«Quella volta che schiantai Laver», Pietrangeli tra storia e pronostici

«Quella volta che schiantai Laver», Pietrangeli tra storia e pronostici
di Federica Macagnone
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Lunedì 11 Maggio 2015, 01:26 - Ultimo aggiornamento: 13:52

«Qualche volte passeggio da queste parti, capito davanti a quello stadio, leggo sovrappensiero la targa e ho un sussulto. 'Ah, è vero, quello è lo stadio mio: Nicola Pietrangeli sono io'». Un mito, il vecchio Nick, e non solo del tennis. Autoironico e disincantato, elegante e tagliente, a 82 anni continua a non prendersi mai troppo sul serio né a sopravvalutare cose per le quali altri farebbero carte false. «Quante volte mi hanno detto: ìSe ti fossi allenato seriamente avresti vinto molto di più!'. Ma io rispondevo: 'Sì! Ma sapeste quanto mi sarei divertito di meno'...». Allenandosi "poco" e godendosi la vita, Nicola è "solo" riuscito a diventare il più grande tennista italiano di sempre, l'unico inserito nella Hall of Fame del tennis, a restare ai vertici delle classifiche mondiali per anni, stabilendo, di passaggio, il record mondiale di incontri e vittorie in coppa Davis. E tanto altro ancora.

Tutto il resto è vita. Non può esistere un Foro Italico senza Pietrangeli. E viceversa. Per la 72ª edizione degli Internazionali - lui ne vinse due, la seconda delle quali nel '61, quando con enorme nonchalance annichilì un certo Rod Laver, per molti il più grande giocatore di tutti i tempi - Nicola c'è. E ha le idee chiarissime su chi vincerà. Con un occhio al passato e uno sguardo aggiornatissimo sul presente, ecco cosa ha detto al Messaggero.it.

Ogni anno gli Internazionali BNL d'Italia sono un grande evento per Roma. I numeri sono sempre in crescita e il torneo si migliora di anno in anno.
«Non ci finisce mai di stupire e chi viene qua ogni anno si accorge che è sempre più bello. Mi fa molto piacere che la gente non venga solo per fare il tifo ma per vedere il tennis. Inoltre molte famiglie portano i bambini - cosa che nel calcio non si fa più - perché ci sono molte attività per i piccoli. Questo è una parte del grande successo del torneo».

Rispetto al passato quanto sono cambiati il Foro Italico e il tennis in generale?
«La domanda gliela faccio io: quanto è cambiato il mondo? È cambiato completamente. Se io dico che era meglio prima faccio la parte del vecchio che rimpiange il passato. Lo faccio giudicare a quelli di mezza età che hanno vissuto un po' il passato e un po' il presente. Io vi assicuro che non vorrei avere 18 anni oggi».

Oggi nel tennis si punta più sulla potenza che sulla tecnica. Ai vostri tempi non era così. McEnroe spesso auspica un ritorno alla racchetta di legno. Lei cosa pensa?
«Io non credo che le grandi aziende lasceranno tornare le racchette di legno: ci sono troppi interessi economici. È come per le magliette: prima si giocava con la t-shirt bianca, oggi le aziende devono inventarsele di tutti i colori per poterle vendere. Siamo arrivati a dei limiti che per carità... Il mondo del tennis è cambiato grazie, o purtroppo, alle racchette che hanno cambiato tutto: prima eri un talento e potevi diventare anche un atleta, oggi se non sei un atleta non scendi neanche in campo. Non solo nel tennis, ma in tutti gli sport è diventata una questione prettamente fisica. Se non sei un atleta non vai lontano. Se poi hai anche talento, meglio».

Oggi se Pietrangeli giocasse in quale posizione del ranking modiale si collocherebbe?
«Ognuno è stato campione nella sua epoca. Non posso dire se batterei Federer o Djokovic. Ma loro avrebbero battuto Pietrangeli all'epoca? Non si potrà mai dire».

Federer rimane sempre il suo preferito.
«Sono stanco, se no mi alzerei in piedi per rispetto - dice Pietrangeli ridendo - Guardando Federer anche il più giovane dovrebbe capire come si giocava prima, perché lui gioca a metà strada tra il vecchio e il nuovo. Io non credo che nessuno giocherà a tennis come lui nel futuro. Spero sempre che lui non smetta mai. Certo, ovviamente un giorno lo farà, ma consiglio sempre ai più giovani di vederlo giocare, anche se perde».

Lei che è sempre rimasto tra i dilettanti, ha mai pensato in qualche momento della sua vita di passare al circuito professionistico?
«Firmai due contratti che per fortuna erano solo due compromessi, ma poi ci ripensai: devo dire che all'epoca Jack Kramer, che era il patron del tour professionistico, fu molto gentile nei miei confronti perché probabilmente poteva farmi causa. Lui insisteva e continuava a dirmi che voleva farmi diventare ricco e io gli dicevo “ma che me frega”. Non so se ho fatto bene o male, ma c'è stato un periodo in cui ci ho pensato.
Qualcuno mi ha detto che all'epoca vincevo perché non c'erano i professionisti ma quando li ho incontrati li ho battuti tutti. Non voglio dire che ero migliore di loro, dico solo che ero all'altezza di poter competere. A Gonzales, che era il numero uno del mondo tra i professionisti, a Sydney sull'erba, davanti a 6mila persone, gli ho dato 6-4 6-4. Rod Laver, che è tra i tre più importanti giocatori di tutti i tempi, ha avuto la sfortuna di giocare una volta sola con me sulla terra, nella finale degli Internazionali del '61, e ha avuto l'arroganza di vincere il primo set: poi, però, ha vinto solo 4 game negli altri tre set. Non so come sarebbero andate le cose se fossi diventato professionista, ma siccome questo “se” non mi diverte, meglio non pensarci».

Rod Laver...
«Ecco un altro per cui mi devo alzare in piedi» (ride).

Laver era veramente di un altro rango? Rispetto a Federer cosa aveva in più?
«Oggi quando i giovani e i meno giovani vedono le nostre partite mi dicono: 'Ma voi giocavate piano!'. Ancora non ci si rende conto che il piano di allora era il veloce di oggi. Io faccio sempre un paragone con l'automobilismo. Manuel Fangio, che è considerato una sorta di Laver nel suo campo, correva a 200 chilometri all'ora: oggi se non vai a oltre 300 nemmeno ti fanno salire sulla macchina. Cosa avrebbe fatto Fangio oggi? O cosa avrebbero fatto Schumacher o Hamilton in altri tempi? Questo non si potrà mai sapere».

Pietrangeli, secondo lei chi lo vince questo torneo?
«Se lo sapessi andrei subito al botteghino a scommettere. Immagino che Djokovic avrà il 75% di probabilità di vincerlo, è difficilmente battibile. Mi diverte più sapere chi arriverà in finale. Io vedo bene Nadal. Ovviamente, spero che almeno in semifinale Roger ci arrivi».

Tra le donne chi potrebbe aggiudicarsi gli Internazionali?
«Se la Williams gioca come sa giocare non ce n'è per nessuno. Ho proposto che l'anno prossimo giochi tra gli uomini (ride) ma non per cattiveria, perché gioca così bene ed è così forte che non ha rivali.

Quindi bisogna sempre sperare che la notte prima sia stata male o che non abbia tanta voglia di scendere in campo».