Bopanna e Qureshi, il doppio della pace riparte dal Messico: un'amicizia che sconfigge il conflitto tra i loro Paesi

Bopanna e Qureshi, il doppio della pace riparte dal Messico: un'amicizia che sconfigge il conflitto tra i loro Paesi
di Piero Valesio
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Domenica 14 Marzo 2021, 07:30

Dio benedica i doppi, per dirla alla Achille Lauro in versione sanremese. Perché a ben vedere ogni match di doppio che si disputa anche negli angoli più sperduti del pianeta, è di fatto una seduta psicanalitica nascosta per tutto il mondo del tennis. E in particolar modo per gli esponenti di tale mondo che i doppi non li giocano mai.
Che tipo di seduta virtuale? Quella in cui un giocatore dello sport più individuale, individualista e narciso del mondo deve prendere coscienza che quello stesso sport può essere praticato anche in due. E non uno contro l’altro, ma dalla stessa parte del campo. Allora l’individualismo si dissolve o meglio si trasforma in qualcos’altro. Bopanna e Qureshi sono i testimonial pressoché perfetti di questo qualcos’altro. La particolare composizione del duo è nota: il primo è indiano e induista e il secondo pakistano e musulmano. Due nazioni in possesso di armi nucleari che si detestano di un odio particolare, di origine storica, culturale e religiosa. Bopanna & Qureshi sono diventati un brand proprio perché il loro fare coppia in campo per anni è diventato simbolo del potere pacificatore del sport e del tennis in particolare.
LA REUNION
Ora i due, a distanza di sette anni dalla loro ultima apparizione nel 2014 a Shenzen, torneranno a fare coppia ad Acapulco la prossima settimana. Per ora si tratta di un one shot, di una apparizione unica; ma poi chi può dire cosa succederà, in un periodo come questo. Certo il buon Bopanna vuole il pass per le Olimpiadi di Tokyo e per ottenerlo ha bisogno di giocare. L’attività doppistica dei due non è mai cessata tanto è vero che alla veneranda età di 41 anni (non è che per caso Federer sta pensando che in futuro… questo è comunque un altro discorso) entrambi hanno preso parte a tornei con altri partner. Ma essendo che Bopanna vuole i Giochi e non è così facile pianificare un’attività di questi tempi, cosa ci poteva essere di meglio che tornare con il compagno di sempre, alla stregua di una moglie che conosce dell’ex coniuge ogni singolo difetto?
Sarà. Ma non sfugga la tempistica. Il fatto che in una simile fase della storia dell’umanità tornino insieme due che, comunque, hanno dato alla loro attività sportiva un valore sociale non comune, qualcosa vorrà pur dire. E come se ne avessimo bisogno. Nel tennis, giova ricordarlo, c’è ancora chi non gioca contro colleghi israeliani per motivi politici, ad esempio. Bopanna & Qureshi, al contrario, sono simboli della resistenza umana alle follie di certa politica e di certa religione. Chi meglio di loro - che insieme hanno fondato anche la Ong “Stop war, start tennis” per costruire ponti (“virtuali” si intende) grazie alla racchetta - potrebbe oggi instillare un soffio di speranza? Tra l’altro il pakistano Qureshi si è pure dato da fare in tempo di pandemia distribuendo generi di prima necessità in quartieri disagiati di Islamabad, nei mesi scorsi.
IL RISULTATO NON CONTA
Se agonisticamente i due, che hanno giocato anche la finale degli Us Open nel 2010, riusciranno a ottenere un qualche risultato si tratterà di un’ottima notizia destinata però non tanto a entrare negli almanacchi della storia del tennis, quanto a comunicare a milioni di persone che insieme qualcosa si può fare, anche se l’età non è più quella dei giorni migliori.

Potenza del doppio, dove anche chi in genere si deve rapportare solo con i propri neuroni e con le zone black della propria personalità, deve imparare a fare squadra con un altro. Se no non si vince. Dio benedica il doppio e i doppisti. Soprattutto questi due.

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