Sei Nazioni, Italia senza paura a Cardiff
Parisse: «Pronti a fermare il Galles»

Martin Castrogiovanni
di Paolo Ricci Bitti
3 Minuti di Lettura
Sabato 1 Febbraio 2014, 00:10 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 19:02
Sar l’incoscienza dei vent’anni, che in questo caso un dato anagrafico e non un modo di dire, ma i sorrisi sereni di Tommaso, Angelo, Michele, Leonardo alla vigilia di Galles-Italia mettono di buon umore.





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Quello che ci vuole sapendo ciò che aspetta gli azzurri al Millennium ancora prima di aver letto le quote dei bookmaker: il più prudente ci assegna un scarto di 20 punti, altri arrivano a 40. Insomma oggi a Cardiff non c’è storia, anzi, non c’è mai stata perché in questi quindici anni di Torneo abbiamo raccattato nel Principato solo un pareggio, anno 2006.

In più i gallesi, ovvero i neozelandesi d’Europa, hanno in questa edizione un formidabile propellente, oltre ai muscoli e alla tradizione: nessuno, nella storia del Sei nazioni, ha mai vinto The Championship tre volte di seguito e loro, guardacaso, l’hanno messo in bacheca nel 2013 e nel 2012. Così si capisce perché il pronostico è ancora più pesante per gli azzurri del ct Brunel attesi da una sfida terrificante soprattutto con la cavalleria leggera. Prendiamo le nostre ali: Leonardo Sarto, 21 anni e 2 caps, e Angelo Esposito, 20 anni e debuttante.



PESI MASSIMI

Dovranno fermare, in qualche modo, Alex Cuthbert, 23 anni, 19 caps più uno con i Lions (la supernazionale britannica) e George North, 21 anni, 31 caps più tre con il Lions. Non è insomma questione di età, ma di esperienza e di peso: entrambi i gallesi sono pesi massimi (103 e e 109 kg), gli azzurri si fermano a 91 e 90. E poi soprattutto North è una palla di cannone. «Eppure se lo placchi viene giù anche lui», dice Esposito, e lo dice senza alcuna presunzione. Incoscienza dei vent’anni, allora? Sì e no, perché questa Italia verdissima intanto oggi potrà giocare senza alcuna pressione se non quella di salvare la faccia. Andasse storto qualcosa ai gallesi, invece, verrebbe giù il Millennium. E poi c’è la chiara scelta di Brunel di dare fiducia a questi ragazzi e di costruire insieme a loro il futuro della nazionale. Un messaggio che arriva in particolare dalla scelta di Tommaso Allan all’apertura: il ventenne (mamma azzurra vicentina, papà rugbysta scozzese, zio eroe di Scozia e Sudafrica) avrà davanti un asso come Priestland ma intanto ha già cominciato a farsi le ossa al Perpignan nel massacrante Top 14 francese e nelle coppe europee. Sbaglierà qualche scelta, fallirà qualche piazzato, ma così hanno fatto tutti, anche Wilkinson e Carter. Solo che questi ultimi due hanno avuto il tempo di dimostrare il loro talento, mentre i tecnici dell’Italia hanno troppo spesso la frenesia di passare da un esperimento all’altro. Sì, la mancanza di materia prima è pesante, ma a fare e disfare non siamo mai arrivati troppo lontano.



RIFORNIMENTI

Ecco, l’importante è tagliare i rifornimenti ai trequarti gallesi e qui interviene la mischia dove la partita torna in decente equilibrio, touche comprese dove dirà la sua il neocenturione (oggi 100 caps) Marco Bortolami. Brunel ha visto con piacere crescere lo stato di forma del capitano Parisse («Sarà durissima, ma non abbiamo alcuna paura» ha detto appena atterrato a Cardiff) e poi ha richiamato il veterano dei veterani Mauro Bergamasco, tessendone le lodi per l’inossidabile forma fisica (ha 34 anni). L’entusiasmo che ha mostrato BergaMauro per il suo rientro in azzurro dovrebbe bastare, occhio e croce, a fermare almeno un paio di North.
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