Il tennis contagiato è un affare di famiglia. E Todi “spiega” la sicurezza all'Adria Tour

Il tennis contagiato è un affare di famiglia. E Todi spiega la sicurezza all'Adria Tour
di Gianluca Cordella e Guido Frasca
4 Minuti di Lettura
Giovedì 25 Giugno 2020, 07:30

E alla fine volarono gli stracci. Se la positività di Novak Djokovic, di altri tre colleghi e svariati altri “congiunti” ha fatto sì che l’Adria Tour - con la sua incosciente superficialità nell’ignorare le regole di sicurezza - venisse travolto dalle critiche, le parole del giorno dopo tirano su un teatrino di offese e di scarichi di responsabilità che non fa altro che svilire ancora di più l’immagine del torneo e di tutte le persone coinvolte. Ad aprire le ostilità è il papà di Nole, Srdjan, che parlando alla rete serba Rtl ha pensato bene di attaccare frontalmente Grigor Dimitrov, il primo ad annunciare la propria positività, che senza alcun evidenza viene additato come l’untore della situazione. «Perché è successo? Perché probabilmente l’uomo (il papà non lo nomina nemmeno, a metà strada tra disprezzo e paura di una querela che comunque, probabilmente, ci sarà) è arrivato con un’infezione da chissà dove. Non si è sottoposto al test qui, l’ha fatto in qualche altro posto e penso che sia sbagliato. Ha inflitto enormi danni alla Croazia, alla nostra famiglia e anche alla Serbia». Fa il papà leone, Srdjan, che difende non solo le buone intenzioni del figlio numero uno del mondo - che aveva messo su il torneo per raccogliere fondi per le persone bisognose - ma anche l’onorabilità e l’operato (questo sì, per la verità poco difendibile) di Djordje, il fratello di Novak, che dell’Adria Tour è direttore.

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RISPOSTA PER LE RIME
Ma dalla Bulgaria la risposta del clan Dimitrov non tarda ad arrivare. «Dopo tre mesi di isolamento, Grigor è andato direttamente a Belgrado - ha detto Georgi Stoimenov, il manager del giocatore, parlando a un sito locale - Né lì, né più tardi a Zara, gli è stato proposto o è stato costretto a fare il tampone. Gli organizzatori dell’evento sono i soli responsabili del protocollo sanitario del torneo e delle regole da seguire. Grigor ha rigorosamente osservato tutte le norme da loro imposte e le leggi e i regolamenti esistenti». Sarebbe poi divertente capire quali fossero queste regole, considerando che il torneo ha dato l’impressione un po’ a tutti di essersi svolto alla “vecchia maniera”, senza cioè nemmeno una delle restrizioni imposte dalla diffusione del Covid-19.

TORNEO TRICOLORE
Bastava capire che le misure di sicurezza, vere e stringenti, non condizionano necessariamente lo spettacolo. E’ quello che stanno mostrando i Campionati italiani assoluti di Todi dove il favorito Lorenzo Sonego ha dovuto annullare tre match point ad Andrea Pellegrino prima di imporsi per 7-6 2-6 11-9. Il tennis “ufficiale” che si sta giocando a Todi è all’insegna delle misure sanitarie concordate con le autorità scientifiche. Tra i protagonisti anche Federico Gaio, n.130 Atp, che ha avuto parole dure contro Djokovic: «Dobbiamo essere bravi in questo periodo ricco di difficoltà. Purtroppo il n.1 del mondo non ha dato l’esempio sperato. Bisogna indossare la mascherina e dare l’esempio. Non è facile, non è piacevole, ma dobbiamo andare avanti rispettando le regole». Esattamente quello che sta accadendo in Umbria nel torneo organizzato da MEF Tennis Events e dalla Federazione Italiana Tennis. Il circolo ha anche aperto agli spettatori: i biglietti sono acquistabili solamente online e ogni sessione di gara è aperta a un massimo di 109 spettatori. Il pubblico deve indossare la mascherina e al termine di ciascuna sessione le tribune vengono sanificate con vaporizzatori certificati. All’ingresso viene misurata a tutti la temperatura, giocatori e staff compresi. In tutti i locali e le vie di transito, igienizzate costantemente, sono presenti gel. Le auto di servizio sono sanificate con spray disinfettante dopo ogni utilizzo e le sedie dei giocatori stessi sono posizionate su lati opposti del campo. A tutti viene consegnato un kit di sicurezza che contiene asciugamani personali, mascherine e buste in plastica per sigillare la biancheria sporca. Prima e durante il match l’arbitro dà tutte le istruzioni tenendosi a distanza di sicurezza, anche quando scende dalla sedia per controllare il segno. Il tennis post Covid-19 è questo: fondamentale ripartire in sicurezza.

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