L'intervista «Salve, sono il Campionato del Mondo di rugby: vi piacerò. L'Italia? Forza Parisse» La guida tv La novità streaming

L'intervista «Piacere, sono il Campionato del Mondo di rugby: vi piacerò. L'Italia? Forza Parisse» La guida tv
di Paolo Ricci Bitti
11 Minuti di Lettura
Venerdì 20 Settembre 2019, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 26 Settembre, 17:00

Allora, illustre Campionato del Mondo di rugby, come va con il giapponese?
«Lasci stare, una fatica, ma ne vale la pena perché per la prima volta, dopo otto edizioni si lasciano i paesi storici della palla ovale, quelli dell’Impero Britannico più la Francia: adesso si giocherà in Asia, in Giappone che pure ha radici ottocentesche per mete e placcaggi: 48 partite dal 20 settembre al 2 novembre, uno spettacolo che ha davanti solo Mondiali di calcio e Olimpiadi».

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Le 30 partite (su 48) dei Mondiali che non andranno in onda su Rai2 o RaiSport potranno essere viste in diretta streaming gratuita su www.rugbyworldcup.com



Perché il rugby, il più antico sport di squadra codificato, si è deciso così tardi (1987) a organizzare i Mondiali?
«Temeva che avrebbero favorito l'arrivo del professionismo in una disciplina nata per educare la classe dirigente britannica. Si ricorda che venne inventato, secondo una piacevole leggenda, dallo studente Williams Webb Ellis nel 1823 nel college della città di Rugby, dove ha studiato anche Lewis Carroll? Ma l’arrivo del business nel rugby era un processo ineluttabile e 32 anni fa il primo antenato servì proprio a evitare un esodo di massa verso il rugby pro' a 13. E dopo la terza edizione, quella nel nuovo Sud Africa di Mandela nel 1995, anche il rugby seguì la strada degli altri sport».

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Fa tenerezza pensare a quella prima edizione in Nuova Zelanda?
«Fu un piacevole jamboree fra pochi amici, lo sponsor (uno solo, toh, giapponese) firmò mezz'ora prima dell'inizio del torneo. La diaria dei giocatori era di 6 sterline al giorno, manco i francobolli per le cartoline. Il Mondiale di cui comunque sono più fiero è quelle del 1995 con Nelson Mandela che, con il mio aiuto, unì il nuovo Sud Africa: mi vengono ancora i brividi».




Può dirlo forte, comunque adesso lei muove bei numeri.
«Sicuro. Questa volta gli sponsor di livello mondiale sono sei e l'economia giapponese incasserà dai 3 ai 4 miliardi di dollari. Sono attesi 400mila fedeli in pellegrinaggio e l'audience tv prevista (nonostante l'orario mattutino non aiuti l'Europa, per l'Italia torna la Rai, ndr) sarà di oltre un miliardo di persone, +20% rispetto al 2015. E poi 1,8 milioni di presenze in 12 stadi senza poter esaudire almeno un altro milione di richieste. Sarà il Mondiale più spettacolare e più ricco di sempre».


In questo gioco ora ipertrofico di muscoli e di dollari che cosa resta del vittoriano Play up and play the man (Gioca e sii uomo)? Che cosa resta dello spirito delle regole volute a Rugby 170 anni fa dal preside Thomas Arnold, ideatore di un “cristianesimo muscolare” con cui voleva anche affrontare le prime derive sociali della rivoluzione industriale inglese?
«Molto, perché questa disciplina, termine mai così adeguato, necessariamente di squadra e di rispetto assoluto delle regole, dell'arbitro e degli avversari sennò si scade nella rissa, ha in sé gli anticorpi per non snaturarsi continuando a divertire e a educare chi gioca e chi lo guarda. E guardate anche all'enorme diffusione fra le donne e anche fra i bambini di tanti paesi fino a pochi anni fa alieni al nostro mondo. Certo, adesso, fra le nazioni al vertice, insieme allo stupore per la qualità e la velocità del gioco,  fanno impressione gli scontri continui fra giganti ben oltre i 100 chili lanciati a tutto gas: sul Times avete letto che i nazionali del 1955 pesavano in media 85 chili, mentre ora siamo a 105, ovvero infortuni più frequenti e più gravi e carriere più corte. A ogni modo il 99% del rugby è ancora un piacere per dilettanti».

