Paralimpiadi: Ambra, Martina e Monica, le loro storie. Dall'attacco in Afghanistan (di Contrafatto) all'incidente in moto (di Caironi)

Paralimpiadi: Ambra, Martina e Monica, ecco le loro storie. Dall'attacco in Afghanistan (di Contrafatto) all'incidente in moto (di Caironi)
di Benedetto Saccà
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Sabato 4 Settembre 2021, 18:59 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 07:48

Fantasticamente eroiche, le tre ragazze italiane. Ché, del resto, storico è stato il tris colorato di azzurro nella finale dei 100 metri femminili categoria T63 (gli atleti che competono con protesi a un arto) alle Paralimpiadi di Tokyo. A vincere la medaglia d’oro è stata Ambra Sabatini, che ha pure aggiornato il record del mondo. L’argento l’ha conquistato Martina Caironi, mentre il bronzo Monica Graziana Contrafatto. Brave? Nonnò: bravissime. E tutte rivestite da vite molto vissuta, e momenti di sofferenza liquida, e momenti di ripartenze – le discese ardite, e le risalite. Eccole, le loro storie.

Ambra Sabatini

Ambra Sabatini, la medaglia d’oro, ha soltanto 19 anni (è del 2002): è nata a Livorno, però vive a Porto Ercole, in provincia di Grosseto. E appartiene alla Fiamme Gialle. Il 5 giugno del 2019, viaggiava con il motorino insieme al papà e andavano un allenamento di atletica. Un’auto li ha colpiti e, dopo l’incidente, alla giovanissima Ambra è stata amputata la gamba sinistra sopra il ginocchio. Non si è arresa. Mai. Prima ha tentato la via del nuoto, poi del ciclismo e infine, ottenuta una protesi da corsa, è tornata in pista. Oggi il suo trionfo, condito dal record del mondo. «La desideravo troppo la medaglia, rappresenta il riscatto di questi due anni dall'incidente e finalmente mi sento completa», ha raccontato dopo la gara.

Un esempio; ma che esempio, ladies and gentlemen. Chapeau.

Martina Caironi

Invece Martina Caironi, l’argento, ha 31 anni. È originaria di Alzano Lombardo, in provincia di Bergamo, e abita a Bologna. Anche lei, giovanissima, ha dovuto subire l’amputazione della gamba sinistra dopo un incidente in moto. Aveva 18 anni e, nella notte tra il primo e il 2 novembre del 2007, rientrava da una festa in motorino con suo fratello. Una macchina li ha centrati e il destino ha separato le strade: lui è rimasto illeso, lei con la gamba schiacciata. Inevitabile l’amputazione. Con una forza pazzescamente impressionante, Martina ha saputo risollevare la testa – e la vita. Così, nel 2012, si è laureata campionessa paralimpica ai Giochi di Londra nei 100 metri, mentre l’anno successivo ha ottenuto due ori (ancora nei 100 e nel salto in lungo) ai Mondiali paralimpici di Lione. E non solo. È stata protagonista del docu-film titolato “L’Aria sul viso”.

Monica Graziana Contrafatto

Monica Graziana Contrafatto, oggi bronzo, ha 40 anni: è di Gela, in provincia di Caltanissetta, e vive a Roma. Negli ultimi anni si allena a Rieti con la Studentesca Milardi. Prima di essere un’atleta, è stata una soldatessa: era parte del 1º Reggimento bersaglieri, Fanteria. Ed è stata la prima donna dell’Esercito a ottenere una decorazione: perché, il 4 maggio del 2015, ha ricevuto la Medaglia al valore dell’esercito per il comportamento tenuto durante un attacco subito il 24 marzo del 2012 in Afghanistan, nella provincia di Farah. Un sergente del Genio, Michele Silvestri, è morto nell’esplosione e cinque feriti sono subito risultato molto gravi. Monica ha perso, così, la gamba destra. A seguire ha ricevuto la Medaglia d’oro al valor civile della Regione Siciliana, la Croce d’onore alle vittime di atti di terrorismo o di atti ostili impegnate in operazioni militari e civili all’estero, come detto la Medaglia d’oro al valore dell’Esercito ed è stata nominata Ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana. Ha ritrovato il sorriso, ammirevole, dedicandosi allo sport: e collezionando un bronzo paralimpico nei 100 metri piani ai Giochi di Rio de Janeiro nel 2016. 

Insomma. Le tre ragazze azzurre raccontano e ci insegnano che niente davvero è impossibile; e che tutto si può ottenere perfino dal nulla, anche se si è persi nel buio più nero. Che forza spettacolare – a tonnellate. Come d’altronde dice la canzone: «Su nel cielo aperto, e poi giù il deserto, e poi ancora in alto, con un grande salto...».

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