Il presidente della Fit sul piede di guerra:
«Gli Internazionali non sono di Roma»

Il presidente della Fit sul piede di guerra: «Gli Internazionali non sono di Roma»
di Gianluca Cordella
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Giovedì 15 Ottobre 2015, 03:45 - Ultimo aggiornamento: 10:19
Le parole lasciano pietrificati come le statue del Foro Italico. «Gli Internazionali non possono più prescindere da un interesse dell'amministrazione comunale superiore a quello inesistente che c'è stato negli ultimi anni. Se questo non avviene e non avviene subito, tutte le ipotesi sono praticabili». Compreso l'addio alla Capitale e la migrazione al Nord. Il presidente della Federtennis Angelo Binaghi parla a margine della presentazione del bilancio sociale 2014, che vede la Fit, a livello di fatturato, seconda solo alla Federcalcio.

Si possono davvero immaginare gli Internazionali lontano da Roma?
«Dobbiamo essere consapevoli che siamo al Foro Italico per la storia, ma che di fatto questa è una situazione anomala perché i nostri azionisti sono per il 50% al Nord. L'amministrazione locale sbaglia alla grande se pensa che il torneo appartenga alla città: appartiene alla Federazione e il baricentro complessivo dei nostri interessi non è certo Roma. Milano ha dimostrato nel tempo che per le manifestazioni tennistiche c'è una risposta uguale, se non superiore, a quella della Capitale. Il torneo è cresciuto talmente tanto che bisogna fare qualcosa e in fretta».

Sta minacciando il Comune...
«Non minaccio nessuno, ma dico la verità. Abbiamo messo in piedi la tv del tennis, una “pazzia” molto maggiore rispetto allo spostamento degli Internazionali. Poi io non sono un folle e spero che il torneo resti a Roma, ma trasferirlo in un'altra città per farlo crescere è una sfida affascinante».

La situazione amministrativa in città è cambiata un pochino.
«Ho sempre pensato che la Sanità italiana avesse bisogno al più presto del contributo del dottor Marino. Ora speriamo di avere un valido interlocutore, qualcuno che si interessi, che faccia cose minime tipo venire alla conferenza, che non chieda biglietti omaggio. Che capisca i discorsi che facciamo per far crescere il torneo e creare un indotto maggiore per la sua collettività, non per la nostra».

Possibile che negli anni della sua presidenza non si sia mai fatto vivo nessuno?
«L'unico è stato l'ex assessore allo Sport Masini. Per il resto solo silenzio. Ora, se devi tollerare qualche imbecille che non ti dà ascolto fai il sacrificio. Ma se in dieci anni hai a che fare solo con imbecilli devi andare dove c'è qualcuno che ti ascolta. Non sappiamo più come dirlo: al Foro Italico, così, non ci entriamo più e abbiamo bisogno di aiuto per risolvere qualcuno degli innumerevoli problemi che dobbiamo affrontare, dai trasporti ai parcheggi fino alle gestione di tutta l'area coinvolta».

In ottica 2016 avete già scritto al Campidoglio...
«Ci siamo mossi con 7 mesi di anticipo - così non potranno dirci di no - chiedendo di allestire un campo a Piazza del Popolo per far giocare i bambini e di effettuare i sorteggi al Colosseo (oltre alla disponibilità di alcune aree limitrofe per il parcheggio, alla creazione di nuove soste per i taxi e al supporto di Atac, Ama, Polizia e Servizio Giardini, ndr)».

L'eventuale assegnazione dei Giochi 2024 a Roma peserà?
«Leggo che, nel caso, uno degli snodi sarà proprio dove fare il tennis. L'area intorno a Fiumicino designata per la candidatura del 2020 potrebbe essere un'altra via per gli Internazionali. E poi c'è il traguardo del 2019, quando il torneo potrebbe diventare un Mini Slam».

A proposito di Slam, non c'è il rischio che la finale degli Us Open tra Pennetta e Vinci alzi troppo l'asticella delle aspettative dei tifosi?
«Dal 2006, dalla prima Fed Cup, i grandi successi non sono mai mancati. Non sarà così ogni anno, lo so, ma intanto ce lo godiamo».

Molti dei nostri big sono in età avanzata: non teme il ricambio generazionale?
«E io le chiedo: quando abbiamo avuto Mennea o la Simeoni il Paese si è posto il problema del ricambio? Non si possono replicare campioni unici come Pennetta, Errani o Schiavone. Troveremo il modo per continuare a dare soddisfazioni».

Rio 2016, Flavia ci ripenserà?
«Passare dallo 0 al 2% di chance è più difficile che andare dal 2 al 51... Lavoreremo per far crescere la percentuale, comunque».

E un ritorno clamoroso della coppia Errani-Vinci?
«Se convinciamo Flavia a tornare abbiamo tre giocatrici top nel doppio. Avremo il lusso di poter decidere quale coppia schierare per provare a raggiungere l'oro olimpico».

Il “divorzio” da Sara ha aiutato la Vinci nell'exploit americano?
«Quando hanno spiegato la separazione con la volontà di essere più produttive in singolare si riferivano proprio a questo. Hanno avuto ragione loro».

Cosa pensa quando vede il talento di Fognini alle prese con liti e racchette spaccate?
«Acqua passata, Fabio è sulla strada giusta per entrare tra i primi 10 del mondo».

Fabio e Flavia impazzano sui social. Quando esplode il gossip il presidente che fa, “vigila”?
«Il presidente guarda divertito ma per fortuna, per “colpa” dei loro risultati, ha poco tempo anche per guardare».

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