Però il professionismo ha innescato una transumanza dai paesi rugbysticamente dotati, ma poveri, a quelli storicamente già forti e ricchi.
«E’ vero, fino a metà degli anni Novanta ogni nazione aveva una sua netta identità, pensiamo agli isolani del Pacifico (Tonga, Fiji e Western Samoa) o alla stessa Francia, creatrice di un suo magnifico rugby, poi le carte si sono mischiate e si è puntato a copiare, quasi sempre scopiazzare, il modello in effetti più vincente, quello neozelandese: ai Mondiali giapponesi 7 allenatori su 20 sono appunto Kiwi. Nuova Zelanda che fra l’altro resta così forte perché attrae, così come Inghilterra e Francia, i migliori talenti dei vivai degli arcipelaghi del Pacifico che così non riescono mai a crescere. Nel Giappone che oggi affronta la debole Russia, dimenticando la settantennale questione delle isole Kurili perché il rugby porta sempre la pace, ci sono ben 8 non giapponesi (equiparati) su 15. Di scuola non italiana ce ne sono alcuni anche nel gruppo degli azzurri, anche se di più mi rammarica la bulimia di nazioni di lungo corso ovale come la Scozia o l’Irlanda per non dire dell’Inghilterra. Fra le Grandi solo Argentina e Sud Africa restano indigene: che emozione vedere poi che gli Springboks hanno finalmente affascinato anche la maggioranza di colore del Paese arcobaleno come voluto da Mandela: con questi innesti di neri e coloured e il ritrovato rigore nel gioco il Sud Africa è davvero molto forte».


Il Regno di Ovalia si è allargato fino all'Asia, ma lo scettro resta in mano ai soliti noti.
«Sì, anche se questa edizione vede finalmente il dominio All Blacks (da 11 anni) minacciato da almeno altre quattro squadre: Irlanda, Galles, il mio outsider preferito, Inghilterra e Sud Africa. E occhio anche all'Argentina. Finora gli All Blacks, di nuovo favoriti, hanno alzato tre coppe (comprese le ultime due), poi un paio Sud Africa e Australia e infine una l'Inghilterra, la sola europea a rompere la supremazia dell'emisfero sud».

Sarà pure più incerto del solito, ma intanto i bookmaker, che tengono la mano solo sul portafogli, non hanno dubbi sul tris degli All Blacks. E poi dalla prima edizione del 1987 a quella di oggi i nomi che girano al vertice sono sempre quelli.
«Gliel’ho detto, il professionismo, dal 1995, ha moltiplicato le risorse di chi già era ricco di tradizioni. Per gli altri paesi servirà più tempo».

Ma non è un limite per il rugby un vertice spartito fra una manciata immutabile di nazioni? In otto edizioni si è di fatto registrato un solo miracolo, peraltro ininfluente per il corso successivo del Mondiale: quattro anni fa il Giappone buttò giù il Sud Africa nel girone preliminare. Così sorprendente che ci faranno un film.
«Lo è, questo vertice ingessato, un limite. Ed è vero che World Rugby (la Fifa ovale), con ciò che ricava dal Mondiale (150 milioni di sterline nel 2015), potrebbe fare ancora di più per allargare i devoti come ha fatto appunto avventurandosi fino al Giappone dove il business, qui da sempre legato ai colossi dell’industria, e l’entusiasmo stanno lievitando di pari passo: ha visto, o meglio ascoltato, quelle migliaia di giapponesi che hanno accolto il Galles cantando l’inno in una lingua complicata  come il gaelico? Ma al tempo stesso il successo costante e portentoso, sia di pubblico sia nei proventi, del rugby di alto livello non spinge i padroni del vapore, in gran parte sclerotizzati anche dal punto di vista generazionale e poco interessati a seguire esperienze di successo di altri sport , ad abbandonare rendite di posizione dorate e arcisicure a beneficio di nazioni che restano così eterne emergenti. Prenda mio cugino, che lei conosce bene, il Sei Nazioni: presto incasserà 500 milioni di sterline per la vendita di una quota minoritaria all’equity fund Cvc, noto anche nella Formula Uno. E quando mai, come chiede  l’inascoltato argentino Pichot, pur vicepresidente di World Rugby, chi sta sopra vorrà aprire un po’ di più le porte del superattico agli inquilini del piano di sotto?».

