Chopra, lancio nella storia.L’indiano vince a sorpresa il titolo nel giavellotto

Chopra, lancio nella storia.L’indiano vince a sorpresa il titolo nel giavellotto
di Mario Nicoliello
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Sabato 7 Agosto 2021, 20:50

RESA
TOKYO Gli inservienti dell’Olimpico avevano misurato ben tre volte la striscia di stoffa indicante il record del mondo del giavellotto. Nell’ultima serata di finali dentro lo stadio il tedesco Vetter aveva infatti nelle corde l’assalto all’annoso primato di Jan Zelezny. È finita però come nessuno si aspettava, col teutonico affondato nella notte nipponica e con un semisconosciuto nato a Panipat capace di vergare una pagina di storia. Il ventitreenne Neeraj Chopra è diventato infatti il primo indiano a vincere un oro olimpico nell’atletica. Un trionfo che ha cancellato, nell’attenzione internazionale, la defaillance di Vetter, finito solo nono. Chopra ha vinto con merito, stampando i due migliori lanci della competizione, a 87.03 nel primo turno e a 87.58 nel secondo, misura che gli ha consegnato l’oro. «Questo risultato è fantastico», ha detto Chopra, affermando di non essere sorpreso del suo trionfo: «La mia preparazione in vista di questa competizione è stata buona. Ero focalizzato sulle Olimpiadi e sono arrivato qui che mi sentivo benissimo. Dopo il turno di qualificazione ho capito che la mia spalla era in forma». 
TRISTEZZA
Il paradosso è che più che essere contento per lui, il giavellottista indiano è triste per la controprestazione di Vetter: «Mi dispiace per quanto gli è accaduto, perché Thomas è un grande lanciatore. Io però mi sono concentrato sui miei lanci e adesso sto provando una gioia unica». Col suo oro Chopra ha fatto risuonare per la prima volta l’inno indiano a Tokyo, riportando l’India sul gradino più alto del podio a cinque cerchi dopo due edizioni di magra. Chopra non è nuovo alle medaglie, avendo conquistato l’oro ai Giochi Asiatici, a quelli del Commonwealth e ai Mondiali Juniores. Al giavellotto si è avvicinato a 12 anni per perdere peso: «Ero cresciuto nel villaggio di Khandra con la mia famiglia allargata di 17 persone e avevo praticato e il kabaddi e la pallavolo, ma ero grasso e per farmi dimagrire mi mandarono al campo di atletica. Lì vidi il giavellotto, Mi piaceva il modo in cui volava nell’aria e decisi di provarlo».
DUE TECNICI
Da lì al titolo mondiale Juniores passarono sette anni: «Quel giorno stabilii anche il record mondiale Under 20 e capii che sarei potuto diventare un professionista».

Fino ad allora si era allenato da solo, ma dopo quel trionfo la federazione indiana decise di investire notevolmente su di lui, tanto da ingaggiare due tecnici tedeschi Uwe Hohn, detentore in passato del record del mondo, e Werner Daniels. «Grazie a loro sono arrivato a questo titolo, che spero possa ispirare tanti ragazzi dell’India a praticare l’atletica», commenta il campione olimpico, uno dei pochi a parlare male del manto rosso di Tokyo: «Se guardate di nuovo i miei lanci, vedrete che ho avuto sempre problemi di stabilità con i piedi. Questa non è la superficie giusta per me. È buona per i corridori, ma non per un lanciatore di giavellotto come me».

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