Ganna: "La mia vera forza sono i compagni"

Ganna: "La mia vera forza sono i compagni"
di Gianluca Cordella
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Giovedì 5 Agosto 2021, 07:30

Nei Giochi che tengono a battesimo l’arrampicata, Filippo Ganna propone come suggerimento per il futuro olimpico il suo opposto: la caduta libera. «Sapevamo di avere un bel paracadute ma non lo volevamo. Abbiamo deciso di buttarci in picchiata verso qualcosa di più. Vincere un Mondiale illumina la carriera, ma un oro ai Giochi illumina tutto». Mai avuto dubbi sul senso della vittoria del ragazzone piemontese (193 centimetri per 82 chili) che l’argento al collo se lo sarebbe messo con il sorriso solo dopo averle provate tutte per complicare la vita ai danesi. Dal tentativo di farlo al riuscirci, poi, c’è di mezzo un po’ di tutto. Compreso il rendimento delle altre tre saette che ieri hanno sprigionato adrenalina a fianco al loro leader. Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan sono agli occhi dei più il lato “oscuro” di questa medaglia. Ma non ditelo a Filippo che, come il frontman di una band, ci mette la faccia ma non si prende i meriti da solo. Anzi. «I ragazzi mi hanno messo nella migliore condizione possibile. Io poi una volta che sono lanciato e ho preso il ritmo devo solo mantenere, non devo fare nient’altro – minimizza Ganna - Vi posso assicurare che fare il lavoro che fanno loro è molto più difficile». L’analisi può sembrare di circostanza ma non lo è affatto. E’ vero, Filippo deve andare a tutta e provare a mettere la sua ruota sulla linea di arrivo prima di quella degli avversari. Ma gli altri devono anche gestire. E non è facile. «Quando lancio il gruppo devo pensare sempre che non sono solo io a partire ma che da me dipende anche la partenza di altri tre ragazzi. So che devo trovare il giusto equilibrio tra una partenza forte ma che non resti sulle gambe a tutti». L’analisi è di Francesco Lamon, il primo a tirare il treno azzurro.
I TRE MOSCHETTIERI
Veneziano, classe 1994, è pistard puro con un Dna a forma di due ruote. Nonno giudice di gara e padre sfegatato tifoso che lo portava con sé sulle strade del Giro. Fatalmente è l’unico dei quattro a non avere un’attività su strada di alto profilo. «Il nostro viaggio è partito da Rio ed è arrivato sin qui. Inutile dire che questa medaglia non significa molto: significa tutto».
Felice ma stremato, ecco Simone Consonni. Che deve pensare già a recuperare le energie perché domani sarà di nuovo in gara. Lo aspetta la Madison con Elia Viviani. «Ma tanto tu hai sette vite», lo prende in giro in Ganna. «Eh ma le vite sono finite da un pezzo», replica il 26enne di Bergamo. Ragioniere non solo per titolo di studio ma anche per capacità di amministrare la gara. Membro del team Cofidis, è un altro di quelli che si dividono tra strada e pista. Ma se sul primo versante vanta titolo italiano e un argento mondiale Under-23 e una tappa al Giro di Slovenia, sul secondo si è tolto soddisfazioni decisamente maggiori, mettendosi al collo cinque medaglie mondiali (un argento e quattro bronzi). «Sarebbe bello se questa medaglia potesse essere di ispirazione per avvicinare i bambini al ciclismo – racconta – Si fa passare sempre il messaggio che il nostro è uno sport di grande sacrificio. Lo è, ma non solo: la chiave è il divertimento. Noi anche quando ci alleniamo duramente non perdiamo mai questo aspetto».
Bambino, o meglio “bimbo”, lo è solo nel soprannome Jonathan Milan, il più giovane del quartetto.

Nato nel 2000, a Tolmezzo, Friuli, è la Generazione Z dell’oro azzurro. La Bahrain Victorious ne ha intravisto il talento e lo ha messo sotto contratto. E pensare che lui le due ruote non le ha apprezzate subito. Ha dovuto vivere una storia d’amore non decollata con il nuoto prima di pensare che forse era meglio tornare in sella, laddove il papà ciclista amatoriale lo aveva piazzato sin dai 4 anni. «Sono super felice, questo è un sogno che abbiamo realizzato lavorando di squadra – racconta – E non mi riferisco solo a noi quattro, penso anche a tutto lo staff che ci sta intorno». Appunto: l’unità che è mancata alle squadre azzurre, tutte fuori ai quarti di finale, con limiti e problemi diversi. Come un problema potrebbero diventare i troppi impegni per Ganna tra strada e pista. «Ho appena vinto una medaglia… Ne parliamo domani…». Taglia corto e fila via veloce come il suo quartetto d’oro.

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