Internazionali, Vinci un addio in lacrime

Internazionali, Vinci un addio in lacrime
di Gianluca Cordella
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Martedì 15 Maggio 2018, 11:05

Ci sono state le lacrime, d’accordo. Ovvio che ci fossero. Ma poi è finito tutto in una grande risata con Roberta che scandisce le sillabe di quel “va-can-za” che da oggi sarà – giura lei – il principale impegno della sua vita. Ha detto basta la Vinci, si sapeva che il suo Foro Italico edizione 2018 sarebbe stato a orologeria. La speranza di andare il più avanti possibile nel torneo e la certezza che all’ultimo punto della sua rivale tutto sarebbe finito: partita, Internazionali, carriera. Lo sapevano tutti, persino la sua avversaria, Aleksandra Krunic, che ha 25 anni ma ne dimostra molti di meno e che fa quasi tenerezza quando, dopo aver vinto la sfida del Pietrangeli, si mette le mani sul cuore e chiede scusa al pubblico italiano per aver interrotto la corsa e la carriera di Roberta.

PIANTI E RISATE
«Non ne potevo più». Ecco, Robi lo dice chiaro e tondo, tanto per evitare che qualcuno possa cominciare con domande tipo “è possibile un ripensamento?”. No. Meglio essere chiare. La partita è finita, l’ha vinta la Krunic 2-6 6-0 6-3 confermando il suo trend positivo con la Vinci, battuta, con ieri, quattro volte su quattro. Il Pietrangeli, che prima era una bolgia, ora è un mare di gente in silenzio in attesa delle parole dell’azzurra. Che tardano un po’ ad arrivare perché è stato trasmesso sui maxischermi un video con tutte le sue imprese, dalla prima Fed Cup alla partita della vita contro Serena Williams, semifinale Us Open 2015. Si commuovono in tanti, figurarsi lei. Ma poi frena le lacrime e si spalanca il sorriso. «Questo è stato il mio ultimo torneo», e poi i ringraziamenti alla famiglia, allo staff, alla Federazione, che ricambia l’affetto con il presidente Angelo Binaghi che le regala un mazzo di rose, 21, una per ogni anno di carriera. Ma ormai Robi doma l’emozione. «Io sono felice, non ce la faccio a essere triste – ammette – scusate ragazzi, ma io non ne potevo più. Da domani sono in vacanza, va-can-za».

PERCORSO STREPITOSO
«Non mi va di parlare di dritto e rovescio. Il risultato della partita per me contava poco. Era più un’occasione per salutare la gente». E così è stato, anche se dopo il primo set sembrava davvero che la splendida storia di Roberta nel tennis potesse essere ancora un pochettino più lunga. Invece è salita in cattedra la serba, nonostante un pubblico che le ha provate tutte, da una ola infinita che ha costretto il giudice di sedia a intervenire («splendida, ma ora per cortesia giochiamo», il gentile richiamo) a un improbabile geyser sound, stile Islanda agli Europei di calcio. Ma, come dice la tarantina, parlare del match conta poco. Meglio ricordare la straordinaria carriera di una giocatrice capace di arrampicarsi fino al 7° posto della classifica mondiale, di vincere 5 titoli dello Slam (almeno uno in ogni Major) in doppio con Sara Errani, di guidare l’Italia verso la conquista di 4 Fed Cup e di battere a casa sua Serena, annientando le sue velleità di realizzare un Grande Slam che era lontano un passo. Finisce con le mani sulle orecchie, come a Flushing Meadows quando “impose” ai tifosi americani di applaudire anche alle sue giocate pazzesche. Ma qui siamo sul Pietrangeli, siamo al Foro Italico e le mani sulle orecchie servono solo a sentire applausi spontanei che risuonano come dei grazie.

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