Rio 2016, leggenda Bolt: si prende anche i 200 metri

Rio 2016, leggenda Bolt: si prende anche i 200 metri
di Carlo Santi
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Venerdì 19 Agosto 2016, 03:49 - Ultimo aggiornamento: 12:56

dal nostro inviato RIO DE JANEIRO Il Dio della velocità è sempre lui, l’Usain Bolt che fa impazzire lo stadio, corre come nessuno sa fare, padrone della pista e della velocità. Bolt splende nell’arena olimpica, si prende anche l’oro dei 200 metri, l’ottavo della sua straordinaria collezione olimpica.
Diciannove secondi e 78 centesimi per volare verso il successo. Nessuno lo ha infastidito, neppure il Merritt che alla vigilia sembrava poter vincere. Merritt, invece, è crollato, solo quinto – era l’unico americano: ma dov’è lo sprint degli Usa? – con 20”19. Se il canadese Andre de Grasse è secondo con 20”02 e non sorprende, chi lo fa è il francese Christope Lemaitre, splendido terzo con 20”12, identico tempo dell’olandese Martina, quarto. Lemaitre è stato autore di un rettilineo finale in grande rimonta. Difatti, all’uscita della curva navigava in settima posizione.
 

 

Bolt ha vinto pur correndo non al meglio; la sua azione è parsa dura, ma il motore è quello di un potente bolide di Formula 1 mentre gli altri viaggiavano su auto normali, senza neppure il turbo. In curva Usain ha aperto il gas, gli altri subito dietro, all’inseguimento disperato, intossicati anche.
Il rettilineo è stato un’apoteosi per il Fulmine osannato come un Dio dallo stadio. Lui ha risposto a tutti con il sorriso correndo in tribuna dal clan dei giamaicani. E poi l'immancabile gesto dell'arco e della freccia. Bolt è unico: campione, istrione, portento.

Corre e incanta, il lampo della Giamaica. E’ il fenomeno che ha cambiato per sempre l’atletica. Bolt non ha abbattuto un muro come è capitato ad altri, come hanno fatto Dwight Stones nell’alto che una notte d’estate del ’73 a Monaco per primo si è arrampicato nell’alto a 2.30 e poi la zar Bubka che un giorno di luglio dell’85 a Parigi oltrepassò i 6 metri nell’asta ma anche Said Aiuta che sulla pista dello stadio Olimpico di Roma al Golden Gala dell’87 è sceso per primo sotto i 13’ nei 5000 metri.
Bolt è un’altra cosa: è spettacolo insieme alla straordinaria forza, alla determinazione con la quale cerca il successo. Lui batte gli avversari e ogni volta lo fa con il sorriso, quel sorriso che incanta lo stadio.

Campione e istrione, abbiamo detto, e Usain si cala sempre perfettamente nel suo ruolo che è quello dell’atleta che non si sente eroe anche se il Fulmine eroe lo è per davvero. Chissà, potrebbe trovare la voglia, se la saluto lo assisterà, tra un anno di volare sotto i 19" nei 200 che sente la sua gara. Per farlo, però, dorà tornare a valere il record del mondo nei 100 metri, ossia correre vicino ai 9"50-9"55.
Lui, l’uomo degli undici titoli e tredici medaglie mondiali che adesso insegue il fantastico triplete olimpico fancedo suo anche l'oro della 4x100, ha cambiato la velocità: corre come se non esistesse la forza di gravità. Anche quando nessuno si aspetta il grande risultato, lui batte un colpo e si fa sentire.
Qui, nell’Olimpiade che doveva essere Meravilha ma tale non è perché la festa olimpica nasconde la realtà del Brasile, Bolt ha vinto prima i 100 metri giocando con tutti, controllando a modo suo – ossia frenando – gli avversari. In finale ha sorpassato: meglio, surclassato, Justin Gatlin che è il meglio del resto del mondo. Adesso ha toccato il cielo con un dito prendendosi anche l'oro dei 200 metri.
Leggenda lo era già prima di Rio. Adesso è qualcosa di più questo campionissimo al quale la Giamaica dovrebbe dedicare mezza isola e non solo un’autostrada. Qui, a casa di O Rei Pelè, il jet Bolt ha stregato il cuore di tutti.
 
Le dieci fatiche di Ashton Eaton
Ashton Eaton, l’Ercole dell’atletica, ha vinto ancora l’oro olimpico del decathlon come aveva fatto a Londra e un anno fa al Mondiale di Pechino (ma anche a quello precedente di Mosca 2013). Stavolta il ventottenne campione dell’Oregon non è riuscito a migliorare il suo primato nel mondo, lo straordinario 9.045 punti di Pechino quando seppe correre i 100 in 10”23 e i 400 in 45”00. Eaton si è imposto con 8.893 punti, 59 in più del francese Kevin Mayer. Questi i parziali di Eaton: 10”46 nei 100, 7.94 nel lungo, 14.73 nel peso, 2.01 nell’alto e 46”07 nei 400 metri nella prima giornata; 13.80 nei 110 ostacoli, 45.49 nel disco, 5.20 nell’asta, 57,77 nel giavellotto e 4’23”33 nei 1500 metri.
La famiglia Eaton torna a casa da Rio con due medaglie, l’oro di Ashton e il bronzo di sua moglie, la canadese Brianne Theisen-Eaton terza appunto che nell’eptathlon.
 
Caster Semenya verso l’oro degli 800 metri
Senza rivali, nella gara che porterà ancora polemiche, quella degli 800 metri femminili la cui finale ci sarà oggi, la sudafricana Caster Semenya ha corso in semifinale in 1’58”16 e alle sue spalle la britannica Lisney Sharp con 1’58”65. Polemiche, dicevamo, per la presenza della Semenya che dal 2009 quando ha vinto l’oro mondiale a Berlino fa discutere per la questione del sesso, o meglio del testosterone. Le regole attuali permettono alla sudafricana di correre, e questo basta.
Di certo, in finale tremerà il record del mondo, il vecchissimo (1983) 1’53”28 della cecoslovacca Jarmila Kratochvilova. Non è riuscita a raggiungere l’ultimo atto della gara l’azzurra Santiusti, settima nella prima semifinale con 2’00”80. Nei 400 ostacoli femminili oro per la statunitense Dalilah Muhammad con 53”13; seconda la danese – prima medaglia per il suo Paese – Sara Petersen in 53”55.
 

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