Maria Centracchio e il Molise che "mena forte"

Maria Centracchio e il Molise che "mena forte"
di Gianluca Cordella
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Mercoledì 28 Luglio 2021, 07:30

dal nostro inviato a Tokyo

Bionda, tosta e con un bronzo al collo che fa grande il judo italiano. No, non è Odette Giuffrida anche se la romana in qualche modo c’entra. E’ stata infatti la sua medaglia a dare a Maria Centracchio la forza per trasformare in realtà l’impossibile. Quello della 26enne di Isernia è finora il podio più incredibile di queste Olimpiadi. Soprattutto perché arriva da un posto che, secondo molti, non esiste: il Molise. «Io ho dimostrato che esiste. E mena forte». Scherza lei, finalmente sorridente dopo aver versato fiumi di lacrime di gioia. Dopo la vittoria contro l’olandese Juul Franssen, arrivata al golden score al termine di un incontro “sporco” e difficile, la Centracchio ha lasciato andare le lacrime. E poi è corsa a cercare e abbracciare proprio la Giuffrida, che tifava per lei in tribuna. «Abbiamo un grande feeling, esserci l’una per l’altra è un valore aggiunto», dice il neo-bronzo olimpico della categoria 63 chili. E la conferma arriva dai social, dove le foto delle due insieme abbondando. Ma se la gioia di Odette per l’amica medagliata ha riempito l’interno del Nippon Budokan, quella del Molise ha saturato tutto lo spazio esterno tra Isernia e Tokyo. Mai un atleta della regione aveva centrato una medaglia individuale nella storia olimpica. I numeri sono quelli che sono, Maria stessa è la sola atleta molisana della mastodontica spedizione azzurra. Comprensibile la voglia di festeggiare con tanto di onorificenze che già fioccano: il Comune di Rocchetta a Volturno, minuscolo centro di mille anime dove vive la famiglia, ha annunciato che le conferirà la cittadinanza onoraria e, intanto, per l’8 agosto ha preparato una maxi festa per accogliere Maria al ritorno a casa.
ALLE ORIGINI
E non si può non partire dalla provincia di Isernia se si vuole comprendere cosa c’è dietro questa medaglia. Il papà di Maria, Bernardo, è un’istituzione del judo nazionale. Rimasto orfano di entrambi i genitori è cresciuto in un collegio a Napoli, dove ha incontrato lo sport di famiglia. E mai definizione fu più azzeccata perché a scorrere l’albero genealogico della Centracchio si trovano solo judoka. Merito della bravura del papà che, cresciuto, si è spostato a Rocchetta dove ha fondato la sua palestra e, da lì, con la sua passione, ha iniziato a contagiare tutti. Oltre a Bernardo praticano il judo anche la moglie Silvia, mamma di Maria e di Luigi, 18 anni, a Tokyo insieme alla sorella come sparring partner. «Su di lui puntiamo per Parigi 2024», dice il presidente della Fijlkam Domenico Falcone. Ma Bernando ha anche tre figli dalla precedente moglie che, nemmeno a dirlo, sono tutti judoka. Finita la famiglia, la passione è iniziata a traboccare fuori dalle porte di casa contagiando tutto il paese che una volta si tassò per consentire a Maria di andare a dare una gara giovanile, e adesso ha anche un sindaco con il judogi, Teodoro Santilli. Si “salva” solo il fidanzato di Maria, Gabriele Chilà, già campione italiano di salto in lungo, ma forse solo perché è andato a vivere e ad allenarsi a Castelporziano. Insomma, se Maria non è una predestinata, poco ci manca. La categorie giovanili le ha attraversate tutte prendendosi il titolo di campionessa nazionale. 
PERIODO DIFFICILE
A Tokyo ci è arrivata dopo un periodo difficilissimo, in cui ha dovuto superare prima la mononucleosi e poi il Covid.

Ma il ranking l’ha premiata. In tabellone è entrata da ventisettesima della graduatoria. Non una delle favorite, insomma, con tutto ciò che ne consegue a livello di percorso nel torneo. Per questo si può parlare di un podio della volontà. Quel carattere che l’ha portata ad allenarsi duramente con il papà nella palestra di casa quando potevano entrarci solo loro due e tutti gli altri erano tenuti fuori dal lockdown. Quella grinta che le fa dedicare questa medaglia a tutte le donne: «Non siamo il sesso debole e ci possiamo difendere in qualsiasi situazione, spero che questa medaglia dia coraggio e forza a tutte quante».

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