SFIDA DECISIVA
Sappiamo, per nostra fortuna, com’è andata a finire grazie al tempismo del ct Brunel, ma adesso si avvicina la sfida che vale il Torneo per l’Italia e per Allan anche un viaggio nell’anima. «Per ora - dice al telefono mentre viaggia da Perpignan a Roma - cerco di restare distaccato anche perché non so ancora se giocherò, ma è invitabile sentire l’anormalità di questo match. Conosco molti degli avversari, in particolare Jonny Gray, il fratello di Richie. Con le under scozzesi abbiamo combattuto insieme molte battaglie che non posso dimenticare. E a Perpignan c’è Al Strokosch, sempre del giro della nazionale scozzese». Non dev’essere stato facile scegliere. «No, non lo è stato - ricorda lo studente di Economia a Londra - ma devo dire che la mia famiglia è stata magnifica nel non mettermi alcuna pressione. Mi sono rivisto bambino sui campi da rugby a Padova, poi in Inghilterra, poi in Sudafrica dallo zio John, e lì bastava sbagliare un placcaggio per mandare di traverso una giornata, e infine adolescente in Scozia. Il cuore, alla fine, mi ha detto di rispondere alla chiamata dell’Italia e adesso voglio dimostrare con tutta la mia volontà quello che posso fare anche contro i miei ex compagni di squadra».
IN RIBASSO
Gli scozzesi sono in ribasso: hanno perso due match su due come l’Italia, ma in maniera peggiore. «Non significa nulla - spiega il mediano di apertura, 5 caps - sapete che cosa vuol dire il Sei Nazioni: ogni partita fa storia a sé. Degli scozzesi ammiro la fierezza e lotto su ogni pallone per dimostrare che una parte di me è fatta di quell’orgoglio che permette loro di tenere testa alle grandi squadre. Vogliono evitare il cucchiaio di legno esattamente come noi. Il loro spirito di indipendenza è fenomenale, anche se personalmente voterei “no” al referendum di settembre per staccarsi dalle altre nazioni britanniche”. Battaglia in famiglia sabato a Roma: tua madre con la maglia azzurra in tribuna, papà a zio con quella scozzese. «Già, sarà un bel match anche quello».
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