A proposito di soldi, le è toccato ospitare il primo scandalo della sua giovane storia: l’assistente allenatore gallese, Rob Howley, è stato cacciato per una presunta questione di scommesse.
«Già, brutta storia, ancora da dimostrare, comunque, ci sono rimasto malissimo anche perché da giocatore e da allenatore di Rob non si può che dire bene. Ma non dovrebbe essere il prossimo allenatore dell’Italia?».

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Ehm, già, dicono. Come al solito la notizia è trapelata alla vigilia del Mondiale, un vizio atavico nel nostro rugby. Ma, a parte questo, diciamo, dettaglio del futuro, come vede l'Italia del presente, sia sincero?
«Intanto devo fare i complimenti al capitano Sergio Parisse, un fenomeno che raggiunge quota 5 mondiali come hanno fatto solo Mauro Bergamasco (che asso pure lui!) e il samoano Brian Lima. Che giocatore, che eleganza, avrebbe potuto giocare anche per gli All Blacks. Poi però l'Italia non è stata fortunata nel sorteggio: lo dico in senso soprattutto emotivo perché purtroppo in passato gli azzurri non sono riusciti a passare ai quarti anche di fronte a Fiji, Galles, Scozia e Irlanda. Ma certo non aiuta l'Italia e i suoi sostenitori sapere da oltre un anno che per conquistare la meta mai raggiunta finora si dovrà battere il Sud Africa o la Nuova Zelanda (Namibia e Canada non fanno testo). Insomma, il pronostico, è cupo, ma è vero anche che gli azzurri di O'Shea il Sud Africa l'hanno battuto nel 2016 e che gli stessi Boks, l’abbiamo ricordato, caddero ai Mondiali del 2015 per mano del Giappone. E poi avete recuperato un talento elettrizzante come Minozzi, oltre a pescare fenomeni come Polledri e Negri fra i discendenti di italiani in Inghilterra. Anche Allan è cresciuto. Peccato che non siate riusciti a convincere il ct O’Shea a restare, ha fatto in tempo solo a impostare il suo progetto che guardava al domani del movimento italiano. A ogni modo, lo riferisca agli azzurri, sperare non costa nulla anche al Mondiale più ricco di sempre».



IL PALINSESTO DELLA RAI

20 settembre – Giappone - Russia  30-10  
21 settembre – Nuova Zelanda - Sudafrica – Ore 11:30 (RaiSport + HD. canale 57 del digitale terrestre)
22 settembre – Italia - Namibia – Ore 7:05 (Rai2)
26 settembre – Italia - Canada – Ore 9:35 (Rai2)
29 settembre – Australia - Galles – Differita ore 17:20 (RaiSport + HD)
4 ottobre – Sudafrica - Italia – Ore 11:35 (Rai2)
5 ottobre – Inghilterra - Argentina – Ore 9:45 (RaiSport + HD)
12 ottobre – Nuova Zelanda - Italia – Ore 6:35 (Rai2)
12 ottobre – Inghilterra - Francia – Ore 10 (RaiSport + HD)

19 ottobre – Quarti di finale – Ore 9 (RaiSport + HD)
19 ottobre – Quarti di finale – Ore 12:05 (RaiSport + HD)
20 ottobre – Quarti di finale – Ore 9 (RaiSport + HD)
20 ottobre – Quarti di finale – Ore 12:05 (RaiSport + HD)
26 ottobre – Semifinale – Ore 9:50 (RaiSport + HD)
27 ottobre – Semifinale – Ore 9:50 (RaiSport + HD)
1 novembre – Finale 3/4 posto – Ore 9:50 (RaiSport + HD)
2 novembre – Finale – Ore 9:50 (RaiSport + HD)


