Rugby, Gori nuovo capitano dell'Italia per il tour nelle Americhe con il ct O'Shea: «Un grande onore»

Rugby, Gori nuovo capitano dell'Italia per il tour nelle Americhe con il ct O'Shea: «Un grande onore»
di Christian Marchetti
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Lunedì 30 Maggio 2016, 13:39 - Ultimo aggiornamento: 16:46
Edoardo "Ugo" Gori. Sarà il 26enne mediano di mischia pratese in forza alla Benetton Treviso il capitano della Nazionale di rugby in vista dell'imminente tour nelle Americhe. Colui che dovrà gridare «Terra!» se la nuova Italia del nuovo ct Conor O'Shea (pronuncia "Oscèi") avrà già trovato una sua identità. Oppure, di concerto con il tecnico irlandese, dovrà già impegnarsi per trovare soluzioni. Tutto ciò in attesa del capitano titolare Sergio Parisse che l'11 giugno a Santa Fè contro l'Argentina, il 18 a San Josè contro gli Stati Uniti e il 26 a Toronto contro il Canada non ci sarà perché lasciato a riposo.

LA CHIAMATA
«Conor mi ha chiamato venerdì scorso per comunicarmi la notizia - informa Ugo in una sosta del raduno in corso di svolgimento al centro di preparazione olimpica "Giulio Onesti" all'Acqua Acetosa - Mi ha detto che avrebbe cominciato da me questo percorso volto alla creazione di un gruppo con molta voglia di lavorare e con mentalità vincente. È bellissimo svolgere questo ruolo, un onore e un onere, ma anche l'indicazione ulteriore che dovrò comportarmi come mi sono sempre comportato».
Chissà quanto avrà urlato babbo Andrea, tifosissimo di Edoardo che sottolinea il suo entusiasmo con improvvisati Do di petto sugli spalti. «A dirla tutta sta ancora urlando. Scherzi a parte, il capitano di questa squadra resta Sergio, per me è un grande onore coprire questo incarico durante la tournée e proverò a dare il meglio. Chi è che non ha mai sognato di fare il capitano della Nazionale? Non era tra i miei obiettivi, certo, ma io l'ho sempre sognato».
Anche se dopo si lascia scappare: «Non so chi avrei nominato al mio posto. Magari Valerio Bernabò, uno dei miei punti di riferimento, persona che stimo molto e mi sta dando tanto».
Tutto bene, se gli azzurri non fossero reduci da una compilation di schiaffoni lasciata in dote dalla gestione Jacques Brunel. «Il nuovo commissario tecnico non si è presentato certo criticando quella gestione, anche perché il lavoro svolto con Jacques è stato ottimo. Non abbiamo finito bene sul piano dei risultati, ma qualcosa abbiamo costruito».
Paura? «No, non mi spaventa nulla. Il capitano, del resto, non deve fare cose impossibili, piuttosto deve comportarsi bene e dare l'esempio. E, nel mio ruolo specifico in campo, continuare a fare ciò che ho sempre fatto».

"GOOD START"
Nel frattempo prosegue il lavoro sul campo. «It's a good start», dice O'Shea al cronista. Lontano dai taccuini, l'ex allenatore degli inglesi Harlequins è felice dell'ambiente riuscito a creare nella primavera romana. Nonostante il gran lavoro a cui gli azzurri sono chiamati. Oggi, per esempio, dopo la palestra, tutti in campo per una maxi-seduta agli ordini del secondo Mike Catt. Passaggi, passaggi e ancora passaggi, per poi chiudere la sessione curando i punti d'incontro, competenza del tecnico degli avanti Giampiero De Carli.
Obiettivo dello staff, al momento, è caricare il più possibile, per poi studiare il recupero dei giocatori all'arrivo in Argentina. Non solo per via del jet lag: gli spostamenti nelle Americhe, infatti, non saranno dei più agevoli. Unico volo diretto sarà quello che da Toronto riporterà O'Shea e i suoi in Italia. Al termine del tour, il ct trarrà indicazioni importanti che potrebbero portare anche a un ampliamento dello staff con l'arrivo di un nutrizionista. In raduno si è parlato anche di mental coach. «Una figura fondamentale - ha riconosciuto il team manager Gino Troiani - ma che sarebbe il caso di inserire nelle accademie, nella fase di formazione dei giocatori. A questo livello il più deve essere già stato fatto».
Gli allenamenti si svolgono con la collaborazione di Marius Goosen e Gianluca Guidi, allenatori delle due franchigie di Pro 12 Benetton Treviso e Zebre. «Il nostro lavoro più importante deve iniziare proprio da club e franchigie», dice Gori in linea con quanto sostiene il ct. La Nazionale di O'Shea muove i suoi primi passi con una consapevolezza: non si può che migliorare.
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