Rio 2016, l'Italia va a 200 all'oro. Parte la caccia alla medaglia storica

Rio 2016, l'Italia va a 200 all'oro. Parte la caccia alla medaglia storica
di Piero Mei
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Sabato 6 Agosto 2016, 09:59 - Ultimo aggiornamento: 15:12
 L'Italia vuole (e può) partire subito a 200 all'oro. Per il momento sono a quota 199, che è il numero di vittorie olimpiche nella storia sportiva di un'Italia sempre presente se le si accredita, come si dovrebbe o potrebbe, la partecipazione di un paio di migranti dell'epoca, il ciclista Frank Bizzoni e il nuotatore Louis de Breda Handley, che sarebbe pure, come figlio di un cittadino vaticano, il primo e unico rappresentante di questo Stato ai Giochi. L'oro 199 lo conquistò nel penultimo giorno olimpico di Londra Carlo Molfetta, taekwondo, categoria +80, che sconfisse Obame, gigante del Gabon. L'oro numero 200 ha parecchi indiziati, e se, scongiuri ammessi, gli azzurri oggi vincitori fossero più d'uno, l'attribuzione del numero dipenderà dagli orari di svolgimento delle gare e quindi dalla loro conclusione, da considerare tenendo conto di orari, fusi e décalages vari. Potrebbe essere una stoccata della Fiamingo, un tiro della Zublasing, una freccia degli arcieri d'Italia (con Galiazzo e Nespoli bravissimo ieri il ragazzo Pasqualucci), un colpo di pedale dei ciclisti delle isole, Nibali siciliano ed Aru sardo. Ma ai Giochi non è mai detto: e, a proposito, è lì Gabriele Detti, nuotatore di grinta e rango, che nei 400 stile, la gara, è campione d'Europa. E' sulla spiaggia di Copacabana, forse, che l'Evento potrebbe trovare realizzazione: è lì che si concluderà la gara di ciclismo su strada, quella di Nibali ed Aru (ma forse non solo fra i cinque italiani, il numero è chiuso). La prova olimpica è di solito una classica corsa in linea e dunque adatta più a un velocista, magari di lunga corsa, che non a un vero faticatore. Ma il percorso è di quelli che mettono a dura prova le gambe e l'acido lattico: un paio di circuiti da fare più d'una volta, quello iniziale di Grumari con micidiali rampe non lunghe, che però raggiungono una pendenza anche del 24,15; per dire il Mortirolo è del 18, lo Zoncolan del 22, salite che fanno l'epopea del Giro. Qui sarà più breve, ma più intenso: capita nella vita. E ad ogni salita corrisponde magari una altrettanto paurosa discesa, che tratti può apparire dirupo: è una specialità azzurra. Per giunta c'è un tratto di pavé, che per quanto brevemente asfaltato con scorno degli abitanti locali, è sempre una fatica anche di equilibrismo. E poi c'è il circuito della Vista Chinesa, così chiamato per un belvedere in stile, dal quale, avendone il tempo, s'ammirano il Cristo Redentore, il Pan di Zucchero e, se ci si vede bene da lontano, e si ha fortuna, la ragazza d'Ipanema. Vincenzo Nibali e Fabio Aru non avranno testa né tempo per queste distrazioni.

MASSIMA CONCENTRAZIONE
Come dovranno avere il massimo della concentrazione sul bersaglio gli altri indiziati del Duecento. I precedenti con numero simbolico sono stati il numero 1 Gian Giorgio Trissino, che in sella al cavallo Oreste vinse il primo oro d'Italia nel salto in alto (misura 1,85) in una piazza di Parigi nella quale era stato costruito il campo ostacoli nel 1900 (c'è chi dice che non fosse lui ma Federico Caprilli, il preparatore dei cavalli e inventore dell'equitazione naturale, il quale, essendo militare ed avendogli i superiori proibito l'espatrio, non poteva figurare presente); il numero 10 dello schermidore Nedo Nadi, che ad Anversa 1920 vinse l'oro in tutte le specialità: al re del Belgio che lo premiava ogni volta, alla terza occasione, quando il sovrano fra l'ammirato e l'annoiato gli disse Sempre lei, signor Nadi!, rispose Con il permesso di Vostra Maestà credo che dovrà premiarmi ancora e così fu. Il numero 50 è di Ondina Valla, vero nome Trebisonda, che a Berlino '36 vinse gli 80 ostacoli e fu la prima donna d'oro d'Italia ai Giochi Olimpici: vinse al fotofinish perché, dicevano le avversarie invidiose, aveva il petto più prorompente. Mario Zanin, ciclista dilettante (ai tempi i professionisti erano banditi dai Giochi) vinse l'oro numero 100 sulle strade di Tokyo 1964. Andò a cento all'oro: ora Nibali ed Aru (diamo un'occhiata anche a Diego Rosa) vanno per il doppio.