Rio 2016, Phelps squalo dalla pinna d'oro: Michael per la ventunesima volta sul gradino più alto del podio

Michael Phelps, la compagna Nicole Johnson e il piccolo Boomer
di Piero mei
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Giovedì 11 Agosto 2016, 09:06
Se Phelps fosse uno Stato e le Olimpiadi avessero appena spento la fiaccola a Rio, sarebbe, dopo i tre ori appena vinti, al posto numero 40 nel medagliere storico delle Nazioni. Avrebbe vinto 21 ori, quanti la Repubblica Ceca e l'Etiopia, che a fronte del 21-2-2 (score dell'oro, argento, bronzo di Michael) avrebbero rispettivamente un 21-24-23 e un 21-7-17, ma con 10 milioni e mezzo di abitanti, oppure 94.1 milioni che sono il popolo etiope. Sarebbe il quarantesimo Paese del mondo di quelli andati a medaglia dal 1896 a oggi, ai quali andrebbero aggiunti i tanti smedagliati. A Rio le bandiere sono 206. Alla conta degli ori, e solo di quelli, Phelps sarebbe avanti ai 18 dell'Argentina (abitanti 41.45 milioni) ed ai 17 della Giamaica (2.715), che però, giacché i Giochi non sono fatti a Rio, ne ha prenotati un tesoretto di tre con Bolt, più il resto. Ma anche a Phelps rimangono due o tre gare ancora, dopo le staffette vinte e i 200 delfino di ugual risultato ieri notte. Alla conta delle medaglie ogni metallo, Michael con le sue 25 sarebbe alla pari della Georgia (4.47 milioni) e della Thailandia (67.04) e una sotto l'India che però con il suo 9-6-11 gli è ben al di sotto nell'oro e ben al di sopra nei numeri: 23 partecipazioni e un miliardi 252 milioni d'abitanti, secondo Paese più popoloso sulla Terra, dopo la Cina.
 
RITORNO DA FUORICLASSE

Phelps è uno ed alle Olimpiadi è stato appena cinque volte, di cui la prima d'assaggio, quindicenne a Sydney 2000. Ma Phelps non è uno Stato: è solo un uomo. O forse un delfino che s'è fatto uomo. Del delfino ha lo stile e l'acquaticità (ma è anche rana e gli altri due umani stili, il dorso e il libero), dell'uomo ha tutto il resto, comprese le fragilità che ha saputo affrontare e vincere. E' il figlio dei vicini di casa, che una volta s'è fatto uno spinello e l'hanno squalificato per condotta immorale (sarebbe da vedere i mammasantissima che l'hanno giudicato...) e un'altra è stato pizzicato ubriaco al volante: patente ritirata e clinica di riabilitazione. Si era ritirato dopo Londra 2012, faticava a vivere e stava tornando: ha lasciato l'alcool ed ha preferito di nuovo l'acqua, delfino astemio. Del resto è un ragazzo (31 anni adesso) che quando decide di fare una cosa la fa: da bambino non voleva mettere la testa sott'acqua, aveva l'impressione di soffocare, ma poi ha imparato a nuotare come lo vediamo; da adolescente soffriva di deficit d'attenzione e iperattività, ma a 12 anni stabilì di smetterla con le medicine e, crescendo, dall'avere l'argento vivo addosso ha, come dimostrato, cominciato ad avere addosso l'oro vivo. Ed ecco, allora, tutto il resto: i sei ori di Atene 2004, gli otto di Pechino 2008, per battere d'uno il Supereroe Mark Spitz di Monaco '72 (beh, uno forse glielo regalarono, quando Cavic toccò prima di lui ma fece minor pressione sulla piastra che dunque non reagì), i quattro di Londra, i tre, per il momento, di Rio 2016. Per non dire dei titoli mondiali e dei primati del mondo (33 sono le medaglie, 26 delle quali luccicano d'oro, 39 sono i primati che gli sono appartenuti, dai 100 ai 200 del delfino, dai 200 ai 400 dei misti, nei 200 dello stile libero e in tutte le staffette). E' stato l'uomo vitruviano in posa con il costumone, adesso è l'uomo a pois, che pratica il cupping, tecnica di medicina cinese tipo il balsamo della tigre. Presto vedremo anche sulle spiagge maschi a pois: ma non nuoteranno mai come Phelps, nessuno l'ha mai fatto. Un'altra statistica dice che nel nuoto maschile, alle Olimpiadi, quanto a ori, Michael da solo sarebbe il terzo Paese del mondo dopo Stati Uniti e Australia.