Intervista a Fognini: «Io, in volo verso la Top 10»

Intervista a Fognini: «Io, in volo verso la Top 10»
di Benedetto Saccà
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Sabato 3 Novembre 2018, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 10:58
Trentuno anni molto vissuti, Fabio Fognini ora guarda dall’alto il proprio talento. Sorride. «È stata una buona stagione, forse la migliore, con molti alti e bassi, esperienze, emozioni e momenti positivi e negativi», scrive su Twitter. Aver collezionato 47 successi in un anno non può essere stato solo il riflesso di una casualità. Fabio è con Flavia Pennetta, la sua Flavia, mentre stende il filo della stagione, e racconta, e si racconta.
Fognini, la stagione migliore?
«Direi proprio di sì. Ho vinto tre tornei: a San Paolo, a Bastad e a Los Cabos. Poi sono arrivato in finale a Chengdu, in Cina, anche se ho perso contro Tomic. E agli Australian Open e al Roland Garros ho raggiunto gli ottavi di finale».
Il peggior momento del 2018, invece?
«Il sogno si è spezzato in Cina. La caviglia. Ad ottobre, al China Open: ero in semifinale e sono stato costretto a ritirarmi prima della partita contro Del Potro per un problema alla caviglia».
Si sente un uomo cresciuto?
«Ho saputo ricostruirmi, questo è vero. Ho trovato uno staff che riesce ad aiutarmi, ed è stata la chiave principale. Poi, a partire dal prossimo anno, nel team entrerà una persona importante: sarà Corrado Barazzutti. Senza dubbio potrà darmi una mano a compiere un salto di qualità».
Il suo obiettivo?
«Fare qualche risultato importante nei grandi tornei. Ecco, da qui alla fine della carriera, vorrei lasciare un segno nelle competizioni più prestigiose».
Ma pensa di ritirarsi?
«No, no. Potrei ritirarmi tra cinque o dieci anni, chissà».
E la Top 10 della classifica?
«Spero di raggiungerla nell’anno prossimo. È un traguardo che voglio tagliare. Adesso sono al 14esimo posto. Non ero mai arrivato tanto in alto. Però non è finita qui. Perché se Khachanov non raggiungerà la finale a Parigi Bercy potrò chiudere l’anno al numero 12».
Cosa farà da grande?
«Non lo so. Non ci ho pensato perché sento di essere ancora un atleta a tutti gli effetti. Certo, una volta lasciato il tennis, mi piacerebbe avere una bella famiglia. Una famiglia sana. Questo è il mio sogno».
La famiglia, dice.
«Sì, la famiglia mi ha aiutato tanto negli ultimi anni. Flavia, mia moglie, il piccolo Federico, un anno e mezzo. Mi hanno cambiato in positivo. La mia vita, adesso, non è soltanto tennis. Ora so che c’è altro, oltre il campo e la racchetta».
È difficile conciliare la vita del papà con il lavoro del tennista?
«Ne parlo spesso con Flavia. Anche rientrando dal torneo di Parigi, l’altro giorno, affrontavamo questo discorso. È difficile, sì, come tante cose. Lei però mi supporta. È stata una campionessa di tennis, sa cosa significhi essere un giocatore: quali impegni comporti. Ma sono stato fortunato ad aver trasformato uno sport, il mio sport, in una professione».
E l’Inter, la segue ancora?
«Sì, non è sempre facile, però resto interista. Martedì sera, ad esempio, sarò a San Siro per vedere la partita di Champions League contro il Barcellona. Approfitterò di un viaggio a Milano per andare allo stadio».
E nel frattempo è diventato un amico di Christian Vieri.
«Già, ci siamo incontrati a Miami».
A Miami?
«Lui vive lì per lunghi periodi dell’anno. È venuto a vedere qualche mio allenamento, alcune partite ed è nata un’amicizia. Poi anche lui tra poco diventerà padre. Insomma il nostro rapporto si è stretto proprio quando entrambi abbiamo vissuto questo momento di cambiamento».
E lei cosa ci faceva a Miami?
«Io? Io e Flavia siamo dei giramondo. Abbiamo tre case: una appunto a Miami, una a Barcellona. E tra dieci giorni ci consegneranno la casa ad Arma di Taggia, il mio paese».
Chi sono i Fognini del futuro?
«Tra i giovani italiani c’è tanto da scoprire. Matteo Berrettini è tra i più bravi. Ha 22 anni, ha esperienza, arriverà senza dubbio all’apice. Ma non solo lui. Voglio citare Filippo Baldi e Lorenzo Sonego. Speriamo che il movimento abbia sempre buone risorse».
A febbraio la Coppa Davis in India, tra 10 giorni le Atp Finals. Giusto?
«Fra tre mesi andremo in India. Per quanto riguarda le Finals, non ho ancora certezze. Se andrò, sarò tra le riserve. Ma non dipende da me, bensì dalle mie caviglie. Vedrò cosa mi diranno i medici e, insieme, valuteremo e decideremo».
Ha mai incontrato un avversario migliore di Federer?
«Li ho incontrati tutti. Ma lui è lui. Federer fa sembrare tutto facile. Ogni colpo, ogni giocata appaiono naturali, semplici. Invece...».
Però il numero uno adesso è Djokovic...
«Nole è tornato il vero Nole, quello fortissimo. Il suo primato è meritato».
Lei, comunque, è il primo degli italiani.
«Sono fiducioso. Perché, negli ultimi tempi, ho visto ridursi la differenza rispetti ai grandi».
 
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