Rugby, l'Italia si avvicina agli All Blacks, De Carli: «Ritroviamo il cinismo»

Rugby, l'Italia si avvicina agli All Blacks, De Carli: «Ritroviamo il cinismo»
di Christian Marchetti
3 Minuti di Lettura
Lunedì 19 Novembre 2018, 17:33
Più che un post-partita, un'allerta meteo. Perché il vento d'Italia-Australia ha lasciato nel gruppo azzurro diversi dubbi. Tanti che non riesce a nasconderli nemmeno il sempre diplomatico Giampiero De Carli, tecnico degli avanti intervenuto stamani dopo la prima mattinata di lavoro al Centro di Preparazione Olimpica all'Acqua Acetosa, Roma; il raduno in vista della sfida di sabato prossimo all'Olimpico (ore 15, diretta tv Dmax) contro la Nuova Zelanda, i leggendari All Blacks.

FORZE IN CAMPO
Anzitutto, quella che si presenta al cospetto dei campioni del mondo in carica, è un'Italia che torna oggi al 14° posto del ranking mondiale, scavalcata dagli Stati Uniti. I quali, sabato scorso, non hanno affrontato avversari della stessa caratura dei Wallabies, bensì la Romania, ma mettendo in fila, alla chetichella, risultati utili su risultati utili, sono riusciti a sorpassare anche l'Italia. Gli All Blacks restano invece saldamente in prima posizione, nonostante il ko in casa dell'Irlanda, seconda e ora staccata dai tuttineri di appena 1,37 punti. 

Quella scesa a Roma è dunque una Nuova Zelanda furiosa, nonostante in molti prevedano per la nazionale più famosa del pianeta vacanze romane come nemmeno la Hepburn sulla vespetta di Gregory Peck. Non che l'Italia sia proprio il massimo quanto a tranquillità. Vuoi il brusco risveglio australiano dopo lo scappellotto tirato alla Georgia, vuoi una rimessa laterale da registrare, vuoi le imprecisioni in fase d'attacco e vuoi, ultimi ma non ultimi, i mugugni del ct Conor O'Shea, apparso arrabbiato forse come mai per l'occasione mancata (quando ricapiterà un'Australia così?) e per il lisergico arbitraggio del francese Pascal Gauzere. D'accordo, questo non può essere un alibi, ma se la meta di Tebaldi fosse stata convalidata (com'era giusto, o com'era giusto, al limite, chiamare in causa il tmo) sarebbe stata tutta un'altra partita giocare in vantaggio 7-0 e con la squadra in palla. Per non parlare delle troppe decisioni da rivedere sul gioco a terra o sulla meta australiana d'inizio ripresa viziata, probabilmente, da un'ostruzione di Pocock.

BELLINI CIAO
Nel mare magno delle cattive notizie, l'infortunio al bravo Mattia Bellini, autore dell'unica meta italiana e di un'ottima prestazione, uscito anzitempo dal terreno di gioco con la spalla destra infagottata. Responso odierno: lussazione. Arrivederci al Sei Nazioni. Il buon Mattia rimpingua la lista degli infortunati in cui spicca, lo sappiamo già, il capitano Sergio Parisse, sostituito tuttavia da uno Steyn a tratti sontuoso. L'elenco potrebbe però arricchirsi presto con altri nomi. Da domani, con gli altri test medici, ne sapremo di più. Esami sullo stesso Bellini (tac e visita ortopedica) e "su alcuni giocatori scesi in campo contro l’Australia e che hanno riportato traumi importanti", come spiegato stamani dal team manager Gino Troiani.

CINISMO
Dicevamo della freddezza. Ecco le parole di Ciccio De Carli: "Nella ripresa abbiamo sofferto tanto nella rimessa laterale, ciononostante siamo riusciti a essere pericolosi. Manca più cinismo, contro squadre del genere conta molto sfruttare al meglio le occasioni che ti capitano". Appunto. Sebbene l'ex pilone della Nazionale abbia visto nel complesso "una prestazione, a livello globale, all’altezza dell’avversario che avevamo di fronte. Siamo stati pronti in tante occasioni, creando molto in attacco. Il finale del primo tempo ci ha penalizzato e abbiamo subito le poche iniziative degli avversari. Sul piano dell’energia, del confronto e dell’applicazione del piano di gioco siamo abbastanza soddisfatti e vorremmo avere questo tipo di standard per le prossime partite con maggiore precisione in attacco".

Chiosa finale: "L’Italia non è stata a guardare l’Australia, ha imposto anzi il proprio ritmo in più di un'occasione. Contro gli All Blacks sarà ancora più difficile ma cercheremo di giocare il nostro miglior rugby".
Aspetto fondamentale, visto il blasone di quelli che Ghiraldini e compagni avranno di fronte, ma non solo. Perché l'Irlanda insegna: occorre andare oltre la perfezione per rispondere con decisione ai migliori.  
© RIPRODUZIONE RISERVATA