Rugby Galles-Italia 38-18: ultimi 10 minuti fatali, buon esordio di Varney

Rugby Italia in diretta oggi contro il Galles con il “gallese” Varney: dalla guerra in Libia all'azzurro
di Paolo Ricci Bitti
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Sabato 5 Dicembre 2020, 10:09 - Ultimo aggiornamento: 6 Dicembre, 00:14

Dieci minuti in più di autonomia, una discreta certezza che la cabina di regia (mediano di apertura e mediano di mischia) sia un problema in meno per il futuro e comunque la solita batosta "senza se e senza ma" in quel di Llanelli dove un Galles parecchio pasticcione ha castigato gli azzurri 38-18, ovvero cinque mete contro due. In verità almeno un "ma" sull'arbitro inglese Wayne Barnes andrebbe pronunciato e anche sul suo collega francese alla moviola (Tmo) Pascal Gauzere, come vedremo dopo.

Era l'ultimo turno della tribolata Autumn Nations Cap inventata in tempi di pandemìa da Covid per tenere in piedi baracca e burattini sia pure con gli stadi deserti: in palio al Parc y Scarlet c'era il 5° posto, ma davvero non gliene importa a nessuno di queste classifiche. Importa che il 2020 sia finito con 8 sconfitte su 8, come non capitava dal secolo scorso, tutte a carico della nuova gestione del ct Franco Smith e del capitano Luca Bigi. Smith quest'anno, in realtà, avrebbe dovuto essere solo l'assistente allenatore di Conor O'Shea chiamatosi invece fuori in anticipo dopo in mondiali in Giappone lasciando il cerino in mano a un movimento che si stava riorganizzando secondo il suo progetto.

Ma la barca stava già affondando oppure sono gli "altri" a navigare sempre più velocemente? Entrambe le cose nel senso che il cambio generazionale era atteso dopo la coppa del mondo sia per l'Italia sia per molte altre nazionali come appunto il Galles, ma poi gli "altri" pescano da un bacino più ampio  e in cui evidentemente si costruisce anche meglio. Ma anche la quantità conta un sacco, perché di qualità se ne comincia a vedere nei ventenni che Smith ha mandato in campo in questa seconda parte dell'anno.

"Certo che mi pesano tutte queste sconfitte - ha detto il ct nel dopopartita - ma se volevo vincere più spesso forse sarei restato in Sud Africa ad allenare un'altra squadra. Sapevo delle difficoltà che mi attendevano e mi prendo la responsabilità di quanto è accaduto. E' vero anche nelle prime tre partite (Sei nazioni pre Covid) sono arrivato con la macchina già in corsa e ho dovuto anche imparare i nomi e i cognomi dei giocatori. Poi c'è stato lo stop del Covid durante il quale ho potuto tuttavia cominciare a seminare con un gruppo ampiamente rinnovato. Credo che in seguito il nostro gioco sia cresciuto sia a livello fisico che tecnico, credo che ci siano stati netti miglioramenti nell'intensità dei nostri match e credo infine di poter d'ora in poi lavorare bene su un blocco di circa 50 giocatori che garantiscono grandi margini di progresso. Non da solo, tuttavia, perché lavorerò a stretto contatto con le franchigie (Treviso e Parma, ndr) per fare in modo che il ritmo tenuto in queste sette settimamane autunnali non si attenuti da adesso fino a quando in gennaio cominceremo di nuovo ad allenarci insieme per il Sei nazioni".

Primo Tempo

Arrivare al the sul 14-13 che meraviglia allo Parc y Scarlets di Llanelli, la tana del Galles che credeva di avere chiuso al 17' la formalità con l'Italia:  meta al 6' di Hardy, bis al 17' di Parry e un 14-0 che suonava sinistramente per gli azzurri che pure lottavano, placcavano, muovevano la palla con discreta confidenza salvo il solito errore al momento del decollo. E invece di lì in po' nello stadio deserto sono rimbombate solo le chiamate degli azzurri che hanno finalmente abbandonato lo spartito sterile dei calci a seguire. Merito in gran parte di una mediana (la cabina di regia) che fa 39 anni tra Paolo Garbisi (20) e Steve Varney (19), primo oriundo gallese a giocare per l'Italia. Un folletto rapido, coraggioso e con una bella fantasia che ha messo in confusione la difesa dei suoi connazionali. Al suo servizio un pack concreto e meno falloso del solito che ha gli ha garantito buone piattaforme per lanciare il gioco come è avvenuto al 32'; touche, rolling maul solida, palla aperta a Canna che imbecca con un calcetto rasoterra (grubber) Zanon rapidissimo ad aprire a metà la difesa gallese fino al tuffo in meta sotto il pali. Una bellezza da antologia ovale. E siccome Garbisi aveva già infilato un penalty al 28' si andava sul 14-10 con il Galles che anche in chiusura di tempo cedeva davanti alla carica di Zilocchi dalla nostra linea dei 22 sorprendeva la linea dei Dragoni servendo un ispirato Mbandà pronto a scaricare proprio per Varney abilissimo a slolomare fra tre gallesi fino ai 22 opposti.

Che galoppata entusiasmante. Josh Adams gli si è buttato sopra alla disperata: giallo per lui e altro piazzato per noi per il sorprendente e incoraggiante 14-13.

La ripresa

Il match double face del primo tempo torna più in equilibrio: il Galles cerca di ripartiene ma l'Italia tiene botta. I Dragoni allungana al 46' con un penalty (17-13), ma due minuti dopo Varney scavalca con un calcetto la difesa, gli avanti recuperano il pallone che ancora Varney smista a Garbisi che passa lungo alla terza linea Styen in versione ala. Il gigantone sprinta e svelle dal terreno due gallesi e atterra in meta: sorpasso, solo 17-18 perché Garbisi cicca la trasformazione. Un'altra meta da ricordare. E' un gran momento per gli azzurri che premono ancora su un Galles che fatica a ritrovare i fondamentali. Fatto sta che al 58' al volante c'è ancora un'Italia baldanzosa che tiene il campo al punto che Mbanda ruba un bel pallone ai gallesi che attaccano. Proprio una bella e cristallina azione, ma per l'arbitro Barnes, che già aveva sorvolato su una spallata contro la testa di Canna che avrebbe meritato il giallo se non il rosso, l'azzurro va punito. Sugli sviluppi di questa decisione arriva la meta di Davies che vale il controsorpasso: 24-18. La partita resta comunque apertissima fino al 70' quando il gallese North si tuffa in meta con tutti i suoi 110 chili (ma è un'ala).

E' riuscito a schiacciare la palla a terra? O occhio si direbbe di no, perché tra il pallone e il terreno ci sono le cosce di Trulla. In realtà proprio non si vede nulla in quel groviglio. E' qui che la tartuferia anglossassone raggiunge l'apice perché l'arbitro Barnes non chiede al collega francese alla moviola se il toccato è stato effettuato, ma se ne esce come il peggiore degli Azzeccarbugli: "Io concedo la meta, vedi qualcosa che possa impedirmelo?" la sua domanda che vale una carriera politica o in tribunale. E Gauzere, che mica può smentirlo in diretta tv (nel rugby tutti sentono tutto, anche da casa perché i microfoni sono sempre aperti), risponde con altrettanta tartuferia dicendo... la verità: "Non si vede nulla". E tanto basta a Barnes per alzare il braccio: 31-18 e buonanotte ai suonatori. Poi al 76' la meta di Tipuric del 38-18 che serve a confermare che la squadra di Smith incassa una preoccupante media di 5 mete a partita.  Ora, ricapitolando, onestamente il Galles meritava di vincere per la sua maggiore tenuta, ma certo quella decisione controversa di Barnes al 58', nel momento clou del match, gli ha dato una bella mano. Come sempre l'Italia ci mette poi del suo, con errori e cedimenti strutturali, ma già il ct Coste, che ha portato l'Italia nel Sei nazioni, all'epoca sbraitò più volte contro il monopolio anglosassone dei fischietti (con qualche francese a fare da contorno): in 20 anni di cambiato c'è poco. 

Il tabellino

Llanelli, Parc-Y-Scarlets - sabato 5 dicembre
Autumn Nations Cup, Play-off 5° posto 
Galles v Italia 38-18
Marcatori: p.t. 6’ m. Hardy tr. Sheedy (7-0); 17’ m. Parry tr. Sheedy (14-0); 28’ cp. Garbisi (14-3); 32’ m. Zanon tr. Garbisi (14-10); 39’ cp. Garbisi (14-13); s.t. 6’ cp. Sheedy (17-13); 9’ m. Meyer (17-18); 17’ m. Davies G. tr. Sheedy (24-18); 30’ m. North tr. Sheedy (31-18) ; 36’ m. Tipuric tr. Sheedy (38-18)
Galles: Williams L. (18’ p.t. Lloyd, 18’ st. Holmes); Adams, North, Davies J., Rees-Zammit; Sheedy, Hardy (10’ st. Davies G.); Faletau, Tipuric, Botham (10’ st. Wainwright); Jones A.W. (22’ st. Dee), Rowlands (14’ Hill); Francis (28’ st. Brown), Parry, Smith (14’ st. Jones W.)
all. Pivac
Italia: Trulla; Sperandio (14’ st. Mori), Zanon (36’ st. Allan), Canna, Ioane*; Garbisi, Varney (30’ st. Palazzani); Steyn, Meyer, Mbandà (22’ st. Lamaro); Cannone N. (36’ st. Stoian), Lazzaroni; Zilocchi (30’ st. Ceccarelli), Bigi (cap, 22’ st. Ghiraldini), Fischetti (36’ st. Ferrari)
all. Smith
 

Arbitro: Wayne Barnes (Inghilterra)
TMO: Pascal Gauzere (Francia)

Cartellini: 38’ pt. giallo Adams (Galles)
Calciatori: Sheedy (Galles) 6/6; Garbisi (Italia) 3/4.
Player of the Match: Faletau (Galles)

La vigilia

L’inno nazionale, sempre cantato in maniera possente e struggente perché al di là del vallo di Offa il coro e il rugby si studiano fin dall’asilo, è “La vecchia terra dei miei padri”, ma la questione della progénie diventa invero affascinante per Stephen Lorenzo Varney oggi in campo dopo 2 caps per la prima volta da titolare in Galles. Epperò il diciannovenne vestirà l’azzurro e non il rosso con le tre piume di struzzo. È su di lui che i giornali del Principato titolano per presentare il match delle 17.45 (diretta Canale 20) al Parc y Scarlets di Llanelli (si legge klanekli) con cui l’Italia chiude questa prima tribolata edizione dell’Autumn Nations Cup a porte chiuse in cui le ha prese, tanto per cambiare, lockdown o non lockdown, covid o non covid, da Scozia e Francia. 

Rugby, oggi Italia-Galles a Llanelli


EQUIPARATO


Altri titoli possibili? Non certo il pronostico al solito infausto che ci dà ko di almeno 20 punti, anche considerato che in Galles l’Italia non ha mai vinto, e nemmeno il debutto per noi del primo equiparato australiano, Monty Ioane, 26 anni, radici samoane e scheggia sulle fasce per il Treviso. No, nel mondo ovale questi equiparati globetrotter non fanno più notizia, vedi la Scozia succursale del Sud Africa o la stessa Nuova Zelanda imbottita di isolani del Pacifico. Invece vuoi mettere la storia del folletto Steve Varney, primo oriundo gallese schierato dall’Italia? Ricorda parecchio quella di Marcello Fiasconaro, rugbysta italo-sudafricano divenuto tuttavia famoso per il record del mondo negli 800 metri.

Come “March”, anche il nuovo mediano di mischia deve l’azzurro a vicende che riportano alla II guerra mondiale e a prigionieri italiani deportati in campi di reclusione tuttavia non così scomodi: il papà di Fiasconaro finì in Sud Africa, il bisnonno materno di Steve dalla Cirenaica al Galles a Newcastle Emlyn. Fra il 1940 e il 1943 quasi 150mila soldati italiani carichi di polvere, gloria e delusioni si ritrovarono sparsi ai quattro angoli dell'allora Impero britannico. Lontani o lontanissimi dalla patria, ma andò molto peggio a quelli deportati in seguito nei campi di lavoro tedeschi.

Venuta la pace, l’ormai ex militare romagnolo di Cesena, Carlo Fusconi, che ama i filari di pesche e albicocche torna a essere un agricoltore, ma non torna in Italia, anzi chiama lassù la moglie Anita e la figlia Adriana che a sua volta in Galles dice “sì”, a metà degli anni Cinquanta, a Luigi Callegari, di Parma, emigrato in cerca di lavoro. Un albero genealogico con le radici sulla via Emilia e le fronde sul fiume Towy, a fare ombra a vestigia romane come un'arena che hanno certo ospitato partite di harpastum, il gioco di combattimento per la contesa di una palla di pelli prediletto dai legionari di Cesare.

E siamo a Valeria, figlia di Adriana e Lugi e mamma di Steve. No, quel bisnonno e i suoi discendenti emiliano-romagnoli non pensano proprio al rugby, lo sport nazionale dei gallesi - ovvero i neozelandesi d’Europa - tutti concepiti, si narra, sul prato fra le porte ad acca. E là, nelle verdissime valli, anche Valeria trascura mete e placcaggi fino a quando va all’altare con il gallese Adrian, notevole flanker dello storico Neath. E così la cicogna scodella il futuro mediano di mischia dell’Italia dove meglio non si poteva: a Carmarthen, capoluogo della contea che ha dato al Galles milioni di tonnellate di carbone e altrettanti assi, a cominciare da quelli del Llanelli, club della costa sud capace di battere persino gli All Blacks nel 1972 nell’allora santuario Stradey Park. 

(Stephen Lorenzo Varney, foto Cfp)


MAGO MERLINO

Il Carmarthen è poi una terra magica e non è un modo di dire: tra dolmen, menhir, draghi e  Dragoni (il secondo nome della nazionale gallese) e boschi di vischio ha prestato i suoi scenari fiabeschi alla gesta del mago Merlino (Myrddin in gallese, lingua celtica) e ad altri druidi dall'attigua contea di Pembroke dove Steve Varney è cresciuto alternando il rugby al golf e traguardando l'oceano Atlantico e il canale di San Giorgio da altissime scogliere ai cui piedi ogni pomeriggio le onde scoprono vastissime e candide spiagge invisibili con l'alta marea. Un paradiso incantato: Druidstone Heaven, appunto.

Dalla vita rurale e ovale di minuscoli villaggi come Rhis-Holl, a sud di Cardigan, e dai successi nei tornei scolastici, il piccolo Varney (un metro e 73 che poi è la taglia classica del suo ruolo, in cui servono la massima agilità e notevole fosforo) approda all'Hartpury College, che è in Inghilterra anche se resta al di qua del fiume Severn che storicamente segna il confine con il Galles. Un college che ha eccellenti tradizioni ovali e che rifornisce a getto continuo il Gloucester, club di punta della Premiership inglese che per anni è stato capitanato dall'azzurro Marco Bortolami, abile a invididuare scintille di genialità come quelle di Jake Polledri e Sebastian Luke Negri da Oleggio, anche loro transitati all'Hartpury prima di finire in azzurro. Senza dimenticare, sempre pensando al Gloucester, al mediano di mischia Callum Braley pure oriundo, ma inglese, già apporodato all'Italia. Insomma, da quelle parti ci sono le radici di una vera e propria filiera di giocatori di gran classe destinati all'azzurro.

Nella serie A inglese Varney debutta segnando 3 mete nelle prime tre partite per il Gloucester. Intanto la Fir ha bruciato sul tempo l’union gallese e l’ha fatto debuttare in Under 18 e in Under 20. Un vero talento: quest'anno, il 31 gennaio, ha battuto il Galles in Galles (7-17) nel Sei Nazioni under 20 con l’aiuto di Garbisi, Trulla, Mori e Cannone, oggi come lui a Llanelli fra i “grandi” del ct Smith.

E, per dirla tutta, proprio Varney, entrato dopo il the nel 2019 guidò con due mete (più quella di Cannone) la rimonta  dell'Under 18 contro il Galles a Gloucester: vittoria della squadra di Dolcetto 34-13. Che ricordi!

L'anno scorso la federgalles, assai pentita, ci ha provato «ma io fin da bambino avevo deciso di giocare per la nazione di bisnonni, nonni e mamma e state certi che anche papà Adrian è molto orgoglioso di me e della mia scelta. Italia e Galles sono entrambe “la terra dei miei padri”, ma per il rugby amo l’azzurro e il gruppo di ragazzi con cui sono sbarcato in nazionale. Sì, il cuore batterà anche per Hen Wlad Fy Nhadau (l’inno gallese), ma canterò forte Mameli». 
 

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