Taekwondo, Vito Dell'Aquila in finale per l'oro. Origini, caratteristiche e regole della disciplina

Taekwondo, Vito Dell'Aquila in finale per l'oro. Origini, caratteristiche e regole della disciplina
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Sabato 24 Luglio 2021, 11:41 - Ultimo aggiornamento: 15:46

Prima finale alle Olimpiadi di Tokyo 2020 per un atleta azzurro, con Vito Dell'Aquila che sfiderà il tunisino Mohamed Khalil Jendoubi a partire dalle 14.45 per mettere a medagliere il primo oro dell'avventura italiana ai Giochi. La disciplina di competenza sarà il taekwondo, non una di quelle in cui l'Italia eccelle a tutte le edizioni, ma che forse sulla scia del ventenne di Mesagne potrebbe ritrovare nuova linfa in chiave futura. Scopriamo le caratteristiche di questo sport.

Le origini

Il taekwondo nasce in Corea fra gli anni '40 e '50 del ventesimo secolo, e si configura come uno sport da combattimento a contatto pieno, basato sull'uso di tecniche di calcio. Combina tecniche di combattimento e di difesa personale ma solo recentemente ha assunto lo status di una delle arti marizali più conosciute e, di conseguenza, praticate. Questa crescita gli ha permesso di essere preso in conisderazione dal Comitato Olimpico Internazionale, che a partire dalle Olimpiadi di Sidney 2000 lo ha inserito nella lista delle attività sportive che assegnano medaglie ai Giochi.

Le caratteristiche 

Nella versione moderna di questa arte marziale si identificano tre attività distinte che però si legano in maniera fluida tra loro. Il primo aspetto cardine del taekwondo è il combattimento, ma a differenza del pugilato, ad esempio, esso non è orientato al ko, perlomeno non a livello di principio, ma prevede che solitamente, attraverso la tutela dei combattenti con opportuno materiale respingente, gli incontri si decidano ai punti.

Questo amplifica la spettacolarità e allo stesso tempo contribuisce alla tutela del capitale umano coinvolto nella disciplina. 

Il secondo aspetto sono le forme, ossia come in molte arti marziali asiatiche la conoscenza di mosse e movimenti spettacolari che si eseguono in presenza di avversari immaginari. Terzo e ultimo aspetto sono l'unione di difese personali e prove di potenza, ossia quella serie di tecniche di braccia e gambe che servono da una parte a difendersi da un potenziale attacco o aggressione, e dall'altra a colpire i punti vitali dell'opponente.

 

Punteggio

Per mettere a segno punti l'atleta deve colpire l'avversario sulla corazza con tecniche di calcio (che valgono 2 punti o il doppio se in rotazione) e di pugno (un punto), oppure in testa ma con sole tecniche di calcio (3 punti, 5 se in rotazione). Il contatto è pieno e il ko è ammesso, anche se si configura molto raramente. Non c'è alcun limite ai colpi che si possono infliggere, a meno che non si proceda ad un attacco falloso o una qualsiasi altra azione che richieda l'intervento dell'arbitro.

Perché un punto sia valido esso deve soddisfare alcuni requisiti di potenza e precisione: in caso contrario non sarà conteggiato. Al termine dei tre round canonici l'atleta con il maggior numero di punti vince l'incontro. Nell'eventualità di una perfetta parità al termine dei tre round, se ne disputa un quarto round della durata di un minuto in cui vale la regola del Golden Point, che decreta vincitore l'atleta che riesce a segnare per primo un punto (o che decreta perdente l'atleta che commette due scorrettezze ricevendo due penalità).

Se anche il quarto round finisce in equilibrio, la vittoria viene assegnata secondo il numero di colpi registrati dal sistema elettronico, il numero di round vinti, e il numero di penalità accumulate nel match e in un'ultima istanza. La squadra arbitrale è composta generalmente da 2 giudici d'angolo, posti ai margini del quadrato di gara e un arbitro centrale.

 

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