Italia, test contro i colossi della Georgia.

O'Shea
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 10 Novembre 2018, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 15 Novembre, 20:08
Questione di fame di vittoria e di gloria, più che di strategie e di muscoli oggi fra Italia e Georgia al Franchi di Firenze alle 15 (diretta DMax). «E noi ne abbiamo più di loro», dice convinto il capitano Leonardo Ghiraldini, di nuovo al comando dopo il ko del talismano Sergio Parisse. 
Per lui e compagni questo Cattolica Assicurazioni Test Match è una sfida diversa da tutte le altre, a cominciare dal fatto che gli azzurri devono (e possono) vincere, persino con un vantaggio di almeno 10 punti, secondo gli allibratori che ogni volta bastonano impietosamente l’Italia abituata sempre a giocare contro avversari più forti. A dire il vero, sulla carta, anche i Lelos, i georgiani, sono un piccolo gradino più avanti degli azzurri nel ranking mondiale, ma loro sono 13i perché affrontano solo rivali più deboli. 

INNO “DA REMOTO”
Va così, nel rugby ancorato a vecchi equilibri che alla Georgia risultano sempre più insopportabili: si è stancata di dominare a mani basse nelle retrovie europee e ora chiede, a ragione, maggiori possibilità di confronto con le potenze di Ovalia. Ricordate l’Italia agli inizi degli anni 90? Ecco. Inoltre l’atavica propensione alla lotta dei georgiani, già temuta da Giasone e degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro in quelle terre lontane, ha reso il rugby lo sport nazionale per i 5 milioni scarsi di abitanti, trascinati da un movimento che esporta colossi soprattutto nel campionato francese e riempie gli stadi godendo dell’amore sconfinato del magnate ed ex primo ministro Bidzina Ivanishili dalle sconfinate risorse. 
«Se tenete fuori la Georgia dal Sei nazioni per questioni di business ditemi che cifra devo scrivere?», avrebbe detto sventolando l’assegno. E organizzando per oggi, con il beneplacito della Fir, il più formidabile inno “da remoto” della storia: in piazza della Repubblica a Tbilisi canteranno a decine di migliaia “La libertà” che sarà trasmessa in diretta dai maxischermi del Franchi davanti ai 25 fedeli italiani.
Il loro allenatore di lungo corso, il neozelandese Milton Haig, è meno tranchant: «La partita è importante, ma non nel senso di “noi al posto dell’Italia nel Sei Nazioni”, macché: gli azzurri meritarono sul campo l’ammissione con un lungo percorso che intendiamo imitare. Poi i miei giocatori a Firenze lotteranno fino all’ultimo respiro, ma lo fanno sempre: la loro fenomenale grinta continua a stupirmi, sono dei soldati».
Giustamente più teso il ct azzurro O’Shea: «Dobbiamo vincere, punto e basta. Ne abbiamo i mezzi, siamo più abituati ai confronti con nazionali d’alto livello e vogliamo dimostrare i progressi degli ultimi due anni». Insomma, italiani chiamati a immolarsi per resistere alle cariche dei panzer caucasici per poi dare aria al gioco grazie a trequarti decisamente più abili.
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