Rugby, il Mondiale in Giappone nell'occhio del tifone Hagibis: partite a rischio anche per l'Italia

Rugby, il Mondiale in Giappone nell'occhio del tifone Hagibis: partite a rischio anche per l'Italia
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 10 Ottobre 2019, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 14:18
dal nostro inviato
TOYOTA I giapponesi, dal canto loro, abituati ad affrontare impavidamente tutto ciò che trema sotto i loro piedi o che si scatena sopra le loro teste, non fanno una piega, ma c'è il rischio che la prima Coppa del Mondo di rugby ospitata da un paese asiatico raggiunga anche il primato, in nove edizioni, del calendario stravolto da un tifone.

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Di più, che il tifone Hagibis (qualcosa che sfreccia rumorosamente) condizioni la griglia dei quarti di finale: l'esempio più clamoroso riguarda una delle potenze storiche d'Ovalia, l'Irlanda, fra le candidate alla vittoria dei Mondiali, che potrebbe tornare a casa anzitempo se il suo match contro Samoa sabato a Fukuoka venisse cancellato date le fosche previsioni meteo.



KAMIKAZE
Va detto subito che nemmeno tre tifoni Hagibis uniti al vento divino alleato dei giapponesi, il Kamikaze, potrebbero cambiare il destino dell'Italia che anche ieri si è allenata sotto il sole: il passaggio ai quarti, come si sa dal giorno del sorteggio due anni fa, è e resta compromesso visto che avanzano solo le prime due di ogni gruppo che nel caso degli azzurri del ct O'Shea comprende anche Sudafrica e Nuova Zelanda: il primo ha già fatto polpette dell'Italia, gli All Blacks sono in grado di farlo sabato a Toyota. Questa città al momento non è sulla traiettoria, molto ballerina, del tifone di 5a categoria definito violento (che fantasia) e con venti fino a 150 kmh, ma se il match fosse cancellato i 2 punti a testa assegnati a tavolino (pareggio) non basterebbero comunque a Parisse e compagni, poco o punto consolati dal fatto che tale pareggio virtuale non avrebbe nulla di virtuoso pur rappresentando di gran lunga il miglior risultato di sempre con la Nuova Zelanda.

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A ogni modo oggi per mezzogiorno (le 5 di mattina in Italia) World Rugby (la Fifa ovale) ha annunciato una nota sulla situazione alla luce delle ultime previsioni meteo che interessano anche il Gp di Formula Uno di domenica a Suzuka. Proprio la Formula Uno in passato ha qui pagato prezzi alti per il maltempo: nel 2004 e nel 2010 le prove vennero liofilizzate la mattina stessa del Gp, mentre nel 1976 Niki Lauda rinunciò al titolo mondiale, vinto da James Hunt, perché sotto un nubifragio non se la sentì di mettere a repentaglio la vita che poche settimane prima gli era stata risparmiata. E ha aperto l'ombrello, davanti all'eventuale meteo-impasse del rugby, anche il comitato dei Giochi Olimpici, giusto qui a Tokyo l'anno prossimo.

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È che diventa terribilmente complicato cambiare in corsa il programma con quasi 2 milioni di biglietti venduti e con 400mila fedeli giunti in pellegrinaggio da ogni dove: ci si andò vicinissimi nel 1995 in Sudafrica, quando la semifinale a Durban tra Springboks (poi vittoriosi anche in finale davanti a Mandela) e Francia venne giocata dentro un monsone. Si fosse cancellato il match, sarebbero andati avanti i francesi, il che non piaceva granché ai padroni casa. Oltre all'Irlanda, a scrutare il cielo c'è anche la nobile Scozia che domenica affronta, con la necessità di batterlo, proprio il lanciatissimo Giappone a Yokohama che il giorno prima sarà teatro di Inghilterra-Francia, con questa poule a prova di tifone. World Rugby deve prendere decisioni difficili: ad esempio dove mettere i 72mila spettatori previsti a Yokohama visto che l'ipotizzato stadio coperto di Oita ha solo 40mila posti. Meglio allora giocare a porte chiuse? E poi perché esporre all'ira di Hagibis tifosi e organizzatori quando magari le ferrovie saranno costrette a limitare o a fermare gli Shinkansen, gli indispensabili treni-proiettile? Più sicuro, se il tifone non si affloscia, cancellare le partite.
 
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