Auger-Aliassime, il tennis nell'era dei Millennials. Con la benedizione di Federer

Fèlix Auger-Aliassime
di Gianluca Cordella
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Martedì 26 Febbraio 2019, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 20:25
Fèlix Auger-Aliassime è talmente precoce da far sembrare anziani i suoi colleghi della Next Gen. Mentre il tennis mondiale plaude agli Under 21 che ormai sgomitano tra Slam e Masters 1000, questo ragazzone di 191 centimetri lascia tutti con un dubbio: non è che per trovare il nuovo Roger Federer sia meglio guardare altrove? “Altrove”, nella fattispecie, è Rio de Janeiro dove il 18enne canadese ha raggiunto la finale dell’Atp 500 locale, diventando il primo Millennials a giocarsi un titolo del circuito maggiore.

UNA LUNGA STORIA BREVE
Nato allo scoccare del terzo millennio a Montreal ma cresciuto a Quebec City, Fèlix è il frutto del Canada multietnico: papà Sam istruttore di tennis togolese, mamma Marie insegnante del posto. E una sorella, Malika, pure tennista. Per forza di cose, insomma, impugna la racchetta già a cinque anni. Non che fosse complicato prevedere per lui un futuro nel tennis: è nato l’8 agosto, lo stesso giorno di Federer, che è tra i primi ad accorgersi del suo talento, al punto da volerlo al suo fianco a Dubai, a fine 2017, per una sessione di allenamento in vista della nuova stagione. In realtà, in quel momento storico, Auger-Aliassime ha già fatto parlare di sé. Il 23 marzo 2015, qualificandosi al Challenger di Drummondville, diventa il più giovane di sempre a entrare in un tabellone del circuito e ottiene il suo primo punto Atp: a 14 anni e poco più è il primo Millennials a entrare nel ranking mondiale. Migliora di partita in partita e nel 2017 vince due Challenger a Lione e Siviglia e scollina tra i migliori 200 del mondo. Federer, come detto, lo nota e lo arruola, e gli allenamenti con il maestro fanno bene. Vince altri due Challenger nel 2018, si qualifica per il Masters 1000 di Indian Wells, dove batte il connazionale Pospisil, diventando anche il primo Millennials a vincere un match nel circuito maggiore. E, ad agosto, festeggia i 18 anni guadagnandosi il main draw di uno Slam, gli Us Open.

BRUTTA FAVOLA
Il sorteggio lo abbina a Denis Shapovalov, l’altro giovane talento che proietta il Canada verso un gran futuro in Davis. Un anno separa i due, che si conoscono da sempre. Si sfidano costantemente da quando hanno 7/8 anni. Durante il terzo set, Fèlix ha un mancamento, si inginocchia, si ritira e scoppia in lacrime. Il mondo scopre la fragilità del futuro campione: Aliassime soffre di una tachicardia congenita che, durante le battaglie estreme, specie per condizioni meteo, lo mette ko. «Ci si convive e passa con il tempo», assicurano i suoi tecnici. E infatti a Rio non se ne accorge nessuno. Fèlix parte lasciando 5 game a Fognini. Poi elimina Garin, il Next Gen Munar e il veterano Cuevas. In finale si arrende al modesto serbo Djere che, però, non aveva giocato in semifinale per il ritiro di Bedene. Aveva cominciato il torneo da 104 dell’Atp, il canadese. Da ieri è numero 60. Servizio poderoso, dritto devastante, rovescio bimane solido che si trasforma in un back rognosissimo e colpi di volo da migliorare ma presenti. Perché Fèlix non disdegna affatto il gioco d’attacco. Chi li osserva da sempre giura che, tra lui e Shapovalov, quello forte sia lui. La finale persa in Brasile, insomma, è solo un insignificante dettaglio che non cambierà il corso della storia.
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