Niente rumore e poca benzina:
gomme a terra per F1 e MotoGP

Fernando Alonso e il suo ingegnere Andrea Stella perplessi sulla nuova Formula 1
di Giorgio Ursicino
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Giovedì 20 Marzo 2014, 12:41 - Ultimo aggiornamento: 29 Marzo, 11:44
ROMA - Le urla del silenzio. Mai la drastica riduzione del rumore aveva fatto tanto baccano. La nuova era della F1 iniziata solo domenica e sono gi molti quelli che invocano un cambiamento. Alcuni non sono tifosi qualsiasi. Si tratta di personaggi che l’argomento lo conoscono e se ne intendono abbastanza.



Motori senza rombo, troppa tecnologia, tattiche esasperate, guida da taxi driver, secondo loro continuando così i telespettatori cambieranno canale e i tifosi si allontaneranno dagli autodromi. Fra i nomi più illustri di chi ha protestato c’è il boss del Circus Bernie Ecclestone. Ma c’è anche Flavio Briatore, che ha lanciato Schumacher e Alonso consentendo a due team di conquistare due mondiali ciascuno (prima non avevano mai vinto) e, addirittura, Valentino Rossi. Eppure Vale ha le sue gatte da pelare perché anche nel mondiale di MotoGP che scatta domenica in Qatar le regole sono cambiate e non sono affatto chiare. Il Dottore se la prende con le limitazioni del carburante sulle monoposto, un problema che riguarda anche la sua potente Yamaha.



Bernie, invece, non digerisce il sibilo ovattato dei piccoli V6 sovralimentati (hanno un cilindrata di soli 1.600 cc, come una normale vettura), dei due motori elettrici e della turbina con relativo compressore in grado di frullare a “appena” 125 mila giri al minuto: «Bisogna rimediare subito, nel giro di poche gare». Forse monteranno a bordo un super impianto audio con altoparlanti che simulano i vecchi amati V12 (in realtà facevano parecchio casino anche i V10 e i V8 utilizzati fino allo scorso anno). Il manager italiano tuona invece contro le regole troppo complesse: «Vada per i cento chili di carburante nel serbatoio, ma limitare anche il consumo istantaneo è roba da ingegneri, non lo capisce nessuno, è una follia».



La situazione sembra esplosiva, ma bisogna andarci cauti a fare diagnosi e formulare terapie poiché soprattutto le monoposto sono state sottoposte ad un cambiamento epocale e serve un attimo di tempo per capire come sta esattamente la situazione. E poi c’è da distinguere fra le auto e le moto. Nel primo caso infatti, si tratta di una vera rivoluzione pianificata da tempo, studiata nei dettagli e con un respiro a lungo termine sulla quale ora è oggettivamente complesso intervenire anche perché si è lavorato per anni e fatti investimenti giganteschi.



Il caos nelle due ruote, invece, è last minute: è figlio del disperato tentativo della Dorna e del suo capo Ezpeleta di allargare il parco partenti e, soprattutto, il numero dei piloti in grado di lottare per la vittoria, lo scorso anno limitato a due Honda e due Yamaha. Così, cambiando fino ai giorni scorsi, sono arrivate regole un po’ all’americana che favoriscono chi non vince da tempo e penalizzeranno invece chi vincerà troppo. Tornando alla F1 c’è sicuramente un progetto più strategico. Il boss della Fia Jean Todt è un grande sostenitore della sicurezza e della tecnologia ecologica che, almeno secondo lui, migliorano l’immagine delle competizioni e possono avere ricadute positive sulle auto di produzione.



Ecco così che, come già avvenuto a Le Mans, arrivano vetture in grado di recuperare enormi quantità di energia e quindi di consumare e inquinare meno. Lo scorso anno le monoposto utilizzavano 140 kg di benzina, quest’anno solo 100 (il risparmio è impressionante) con prestazioni già quasi simili e che nelle prossime gare miglioreranno ancora. Fra poco più di una settimana ci sarà la prova d’appello in Malesia, ma per avere le idee più chiare sarà necessario aspettare lo sbarco in Europa.



Melbourne ha confermato che la Mercedes ha una marcia in più (con le sue “power unit” ha monopolizzato anche tutto il podio), ma la Ferrari è sembrata correre con il freno a mano tirato per «arrivare in fondo», cosa che ha puntualmente fatto e non incappare nei problemi di Hamilton e Vettel (non era mai accaduto che due campioni del mondo di fermassero subito a «titolo precauzionale»). Quello che preoccupa, al di là del sorriso poco radioso di Fernando (e soprattutto di Kimi) è la sibillina battura di Rosberg: «È stata una gara difficile, non potevo rallentare altrimenti si raffreddavano le gomme...». Beato lui. A Sepang, se non altro, potrebbe esserci lo show fra le due Frecce d’Argento.