Rugby, la meraviglia del trionfo nel fango delle azzurre. Le foto emozionanti

Foto di Alessandra Lazzarotto
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 24 Marzo 2018, 01:50 - Ultimo aggiornamento: 19:18

La mischia cigola, stride, sembra crollare, inghiottita da quella nuvola di vapore che avvolge le 16  ragazze dalle maglie scure, indistinguibili.

Sara non ci vede più sotto quella crosta di fango e si passa una mano sugli occhi prima di alzare la palla viscida e pesante una tonnellata per Giada che inizia a spingere sulle caviglie intrappolate a terra. Impossibile correre in quella palude, impossibile alzare le ginocchia, ma lei spinge ancora alzando lapilli di terra, le guance gonfie da scoppiare: si fa largo a spallate fra le scozzesi che le si aggrappano disperate alle gambe. Pochi metri alla meta, la palla vola verso Melissa che d’istinto, sferzata dalle folate di pioggia gelida, l’afferra e segna in tuffo planando nel pantano. Per quanto spessa e appiccicosa, quella coltre di fango non nasconde i sorrisi delle azzurre che adesso si abbracciano.

Comincia così il trionfo delle ragazze italiane nella battaglia del fango di Padova domenica scorsa, una partita d'altri (meravigliosi) tempi. Potete pure andare subito in fondo al testo e guardare la foto-gallery di Alessandra Lazzarotto, una che il rugby lo conosce bene. Guardate le foto magari non su quell’aggeggino che avete in mano, ma su uno schermo come si deve, bello grande, ad alta definizione. Fermatevi sui primi piani. E peccato che non si trovino foto in bianco e nero come avrebbe richiesto l’epicità del match che ha chiuso il magistrale Sei Nazioni delle azzurre, giunte al quarto posto con due vittorie. Un traguardo solo sognato dagli uomini, sempre ko.



Ecco allora Sara, la capitana, una veterana di 31 anni, mediano di mischia, istruttrice in palestra a Treviso. Ecco Melissa, tallonatrice, vicentina di 26 anni, babysitter in Francia per pagarsi gli studi mentre gioca nello Stade Rennais; ecco Valentina, stessa età, padovana, seconda linea, laurea in lingue straniere, primo caso nel mondo ovale di una ragazza arrivata in nazionale prima del fratello, Federico. Ecco Giada, 21 anni, mamma brasiliana, papà salentino già lassù in Cielo: gioca a Colorno, terza linea, universitaria, esordiente che ha conquistato anche un posto nel XV ideale del Sei Nazioni. Ecco Eleonora, 27 anni, pilone, ex lanciatrice del peso, da Terni alla Spagna, sempre inseguendo quel pallone pieno di vento. E poi, Giordana, di Frascati, seconda linea, sorella di Gian Marco, delle Fiamme Oro. Rugbysti in famiglia anche per Lucia, pilone, di Pesaro, ingaggiata in Francia, ma la mattina fa la commessa in un supermercato.

Le ragazze del rugby si allenano da professioniste, ma devono lavorare oppure studiano perché sanno bene che di rugby non vivranno mai, anche emigrando in Francia o in Inghilterra, dove a vederle vanno  25mila spettatori perché sono brave e perché il loro rugby è spesso più bello, arioso, elegante di quello degli uomini, impegnati ormai in un perenne autoscontro solo muscolare.



E per una volta i demeriti degli organizzatori padovani (sprovvisti evidentemente di impianti in grado di reggere ciò che in inverno è normale) hanno regalato a una partita internazionale di alto livello uno scenario lagunare sempre più raro, impedito da prati perfetti, a volte persino coperti (vedi il Principality Stadium di Cardiff, dove le ragazze italiane avevano vinto la settimana prima), oppure – orrore – di erba di plastica. Il rugby, quello vero, non sarà mai “sintetico”. Anche se poi bisogna passare due ore sotto la doccia con la brusca per togliere il fango da sotto le unghie, da dentro le orecchie, dalle dita dei piedi, dai capelli che non si finisce mai di strofinare.

Al “Plebiscito”, uno stadio vergognosamente allo stremo nonostante la gloriosa storia ovale, la squadra di Andrea Di Giandomenico ha messo sotto le scozzesi (26-12) in un ambiente arcaico oppure da rugby che esiste ancora, suo malgrado, nelle periferie ovali in cui il fango può essere persino preferibile al pietrisco tagliente su cui sacrificare ginocchia e gomiti. Le stesse avversarie scozzesi, pure  abituate ai rigori invernali delle Highlands, alla vigilia hanno guardato di traverso quella “piscina” di mota dove avrebbero dovuto affrontare le azzurre.



Invece si è giocato, e che partita per le italiane, sempre in testa. Che festa alla fine in quel pantano: tutte e tutti ad abbracciarsi, anche il vice allenatore Tito Cicciò, la team manager Giuliana Campanella e Maria Cristina Tonna, responsabile settore femminile della Fir

Nessun bimbo da prendere in braccio nella foto finale, come avveniva fino alla scorsa stagione, perché quest’anno la squadra si è  molto ringiovanita pescando in un movimento in continua espansione e non più ostacolato da pregiudizi di genere. Merito dell’ingresso dell’Italia nel Sei Nazioni e di queste ragazze coraggiose e allegre che nel loro Sei Nazioni vincono pure. Adesso ci sono persino tante mamme che iniziano a giocare a rugby (magari nella versione touch) dopo aver accompagnato le loro bambine a provare il rugby, quello sport che per la stragrande maggioranza di loro non ha certo “abitato” in famiglia grazie a un padre o un fratello abituati a placcare e a vedere fotografie che nei paesi anglosassoni sono appese nella Storia come da noi quelle dei gol di Paolo Rossi ai mondiali del 1982.

Ecco Lions-All Blacks, il massimo per il rugby anche adesso che (dal 1987) si gioca pure la Coppa del Mondo. I migliori giocatori di Inghilterra, Galles, Scozia e Irlanda contro i maestri neozelandesi. Un match da antologia giocato a Wellington nel 1977 in un inferno di fango che, anche grazie alla foto qui sotto, ha consegnato alla leggenda i protagonisti di un’epopea in anni in cui noi italiani del rugby non potevamo nemmeno sognare di essere un giorno invitati a partecipare.


All Blacks-Lions a Wellington 1977

La formazione dell’Italia a Padova:
Manuela Furlan; Sofia Stefan, Michela Sillari, Beatrice Rigoni, Maria Magatti; Veronica Madia, Sara Barattin (cap.); Elisa Giordano, Isabella Locatelli, Giada Franco; Giordana Duca (72’ Ilaria Arrighetti), Valentina Ruzza; Lucia Gai, Melissa Bettoni, Gaia Giacomoli (72’Eleonora  Ricci). A disposizione: Silvia Turani, Michela Merlo, Elisa Pillotti, Beatrice Veronese, Jessica Busato, Aura Muzzo.
 

 

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