Fognini, Cecchinato e Berrettini: il Foro Italico è la terra dei sogni

Fabio Fognini
di Gianluca Cordella
4 Minuti di Lettura
Domenica 12 Maggio 2019, 09:00
Se doveva esserci un momento per crederci, be’, quel momento è adesso. Sì, ok, ok. Con in campo i vari Djokovic e Nadal un successo italiano sotto il cielo di Roma resta ancora un’impresa impossibile. Come Fabio Fognini che trionfa a Montecarlo o come Marco Cecchinato che si spinge fino alla semifinale del Roland Garros. Roba da fantatennis. Che però è accaduta anche nel mondo reale abbattendo quella barriera di improbabilità che rendeva normale, accettabile, vedere Fabio o chi per lui avanzare due o tre turni in un grande torneo e poi uscire. La verità è che l’Italia del tennis è riuscita in un passaggio di testimone senza precedenti. La generazione delle Golden Ladies non c’è più, quella di Francesca Schiavone che vince il Roland Garros e di Sara Errani che ci va in finale, di Roberta Vinci che annichilisce Serena Williams e si gioca uno spaziale derby nella finale degli Us Open che regalerà la gloria a Flavia Pennetta. Tra sopraggiunti limiti di età, voglia di maternità e infortuni vari le campionesse sono uscite di scena. Ma prima di far spegnere definitivamente la fiammella della leggenda sono riuscite ad accendere la miccia dei ragazzi che, nel giro di un anno, hanno conosciuto i grandissimi exploit già citati di Cecchinato e Fognini, ma anche i primi titoli Atp per lo stesso Marco e per Matteo Berrettini, la ritrovata via di una finale dopo quattro anni di Andreas Seppi e la crescita di Lorenzo Sonego, che inizia a esplorare con cognizione di causa la propria competitività anche nei tornei più importanti. E, nonostante un presente con vista sul futuro prossimo fatto di tutto questo, l’Italtennis maschile sta già ispezionando le proprie ambizioni future che hanno le facce pulite di Jannik Sinner e Lorenzo Musetti - ma non solo - in grado di mobilitare gli appassionati per il derby delle pre-qualificazioni giocato sul Pietrangeli.

UN ANNO DA PROTAGONISTI
Al Foro Italico il personaggio dell’anno è Fabio Fognini, non c’è alcun dubbio. Ed è clamoroso se tornano in mente i fischi che i tifosi romani gli avevano riservato in passato, accusandolo di scarso impegno. Il trend, per la verità, si è invertito negli anni grazie a vittorie come quella del 2017 sull’allora numero uno del mondo Andy Murray o dello scorso anno su Dominic Thiem. E anche grazie a una costanza di rendimento che, proprio un anno fa, ha trascinato il ligure fino ai quarti, suo miglior risultato agli Internazionali. 
Ma è il successo di qualche settimana fa nel Masters 1000 di Montecarlo che ha catapultato l’azzurro al centro dei tennistici dibattiti di Roma e non solo. Vincere al Foro è complicatissimo, si sa, ma quel digiuno che dura dal 1976, da Claudio Panatta che alza la coppa, inizia a essere lunghino per un pubblico che ha sognato di essere monegasco per un giorno e di esaltarsi di persona davanti all’impresa nel Principato di Fabio. Gente che ha sognato la fine del digiuno con Sara Errani nel 2014 e che ora tira fuori i bandieroni con l’effigie di Fognini, ammesso che ne esistano davvero. Questo Tsonga e poi verosimilmente Albot sono avversari alla portata di Fabio che poi, nell’ordine, potrebbe trovare Tsitsipas agli ottavi, Federer ai quarti e Nadal in semifinale. Facile no? D’altra parte, a costruirle così le imprese c’è più gusto. 

MOVIMENTO IN FORMA
All’ombra del numero 12 del mondo, però, tende le corde un gruppo di tennisti che nel 2019 ha segnato un record significativo: l’Italia, con la Francia, è l’unico Paese ad aver vinto finora almeno tre tornei con altrettanti giocatori. Merito, dunque, anche di Marco Cecchinato, che a febbraio zittiva la torcida argentina battendo nella finale di Buenos Aires l’idolo di casa Schwartzman, e di Matteo Berrettini, che a fine aprile è andato a vincere il suo secondo titolo a Budapest, fermando in finale il serbo Krajinovic. Terra fortunata per noi quella ungherese: lo scorso anno si impose un Cecchinato che scopriva il gusto della vittoria senza avere ancora la minima idea di ciò che sarebbe successo a Parigi di lì a qualche settimana. Da loro due passano altre possibili e auspicate soddisfazioni. Matteo, poi, gioca anche in casa.

ATTENTI A QUEI QUATTRO
Da Andreas Seppi ci si può sempre aspettare qualcosa, mentre Lorenzo Sonego sta affinando “il meglio del repertorio” ma molto di buono si vede già, eccome. Quattro volte nei quarti quest’anno, l’ultima a Montecarlo dopo essere partito dalle qualificazioni... E poi ci sono loro, i vincitori delle prequalificazioni, che giocheranno senza nulla da perdere in uno sport in cui l’atteggiamento mentale può fare la differenza. Andrea Basso e soprattutto Jannik Sinner, il talnetino di 17 anni che si sta facendo strada tra Future e Challenger ma che non ha disdegnato, nel frattempo, di vincere il primo match in un torneo del circuito maggiore (a Budapest). La sua cavalcata nelle pre-quali ha richiamato al Foro un pubblico mai visto nella prima settimana del torneo. È la testimonianza di una platea attenta e affamata più che mai di vittorie. Della serie: se non vinciamo quest’anno fammi un po’ vedere chi può risolverci il problema... Jannik è giovane, ma si candida. Non si sa per quando, ma si candida.
 
© RIPRODUZIONE RISERVATA