Mouratoglou e la rinascita di Serena
«Io come Mou maniaco dei particolari»

Mouratoglou e la rinascita di Serena «Io come Mou maniaco dei particolari»
di Paolo Cappelleri e Gianluca Cordella
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Mercoledì 13 Maggio 2015, 05:56 - Ultimo aggiornamento: 14:45

Anche il tennis ha il suo Mou. Non è portoghese, ma ha molto in comune con lo Special One: grande motivatore, allena solo top player e, come Mourinho, si diletta in percorsi extrasportivi (oggi esce il suo primo libro). Patrick Mouratoglou è l'uomo che ha portato al top Serena Williams e che ha riempito le pagine dei magazine per la relazione che, in seguito, è nata con la numero uno del mondo. Ma nessuno dei due ama parlarne pubblicamente: meglio concentrarsi sul libro.
Un giorno importante per lei…
«E' un progetto al quale ho lavorato tanto. Ora ci vorrà del tempo per capire se piace».
Perché ha deciso di scriverlo adesso?
«Le autobiografie si scrivono a fine carriera, io invece spero di aver vissuto solo metà della mia. Ma l'editore mi ha detto che sarebbe stato interessante spiegare come sono arrivato al successo pur non venendo dal tennis. È stata una buona occasione per parlare degli allenatori, che lavorano nell'ombra».
Un ruolo centrale nel libro ce l'ha Serena: com'è nata la collaborazione fra voi?
«Il nostro è un mondo piccolo, ci conosciamo tutti e ci sono pochi allenatori per i grandi giocatori. Lei aveva appena perso al primo turno del Roland Garros 2012, non vinceva un Grande Slam da due anni e mezzo ed era scivolata al numero 5 del ranking. Mi ha chiamato, chiedendomi di allenarsi qualche giorno alla mia Academy di Parigi. Ha voluto fare solo qualche scambio. Dopo cinque minuti mi ha detto “Parlami”».
Come l'ha riportata al numero uno?
«Era pronta a tutto per tornare al numero 1. Le ho proposto una strategia complessiva: un giocatore è la combinazione di diversi fattori, personale, fisico, mentale, tattico, tecnico. Se cambi un aspetto, cambia tutto. È lo stesso nel calcio, e anche là non sono molti gli allenatori, come José Mourinho, che tengono sotto controllo tutti i parametri. Serena, quando è al top, può battere chiunque, ma quando non gioca bene corre pericoli e i ko tolgono sicurezza. Doveva rendere di più quando non giocava bene: le servivano più soluzioni e diversi stili di gioco».
Cos'ha Serena più delle altre tenniste?
«Rifiuta di perdere, lavora più e meglio di chiunque altro, è super professionale, è la più grande lottatrice del circuito, mentalmente è più forte della maggior parte delle giocatrici, ha il miglior servizio al mondo. C'è altro, ma questo basta per essere la numero 1. Nel tennis ciascuno è al posto che merita, il primo come il centesimo».
Lo insegnerà nella sua nuova Academy di Nizza?
«Sarà la più grande e moderna d'Europa. Da giugno 2016 sarà tutto pronto, ma abbiamo già 120 giocatori che si allenano a tempo pieno, più Serena e Djokovic».
Una specie di Nick Bollettieri Academy all'europea…
«Chi? (ride, ndr) Scherzo, ho grande rispetto per Bollettieri».
Cosa è mancato ai francesi Tsonga, Monfils, Gasquet o Simon per arrivare al top?
«Tre di loro potenzialmente sono da Grande Slam. Ma non succederà. Non voglio attaccare nessuno, ma in Francia piace chi ha talento, non chi ha ambizione. Per Djokovic e Nadal essere numeri 2 non basta, per i francesi il 4 va benissimo».
Come è vista l'Academy dalla federtennis francese?
«Per molti anni c'è stato un rapporto difficile, di competizione. Ora la federazione ci vede come un'opportunità».
C'è un tennista italiano con cui le piacerebbe lavorare?
«Mi piace Camila Giorgi, che si è allenata nella mia Academy fino ai 15 anni: ha un talento incredibile. Ha solo bisogno di un po' di tempo per completarsi».