IL CALENDARIO COMPLETO

Fase preliminare 
1 Ven 20 Sett A Giappone - Russia 12:45 Tokyo Stadium
2 Sab 21 Sett D Australia - Fiji 6:45 Sapporo Dome
3 Sab 21 Sett C Francia - Argentina 9:15 Tokyo Stadium
4 Sab 21 Sett B Nuova Zelanda - Sudafrica 11:45 International Stadium Yokohama
5 Dom 22 Set B Italia - Namibia 7:15 Hanazono Rugby Stadium
6 Dom 22 Sett A Irlanda - Scozia 9:45 International Stadium Yokohama
7 Dom 22 Sett C Inghilterra - Tonga 11:15 Sapporo Dome
8 Lun 23 Sett D Galles - Georgia 12:15 City of Toyota Stadium
9 Mar 24 Sett A Russia - Samoa 12:15 Kumagaya Rugby Stadium
10 Merc 25 Sett D Fiji - Uruguay 7:15 Kamaishi Recovery Memorial Stadium
11 Gio 26 Sett B Italia - Canada 9:45 Fukuoka Hakatanomori Stadium
12 Gio 26 Sett C Inghilterra - Stati Uniti 12:45 Kobe Misaki Stadium
13 Sab 28 Sett C Argentina - Tonga 6:45 Hanazono Rugby Stadium
14 Sab 28 Sett A Giappone - Irlanda 9:15 Shizuoka Stadium Ecopa
15 Sab. 28 Sett B Sudafrica - Namibia 11:45 City of Toyota Stadium
16 Dom 29 Sett D Georgia - Uruguay 7:15 Kumagaya Rugby Stadium
17 Dom 29 Sett D Australia - Galles 9:45 Tokyo Stadium
18 Lun 30 Sett A Scozia - Samoa 12:15 Kobe Misaki Stadium
19 Mer 2 Ott C Francia - Stati Uniti 9:45 Fukuoka Hakatanomori Stadium
20 Mer 2 Ott B Nuova Zelanda - Canada 12:15 Oita Stadium
21 Gio 3 Ott D Georgia - Fiji 7:15 Hanazono Rugby Stadium
22 Gio 3 Ott A Irlanda - Russia 12:15 Kobe Misaki Stadium
23 Ven 4 Ott B Sudafrica - Italia 11:45 Shizuoka Stadium Ecopa
24 Sab 5 Ott D Australia - Uruguay 7:15 Oita Stadium
25 Sab 5 Ott C Inghilterra - Argentina 10:00 Tokyo Stadium
26 Sab 5 Ott A Giappone - Samoa 12:30 City of Toyota Stadium
27 Dom 6 Ott B Nuova Zelanda - Namibia 6:45 Tokyo Stadium
28 Dom 6 Ott C Francia - Tonga 9:45 Kumamoto Stadium
29 Mar 8 Ott B Sudafrica - Canada 12:15 Kobe Misaki Stadium
30 Mer 9 Ott C Argentina - Stati Uniti 6:45 Kumagaya Rugby Stadium
31 Mer 9 Ott A Scozia - Russia 9:15 Shizuoka Stadium Ecopa
32 Mer 9 Ott D Galles - Fiji 11:45 Oita Stadium
33 Ven 11 Ott D Australia - Georgia 12:15 Shizuoka Stadium Ecopa
34 Sab 12 Ott B Nuova Zelanda - Italia 6:45 City of Toyota Stadium
35 Sab 12 Ott C Inghilterra - Francia 10:15 International Stadium Yokohama
36 Sab 12 Ott A Irlanda - Samoa 12:45 Fukuoka Hakatanomori Stadium
37 Dom 13 Ott B Namibia - Canada 5:15 Kamaishi Recovery Memorial Stadium
38 Dom 13 Ott C Stati Uniti - Tonga 7:45 Hanazono Rugby Stadium
39 Dom 13 Ott D Galles - Uruguay 10:15 Kumamoto Stadium
40 Dom 13 Ott A Giappone - Scozia 12:45 International Stadium Yokohama

Quarti di Finale 
41 Sab 19 Ott – QF1: 1 Pool C - 2 Pool D 9:15 Oita Stadium
42 Sab 19 Ott – QF2: 1 Pool B - 2 Pool A 12:15 Tokyo Stadium
43 Dom 20 Ott – QF3: 1 Pool - 2 Pool C 9:15 Oita Stadium
44 Dom 20 Ott – QF4: 1 Pool - 2 Pool B 12:15 Tokyo Stadium

Semifinali 
45 Sab 26 Ott – SF1:  QF1 - QF2 10:00 International Stadium Yokohama
46 Dom 27 Ott – SF2: QF3 - QF4 10:00 International Stadium Yokohama

Finali
47 Ven 1 Nov – Finale terzo posto 10:00 Tokyo Stadium
48 Sab 2 Nov – Finale 10:00 International Stadium Yokohama

 

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