’era Roberto Erlacher che era un gigantista di suprema classe. Che però vomitava prima del via. E c’era Alberto Tomba che al cancelletto (quando ancora si poteva, pensate oggi che putiferio si scatenerebbe) si faceva consegnare dal mitico Paletta un bicchierino di caffè. Poi partiva e vinceva. Uno ha vinto una gara in Coppa del Mondo; l’altro cinquanta. Uno era nato fra le montagne più belle del mondo, in una valle ladina, la Badia, dove si mischiano non solo le lingue (italiano, tedesco e ladino) ma anche i sentimenti e i modi di guardare alla realtà. Il tennista Jannik Sinner, già campioncino sulla neve, è la fusione di questi due personaggi dello sci. Non vomita prima di scendere in campo ma è nato anche lui fra le montagne più belle del mondo. Prima dei match non beve un espresso ma come l’uomo di pianura Tomba, quando inizia il match, sa che qualcosa succederà perché lui è al posto giusto nel momento giusto.

ATTEGGIAMENTO GIUSTO
Jannik avrà questo atteggiamento anche stamattina quando affronterà Denis Shapovalov nel primo turno dell’Happy Slam. Poco più di 24 ore dopo aver nell’ordine centrato i seguenti risultati. 1) Battuto il fantastico Stefano Travaglia nella finale di Melbourne-1 dopo tre ore di battaglia tipo Avengers. 2) Aver centrato il back-to-back, vinto due titoli consecutivi (l’ultimo a riuscirci a soli 19 anni come lui era stato Djokovic nel 2006) che sono stati pure l’ultimo del 2020 e il primo del 2021 3) Aver raggiunto la 32° posizione Atp. Sarà stanco? Forse, anzi molto probabile. Ma Riccardo Piatti si fa una risata sul tema: «Giocare stanco? Gli farà bene. Alla sua età è esperienza pure questo».

E lui stesse di risate se ne concede due: «Magari miglioro giocando con stanchezza…». Capito? Nessuna sindrome Erlacher. Solo consapevolezza alla Tomba.

DA CAMPIONE
E a ben vedere il dna di Sinner pare avere tanti segmenti in comune con quello di Alberto. Tanto per cominciare lui è esattamente il tipo per cui (come successe per la seconda manche del gigante delle Olimpiadi di Calgary) Sanremo potrebbe pure sospendere l’agone canoro. Già oggi Jannik è inclusivo, proprio come lo era Alberto. Non divide gli appassionati, li attira. Non è un tennista che vince partite, potrebbe trasformarsi nel simbolo (Vogliamo dire un drago con la “d” minuscola? E diciamolo) di chi ostruisce una carriera pezzo dopo pezzo, fin da bambino, compiendo scelte coraggiose e corrette guidato dalle persone giuste. La Sinner way of life potrebbe diventare la metafora della agognata riscossa del sistema-Paese con la “P” maiuscola”? E perché no.
 

TEMPO DI SLAM
Intanto calma e gesso. Oggi accontentiamoci di scoprire come se la cava il nostro quando le gambe si spostano meno agilmente, il cervello è meno lucido e manco un caffettino come quello di Tomba al cancelletto di Sestriere può rimetterlo in movimento. Sostiene ancora Riccardo Piatti: «Tanti sono i tasselli che dobbiamo ancora mettere assieme. C’è un tempo per tutto». Ecco. Si gioisca in sorridente silenzio per i successi e si faccia compagnia al nostro passo dopo passo. Cantava Ivano Fossati: «Dicono che c’è un tempo per seminare / E uno più lungo per aspettare / Io dico che c’era un tempo sognato / Che bisognava sognare». Appunto: non perdiamo l’occasione di sognare. Poi qualcosa sarà.
 

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