Djokovic nella bufera dopo la frase al Roland Garros: «Il Kosovo è il cuore della Serbia»

Dopo il match il campione serbo ha ribadito l'intenzione di voler lanciare un messaggio di pace

Djokovic nella bufera dopo la frase al Roland Garros: «Il Kosovo è il cuore della Serbia»
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 31 Maggio 2023, 10:52

Novak Djokovic ha dato il suo appoggio alla popolazione serba nel nord del Kosovo, dove è tornata alta la tensione interetnica con scontri fra truppe della Kfor e dimostranti serbi contrari ai nuovi sindaci di etnia albanese eletti nei quattro maggiori Comuni del nord a maggioranza serba. «Il Kosovo è il cuore della Serbia. Stop alla violenza!», ha scritto il campione serbo su una telecamera al termine dell'incontro vinto contro l'americano Alexander Kovacevic, nel primo turno del Roland Garros. Parole poi proiettate sui maxischermi del campo di gioco. Ma la frase ha scatenato un fiume di polemiche. 

La tensione

Il Kosovo è dichiarato stato indipendente dal 2008. Ma Belgrado non ha mai riconosciuto la sua sovranità e i rapporti tra i due paesi non sono mai stati del tutto pacifici. Momenti di tensione tra i due paesi si sono verificati anche di recente, con la "guerra delle targhe" scoppiata tra il 2021 e il 2022: prima la Serbia e poi il Kosovo avevano approvato leggi che vietavano la circolazione ai veicoli con targa dell'altro paese sul proprio territorio.

Cosa che creava non pochi problemi ai tanti cittaddini dell'una e dell'altra nazione residenti nel paese vicino. 

La tensione si è alzata nuovamente lo scorso fine settimana, con la rivolta dei serbi nel nord del Kosovo contro l'elezione dei sindaci albanesi. Un'insurrezione che ha costretto le forze dell'ordine locali a occupare a presidiare i municipi, prima dell'intervento del contingente NATO Kfor: gli scontri hanno provocato il ferimento di 41 militari in tutto, tra cui i 14 membri italiani del IX Reggimento Alpini

La risposta di Djokovic alle critiche

Dopo la frase "incendiaria", il campione di Belgrado ha dovuto correre ai ripari per evitare fraintendimenti, spiegando ai microfoni di un'emittente serba che la sua unica intenzione era quella di diffondere un messaggio di pace. Ma senza nascondere la sua solidarietà ai manifestanti serbi.

 

«Non sono un politico, né intendo entrare in dibattiti. Come serbo, mi fa male quello che sta accadendo in Kosovo. La nostra gente è stata espulsa dai comuni. Questo è il minimo che potessi fare. Come personaggio pubblico, sento l'obbligo di mostrare sostegno alla nostra gente e a tutta la Serbia. Ho sentito che ci sono state molte critiche sui social - ha detto il numero 3 del ranking ATP - Non so se qualcuno mi punirà o qualcosa del genere, ma lo rifarei. Sono contrario a guerre e conflitti di qualsiasi tipo. Il Kosovo è il nostro cuore, la roccaforte, il centro degli eventi più importanti, la più grande battaglia si è svolta lì, il maggior numero di monasteri. Ci sono molte ragioni per cui ho scritto questo, mio padre è nato lì». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA