Rugby, Inghilterra-Italia 31-14, azzurri schiacciati nel primo tempo, poi rialzano la testa nella ripresa. In meta Riccioni e Fusco

Per la prima volta dal 1991, primo incontro ufficiale, i bianchi non sono certi della vittoria

Rugby, Inghilterra-Italia 31-14, azzurri schiacciati nel primo tempo, poi rialzano la testa nella ripresa. In meta Riccioni e Fusco
di Paolo Ricci Bitti, inviato a Londra
8 Minuti di Lettura
Domenica 12 Febbraio 2023, 05:42 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 21:29

Rugby Italia Inghilterra diretta live oggi Sei Nazioni Six Nations

31-14 (p.t. 19-0)

Per la grande occasione c'è ancora da aspettare: i dubbi della vigilia l'Inghilterra li ha risolti con metodi preistorici e diretti. Clava e lavoro ai fianchi sfruttando una fisicità che gli azzurri proprio non sono riusciti a contrastare per tutto il primo tempo chiuso sul 19-0 che non lasciava speranze di riaprire il match. Invece il parziale del secondo tempo è stato persino a favore degli italiani (14-12), solo che è la somma che fa il totale, ovvero 31-14 (5 mete a 2) ovvero ecco la 30a sconfitta su 30 match con i bianchi che restano la nostra maledizione nel Torneo.

In verità l'Italia non è mai stata in partita e c'era da temere la grandinata  dopo i primi quaranta minuti in cui l'Italia ha subìto "solo" tre mete (19-0) nonostante il gioco sia stato sempre nelle mani dei bianchi che, per essere sicuri sicuri di non patire anche il minimo rischio, hanno lavorato sempre il pallone con gli omoni della mischia . Ovvero, percussioni fino a sfiancare la difesa azzurra, generosa oltre ogni limite, e a ottenere un calcio di punizione da spedire in touche. Palla vinta dalle torri Itopje e Chessum, drive, meta. Semplice e lineare e bisogna dire che, almeno oggi, gli azzurri di contromisure non ne hanno nonostante il sacrifico del capitano Lamaro, di Brex e di Negri. Muscoli e avanzate dritto per dritto, con una carica che ci è costata proprio il capitano, colpito duro alla coscia destra già al 15'. Il romano ha tentato di resistere, si è fatto fasciare la gamba, ma al 24' è stato sostituito da Zuliani. I bianchi hanno segnato in fotocopia al 12', al 27' e al 36' e questa volta nemmeno la mischia ha fatto la differenza, con Riccioni in sofferenza rispetto a Genge che, sì, è considerato il pilone più forte al mondo in questa stagione.

Solo un volta gli azzurri hanno avuto la possibilità di segnare punti, al 18', sul 7-0. Potevano essere 3 punti grazie a un penalty ma l'Italia ha deciso di giocare la penaltouche, perdendo poi la palla. Scelta coraggiosa se si segna, scelta che non andava fatta se finisce così, sprecando l'occasione di rallentare almeno un po' i caterplillar inglesi sospinti da 82mila fedeli nel tempio di Twickenham che hanno intonato un possente God save the King.

Invece, quando pareva che non ci fosse nemmeno un penny da scommettere sugli azzurri, è arrivata la meta di Riccione ispirata da un guizzo di Capuozzo e poi con la palla lavorata bene dagli avanti fino a permettere la carica dell'ariete teramano. Sul 19-7 la partita è decollata: adesso erano gli azzurri a manovrare allargando anche il gioco con Brex e Capuozzo sempre oltre il vantaggio. Bene anche Zuliani, un avanti veramente roccioso. Al 50' la meta di penalità per gli inglesi (26-7) che però non dominavano più il campo. Belle fughe di Bruno, Capuozzo e, finalmente, di Menoncello davvero troppo poco alimentato. In questa fase riecco l'Italia migliore, sempre sul piede avanzante grazie anche a Jake Polledri, entrato al 56': la terza linea mancava da due anni e tre mesi dalla nazionale e subito ha fatto vedere qualcuna delle sue cariche. Bentornato. Azzurri ancora avanti con il mediano Fusco che trovava infine il varco per un 16-14 più che accettabile, considerato il primo tempo. L'Italia è riuscita persino a non incassare punti per 10 minuti quando si è trovata in inferiorità per il giallo a Riccioni: roba da squadra matura. Peccato per la meta nel finale di Arundell che dilatava troppo la tariffa. Ci aspettavamo di più da questo match? Sì, ma anche gli inglesi avevano le loro idee dopo un inizio torneo disastroso per il loro lignaggio.

IL TABELLINO

Marcatori: PT 13’ m. Willis, t. Farrell (7-0); 28’ m. Chessum, t. Farrell (14-0); 37’ m. George, n.t. (19-0). ST 43’ m. Riccioni, t. Allan (19-7); 49’ m. tecn. Inghilterra (26-7);  62’ m. Fusco, t. Allan (26-14); 70’ m. Arundell, n.t. (31-14)

INGHILTERRA: 15. Steward, 14. Malins, 13. Slade (70’ Smith), 12. Lawrence, 11. Hassell-Collins (55’ Arundell); 10. Owen Farrell (c), 9. van Poortvliet (59’ Mitchell); 8. Dombrandt (65’ Isiekwe), 7. Willis (52’ Earl), 6. Ludlam; 5. Chessum, 4. Itoje; 3. Sinckler (49’ Cole), 2. George (73’ Walker), 1. Genge (54’ Vunipola)
A disposizione: 16. Walker, 17. Vunipola, 18. Cole, 19. Isiekwe, 20. Earl, 21. Mitchell, 22. Smith, 23. Arundell
Head Coach: Steve Bortwick

ITALIA: 15 Capuozzo; 14 Padovani, 13 Brex, 12 Morisi (46’ Bruno), 11 Menoncello; 10 Allan, 9 Varney (62’ Fusco); 8 L. Cannone (56’ Polledri – 80’ N. Cannone), 7 Lamaro (c) (23’ Zuliani – 79’ L. Cannone)), 6 Negri (55’ – 60’ Riccioni), 5. Ruzza; 4 N. Cannone (73’ Iachizzi); 3 Riccioni (48’ Ferrari), 2 Nicotera (60’ Bigi), 1 Fischetti (55’ Zani)
A disposizione: 16 Bigi, 17 Zani, 18 Ferrari, 19 Iachizzi, 20 Polledri, 21 Zuliani, 22 Fusco, 23 Bruno
Head Coach: Kieran Crowley

Arbitro: James Doleman (NZR)
Assistenti: Mathieu Raynal (FFR) e Tual Trainini (FFR)
TMO: Eric Gauzins (FFR)

Cartellini: 28’ giallo a L. Cannone (ITA); 49’ Ferrari (ITA)

Calciatori: Farrell (ENG) 2/3; Allan (ITA) 2/2; 

Player of the Match: Lawrence (ENG)

Note: Spettatori 81.609, debutto al Sei Nazioni per Arundell

LA VIGILIA

«Le Legioni di Roma calano di nuovo su Londinium». In questa strana vigilia della trentesima sfida tra Inghilterra e Italia si è letto anche questo sui siti britannici e, no, non era mai accaduto che la gramigna del dubbio mettesse radici nelle granitiche certezze di chi il rugby l'ha inventato insieme alla sua applicazione più virtuosa, il Torneo delle 4 e poi 5 e poi 6 Nazioni, giusto dal 1883.

Gli inglesi, in verità, poco più di una generazione fa non volevano nemmeno incontrarci: perché scendere tanti gradini giù nella suburra, soprattutto quando si abita in un tempio come Twickenham dove oggi, davanti a 82mila fedeli e al possente God save the King, ricevono gli azzurri? Solo nel 1991, ventinove partite fa, proprio nella Fortezza a ovest di Londra sono stati costretti dal calendario della seconda Coppa del Mondo a riconoscere come ufficiale il match contro gli italiani.


CAPPELLINO
Gli inglesi, insomma, sono stati gli ultimi fra i grandi di Ovalia a concedere il cap (cappellino, sta per presenza) agli azzurri che però oggi stanno finalmente causando parecchia apprensione al neo ct inglese Steve Borthwick: doveva salvare se non il Re almeno il Regno Unito e invece ha perso la prima in casa contro gli arcirivali scozzesi e adesso gli tocca correre l'inedito e surreale rischio di diventare il primo allenatore a perdere un match, e a Twickenham, contro l'Italia. Altamente disdicevole.


"Attenti agli italiani! Attenti al loro pilone Fischetti (il romano gioca qui sotto il Big Ben, nei London Irish, ndr) e al loro "Mercurio" Ange Capuozzo!" tuonano i media britannici che sentono l'odore del sangue. E ancora: "Borthwick confuso, ne ha cambiati 5 da sabato scorso». Tutto vero, ma possiamo fidarci? L'Inghilterra non è l'unica rivale del Torneo che non abbiamo mai battuto? «Sì, potete fidarvi - dice il capitano Michele Lamaro, romano pure lui e descritto in questi giorni più o meno come Giulio Cesare, le cui legioni esportarono al di là della Manica anche l'harpastum, progenitore del rugby - perché il gruppo, nonostante la sconfitta di misura che ancora brucia contro la Francia, continua a crescere».

Questa progressione è pienamente auspicabile per i giovani azzurri perché è davvero raro che l'Italia infili due prestazioni ad alto livello di seguito. «Ma stiamo cambiando - dice ancora "Mitch" - e possiamo, dobbiamo puntare a giocare ancora meglio: la vittoria non può che essere conseguenza della prestazione». Di fiducia ne ha anche l'imperscrutabile ct Crowley che in settimana si è limitato a fare il cambio fra Padovani, oggi titolare, e Bruno, in panca, e a gettare nella mischia il redivivo Jake Polledri, terza linea, e il pilone destro teramano Marco Riccioni. Il primo, che gioca nella Premiership con il Gloucester, ha recuperato dopo un terrificante infortunio al ginocchio destro che gli è costato due anni di stop e adesso non vede l'ora di scardinare le difese come magnificamente faceva prima, il secondo è titolare nella corazzata Saracens, sempre nella serie A inglese. Due giocatori, insomma, che sanno bene che cosa fare contro i loro compagni di club che, oltre alle folate di Capuozzo, temono la solidità del pack azzurro.

Ecco, adesso non resta che registrare la spiacevole discrepanza fra i timori, effettivi di certo, della stampa inglese e la banalità dei soliti bookmaker che tengono la mano sul portafogli e non sul cuore: ebbene, lo scarto fra noi e gli inglesi è di 10 punti a loro favore, il che non è nemmeno troppo pesante, mentre lo è la vittoria degli azzurri pagata 8 volte la posta, mentre quella inglese è data, di fatto, alla pari. Restiamo allora con i tacchetti per terra e vediamo quanto prolifera questa debuttante gramigna del dubbio, nostra grande alleata perché la pressione sui bianchi sarà davvero enorme.

Occhio, infine al Royal Box, dove la neo madrina della Union inglese, la principessa Kate Middleton, non avrà rivali: gli occhi e le telecamere saranno solo per lei perché il suo predecessore, il cognato Harry, pur appassionatissimo di rugby, è stato spodestato dalla compianta Elisabetta. E con lui la moglie Meghan Markle che calamitava tutta l'attenzione.

Ah, oggi nel Royal Box di Twickenham nessuna rivalità in famiglia durante il match contro la Italia. Sabato scorso la nuova madrina della federugby inglese, la duchessa Kate Middleton, nominata dalla compianta Regina Elisabetta al posto del principe Harry (appassionatissimo di rugby a differenza della moglie Meghan Markle, che pure quando è in tribuna calamita tutte le attenzioni),  ha dovuto incassare gli sguardi regali della principessa Anna, madrina della vittoriosa Scozia. Una bagattella rispetto alla tensione del terzo turno, 25 febbraio, quando nel palco reale del Principality Stadium di Cardiff il suo rivale sarà nientemeno che il marito William, patrono dell'Union gallese così come lo era stato suo padre Carlo, ora re. Che poi la stessa Kate è pure diventata principessa del Galles alla morte di Elisabetta. Un bel guazzabuglio e sì, la regina tra moglie e marito c'ha messo proprio la palla ovale.   

Secondo turno: ieri Irlanda-Francia 32-19 ; Scozia-Galles 35-7; oggi alle 16 Inghilterra-Italia (diretta SkySport, NowTv e Tv8)

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