Da Ashleigh Barty al Dream Team, quanti flop nei primi giorni di Tokyo 2020

Da Ashleigh Barty al Dream Team, quanti flop nei primi giorni di Tokyo 2020
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Lunedì 26 Luglio 2021, 16:49 - Ultimo aggiornamento: 17:04

Non sono di sicuro i Giochi Olimpici più scontati e prevedibili questi di Tokyo 2020, anzi. Sono solo tre le giornate di competizioni portate a conclusione, ma a prendersi il proscenio non sono stati sempre i grandi favoriti delle rispettive discipline, e molti sono stati gli outsider "cannibali".

I primi grandi flop

Si parte dal Dream Team, che di sicuro fa un tonfo tanto fragoroso quanto indolore, perché la sconfitta alla prima uscita asiatica contro lo Francia non compromette, almeno per ora, il cammino verso la medaglia d'oro, vinta sempre alle ultime tre Olimpiadi, senza mai perdere peraltro. L'ultima sconfitta è data 2004, ad Atene, quando fu l'argentina indemoniata di Manu Ginobili e di un giovannisimo Luis Scola a fermare la polveriera americana guidata allora da LeBron James e Allen Iverson.

L'altro flop, o semiflop che dir si voglia, è sempre di una statunitense, Kate Ledecky, fenomeno 24enne del nuoto, che a Rio 2016 aveva fatto incetta di medaglie - 4 ori e 1 argento - dove l'unica sbavatura fu di squadra nella 4x100 stile libero. Negli individuali invece non ci fu avversaria che tenne, ma all'esordio in piscina a questi giochi l'australiana Ariarne Titmus ha fermato in finale la ruota che girava da quasi 5 anni, con tanto di esultanza scomposta e quasi indecorosa di coach Dean Boxall, salito un tantino sopra le righe.

La terza sopresa in "quasi negativo" è ancora targata stars and stripes e di nome fa Simon Biles, che ha mancato il consueto appuntamento con la perfezione per scoprirsi vulnerabile di fronte ad un altro astro della ginnastica, quella Vanessa Ferrari tinta di azzurro che dopo tante sofferenze andrà a competere sul palcoscenico dei più grandi e coi più grandi. 

Non sono solo d'oltreoceano le stelle cadute in disgrazia nelle notti asiatiche di Tokyo. C'è anche una olandese, quell'Annemiek van Vleuten che s'accorge e ammette di aver fatto male i calcoli sul conto di Anna Kiesenhofer, che ha dominato la gara ciclistica in linea femminile mettendo in fila prima la grande favorita trentottenne e poi la nostra Elisa Longo Borghini, che mette agli annali un metallo bronzeo non così tanto scontato.

Chiude la trafila delle grandi cadute in disgrazia una numero uno indiscussa, Ashleigh Barty, che poco più di 15 giorni fa ha trionfato sui campi in erba di Wimbledon, non proprio il più modesto dei tornei tennistici di provincia. La matador della 25enne di Ipswich è appunto una spagnola, Sara Sorribes Tormo, che non fa sconti di riverenza nei confronti di quella che oggi è senza timore di smentita la più forte interprete donna dello sport che pratica.

Un'Olimpiade a tratti prevedibile, a tratti molto strana, ma oggi anche particolarmente sorprendente.

Nella speranza e nell'attesa che qualche grande capitombolo accada a qualcuno degli avversari degli azzurri. Perché, si sa, qualche medaglia in più non fa mai poi tanto male.

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