Percesepe, il "guru" della marcia: «I miei ori nati a Ostia»

Percesepe, il "guru" della marcia: «I miei ori nati a Ostia»
di Alessandro Cristofori
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Sabato 14 Agosto 2021, 07:30

Lo chiamano il guru. E il team che ha messo su a Castel Porziano, un gruppetto di marciatori che ha sbancato Tokyo, ormai si presenta come il Parcy team... Patrizio Patrick Parcesepe è l’uomo dietro gli ori di Massimo Stano e Antonella Palmisano, il tecnico che li ha allenati per anni sull’asfalto di Ostia, affinandone la tecnica ma innanzitutto preparandoli psicologicamente. 
Parcesepe, com’è stato il ritorno a casa dopo i trionfi a Tokyo?
«Pensavo di prendermi venti giorni di vacanza ma non è stato possibile perché il cellulare non ha mai smesso di squillare. Va bene così, vorrà dire che rimanderò le ferie più avanti».
Quali emozioni le restano delle gare di Stano e Palmisano?
«Sono tante le cose che mi vengono in mente, ma un paio le ricordo molto bene. Antonella andava convinta, motivata, le ho detto che nella vita non esistono giorni ideali. Siamo noi a renderli tali, quindi l’ho pregata di trasformare quel 6 agosto come il giorno più importante della sua vita. Massimo invece era motivatissimo, non aveva bisogno di nulla, gli ho fatto solo una richiesta: fammi piangere quando tutto sarà finito. Entrambi ci sono riusciti alla grande».
Due medaglie costruite a Ostia, nel centro delle Fiamme Gialle e dentro la pineta di Castel Fusano...
«La pineta è il mio luogo preferito e al ritorno a casa mi ha colpito leggere sulla strada che abbiamo percorso non so quante volte, una scritta che inneggiava a noi: “Ostia padrona della 20 km di marcia olimpica. I lidensi ringraziano Palmisano, Stano, Parcesepe”. Abbiamo realizzato di aver avuto un grande tifo alle spalle che ha sofferto e gioito con noi a migliaia di chilometri di distanza. Mi auguro che tutto questo serva affinché l’atletica non rimanga uno sport da seguire solo nei grandi eventi come i Giochi olimpici».
Lei fa parte del corpo delle Fiammme Gialle e nel 2010 si è trasferito presso la caserma di Castelporziano. Come è stato l’impatto con la realtà romana?
«Io sono nato a Nyon ma Ostia è diventata la mia seconda casa. Mi ha subito divertito il dialetto romano. Andare a fare la spesa era uno spasso, sembrava di essere a teatro. Mi piace molto la storia e quindi non posso che subire il fascino di questa città».
E il suo rapporto con Ostia?
«Adoro il mare ma preferisco viverlo in inverno, quando il vento è freddo e posso concedermi delle meravigliose passeggiate. Un mio desiderio sarebbe quello di avere a disposizione quel panorama ogni volta che apro la finestra. La vista del mio terrazzo è invece la pineta di Castel Fusano».
Stano e Palmisano hanno già degli eredi?
«Tra quelli più vicini a fare il salto di qualità ci sono Francesco Fortunato, un ragazzo del 1994 nato ad Andria ma ormai stabilito a Roma. Cito anche il livornese Gianluca Picchiottino del ‘96 e il cremonese Riccardo Orsoni del 2000. Sentirete parlare di loro».
A cinquantacinque anni, dopo aver raggiunto tanti traguardi, riesce a dedicarsi anche ad altre passioni?
«Quando non alleno cerco sempre di studiare per migliorare e aggiornarmi. Ho fatto anche dei corsi d’inglese. Mi concedo giusto delle chiacchierate al bar con un paio di amici con cui condivido la passione per l’atletica».
Ma almeno una cena per festeggiare gli ori l’avete fatta?
«La stiamo organizzando. E visto tutte quelle che ho già fatto fino ad ora, quando sarà finito tutto, non avrò il coraggio di guardare la bilancia».
In 24 ore i suoi atleti le hanno regalato due ori olimpici. Cosa altro desidera?
«Mi piacerebbe che si facesse di più per il nostro mare e soprattutto per la pineta di Castel Fusano.

A correre e passeggiare ci vanno anche i ragazzi e le famiglie ma con i pini che hanno ormai distrutto l’asfalto può diventare pericoloso. Spero si intervenga adeguatamente perché potrebbe diventare la nostra Central Park».

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