Lucilla Boari e il bronzo rosa nell'arco: «Scrivete che ho fatto la storia»

Lucilla Boari e il bronzo rosa nell'arco: «Scrivete che ho fatto la storia»
di Gianluca Cordella
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Sabato 31 Luglio 2021, 07:30

dal nostro inviato a Tokyo

Cinque anni fa stupì il mondo, ieri l’ha conquistato. Lucilla Boari da Rivalta sul Mincio, 24 anni, diventa l’ennesima donna di queste Olimpiadi sempre più rosa a marchiare con il proprio nome la storia dello sport azzurro. Il bronzo conquistato ieri è il primo vinto dall’Italia dell’arco nell’individuale femminile. Un’emozione che chiama emozione. Succede tutto quando l’arciera si collega in serata con Casa Italia per chiacchierare con i media. Le vengono mostrati due video. Nel primo c’è un ragazzo che le rivolge un messaggio affettuoso; nel secondo una ragazza che le parla in inglese. Lucilla, candidamente e un pochino commossa, spiega: «Lui è il mio amico Sandro, uno dei miei primi tifosi, e lei è Sanne, la mia fidanzata». Sanne è la collega olandese de Laat, che però gareggia nel compound che non è disciplina olimpica. Dunque ha dovuto trepidare a distanza. E il messaggio che manda all’azzurra lo conferma: «Sono molto orgogliosa di quello che hai fatto. Non vedo l’ora che ritorni, ti sto aspettando per darti un grande abbraccio. Ti amo tanto». Un altro capitolo bellissimo di questi Giochi che brillano con tutti i colori dell’arcobaleno.
CINQUE ANNI DOPO
Boari da record, dunque, ma già lo era. Prima di questa medaglia, il miglior piazzamento dell’arco femminile era il quarto posto a squadre di Rio 2016, con podio sfumato a un passo. Lucilla guidava il terzetto che comprendeva anche Guendalina Sartori e Claudia Mandia. Un risultato che, purtroppo, si segnalò non per l’esaltazione del piazzamento, clamoroso in sé, quanto perché un quotidiano lo accolse titolando: “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico”. Ne seguì una mobilitazione sui social - l’hashtag #jesuiscicciottelle andò in testa a quelli più usati - che portò alle dimissioni del direttore che aveva autorizzato quel titolo. «Non è stato un bell’aggettivo, ci è stato detto che non voleva essere dispregiativo ma è passato l’esatto contrario», racconta Lucilla, che oggi si aspetta di leggere i titoli che merita: «Scrivete che ho fatto la storia».
AFFARI DI FAMIGLIA
Materia che «a scuola non mi piaceva, anche se la insegna mia mamma», aggiunge ancora, evidentemente più tranquilla e disinvolta. Durante la gara non tradisce emozioni, è sempre concentrata e imperturbabile. Ma adesso, da quando ha battuto nella finale per il terzo posto l’americana McKenzie Brown, sembra un’altra persona. «La notte scorsa non ho dormito per quanto desideravo questa medaglia, perciò se mi sono addormentata adesso e sto sognando svegliatemi subito. Questo è un bronzo ma vale quanto un oro”. A Rio era una ragazzina. Aveva appena 19 anni ed era volata in Brasile subito dopo gli esami di maturità. Ciononostante si era segnalata come una delle promesse dell’arco azzurro. Cinque anni dopo ha confermato quelle aspettative e ora spera di fare da apripista al movimento femminile. D’altra parte per Lucilla l’arco è una specie di vocazione, ereditata a 7 anni dal padre, docente come la moglie e, appunto, arciere come la figlia. 
Una vocazione che già a 16 anni l’ha portata a lasciare il tetto di famiglia nel mantovano per trasferirsi a Cantalupa, vicino Torino, dove c’è il centro di preparazione della FitArco. La mattina scuola, il pomeriggio allenamento. Spazio per la vita sociale poco. Sullo sfondo una crescita costante, non solo sportiva. «Questa medaglia è costruita con tanti sacrifici, non è facile andare via di casa così giovani. Ma tutte le esperienze della mia vita mi hanno aiutato a far crescere l’autostima».
PASSIONE
Che la giornata sarebbe andata bene, poi, lo si era capito da piccoli segnali.

Quando arriva nel campo di gara il dj “spara” il tormentone dell’estate italiana, “Mille” di Fedez. «Lì per lì non me ne sono nemmeno accorta, ma è una cosa che mi ha fatto felice: è uno dei miei cantanti preferiti». Ci sono giornate così perfette da sembrare quasi “Truman Show”. Quella di Lucilla, campionessa medagliata e libera, è tutta vera.

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