Lea Pericoli agli Internazionali: «Il mio cuore rimarrà sempre al Foro Italico»

Lea Pericoli agli Internazionali: «Il mio cuore rimarrà sempre al Foro Italico»
di Federica Macagnone
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Giovedì 14 Maggio 2015, 00:44 - Ultimo aggiornamento: 10:00
Come la Regina Elisabetta: a 80 anni la "divina" ha ancora lo scettro, è ancora leggenda. Nessun tennista italiano, uomo o donna che sia, è stato mai capace come lei di conquistare 27 titoli nazionali; altri avranno vinto di più in campo internazionale, ma nessuno ha riempito come lei le copertine di mezzo mondo.

Bella, elegante, innovativa e audace (i suoi vestitini da gioco, disegnati da Ted Tinling, sono esposti nel Victoria Albert Museum di Londra, le celebri coulotte di pizzo sono nel Museo di Wimbledon), Lea Pericoli è l'icona del tennis italiano insieme a Nicola Pietrangeli. Autoironica come lui, come giocatrice si definisce un "coniglio coraggioso" perché non aveva il cuore per andare all'attacco: poi, però, sconfiggeva le paure e andava all'assalto. Tanto da trasformarsi in leonessa, sul campo e soprattutto nella vita: come quando, nel '73, fu colpita da un tumore, si curò, tornò in campo e vinse l'ennesimo titolo tricolore. Da allora è impegnata come testimonial della Ricerca sul cancro e della Lega italiana per la lotta contro i tumori.

Appesa la racchetta al chiodo, ha affrontato altre sfide: come giornalista, chiamata da Montanelli al Giornale, e come commentatrice televisiva di tennis. Come sul campo, anche oggi Lea non si ferma mai. Bella, elegante, brava sì: ma soprattutto una campionessa anche fuori dal campo. Una donna vera. Una leonessa. La leggenda continua.

Signora Pericoli, per lei cosa sono gli Internazionali BNL d'Italia oggi?
«Gli Internazionali fanno parte della mia vita perché io sono venuta qui non so quanti anni fa. Il mio cuore è rimasto e sarà sempre qui: una vita di sport, una vita di mille meravigliose avventure e poi vedere quello che è accaduto nel tempo. Tutto è cambiato, tutto è cresciuto».

C'è un ricordo in particolare legato agli Internazionali?
«Ne ho tantissimi, difficile sceglierne uno a caso. Forse l'unico rimpianto è che allora si giocava uomini e donne assieme ed era tutto molto diverso: le donne venivano relegate nei campi lontani. E io, la prima volta che ho giocato qui, ho incontrato la Maureen Connolly che era la numero uno al mondo, quindi è stata una grande emozione. Ma ripeto, era un altro mondo: noi eravamo ragazzi senza una lira che non guadagnavano una lira».

Un tempo il settore maschile era quello più competitivo, oggi i ruoli sembrano essersi invertiti? Cosa è successo?
«I ruoli si sono invertiti soprattutto in Italia perché abbiamo avuto delle giocatrici formidabili e gli uomini, non dico non siano altrettanto forti, però sono un pochino al di sotto di quello che hanno fatto le ragazze che hanno ottenuto risultati che nessuno di noi avrebbe osato sperare».

C'è un rimpianto personale nella vita di Lea Pericoli?
«Il rimpianto personale è che un giorno dovrò andarmene via da questa terra, io ci sto così bene».

Ritornando sulla terra rossa, ha fatto un pronostico sui vincitori?
«È molto difficile. Io spero che gli italiani rimasti in gioco vadano il più avanti possibile. Fognini l'ho visto giocare molto bene, spero riesca ad andare avanti ma in campo maschile è molto molto dura. Il cast sulla scena è fortissimo».

Qual è lo stato del tennis italiano? Cosa vede per il futuro di questo sport nel nostro Paese?
«Il tennis italiano ha fatto dei progressi enormi, abbiamo ottenuto dei risultati fantastici. Abbiamo un presidente che ha cambiato il nostro sport. E ci voleva. Diciamo che oggi possiamo essere solo orgogliosi. Un tempo lo eravamo perché c'erano degli strani fenomeni: Nicola nato a Tunisi, io che venivo da Addis Abeba, per cui i meriti della federazione di allora furono pochissimi. Anzi nessuno. Oggi la Federazione fa molto. Se io sono qui oggi lo devo a loro».