Rossi saluta il team Yamaha: «15 anni importanti, ma la mia storia continua»

Rossi saluta il team Yamaha: «15 anni importanti, ma la mia storia continua»
di Flavio Atzori
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Lunedì 23 Novembre 2020, 07:30

Il sole scende sul rettilineo d’arrivo di Portimao. Il tramonto dell’Algarve è un momento di quiete spezzato dagli applausi che, da lontano, celebrano la fine di una stagione dura, difficile, per certi versi impossibile se solo si pensa in quale inferno fosse il mondo pochi mesi fa. Ha vinto Oliveira nel gran premio di Casa. Il mondiale lo aveva già conquistato Mir una settimana fa a Valencia. Ducati si è preso il titolo costruttori nella sua stagione più turbolenta. I verdetti sono stati firmati, e mai come quest’anno si presterebbero ad analisi e interpretazioni. 
Non ora, perché a Portimao è tempo delle emozioni. Vere e immediate fin dal rientro ai box. Emozioni che si liberano in applausi scroscianti per un viaggio estenuante, provenienti da un box in blu. Dalla Yamaha scende un Valentino Rossi sorridente, sollevato nonostante un ultimo tango chiuso in dodicesima piazza. Abbraccia tutti, sopratutto Alex Briggs e Brent Stephens che non lo seguiranno nella sua prossima avventura in Petronas. Uomini che lo seguono da una vita insomma. «Ho corso per tanti team, ma questo è stato quello della mia vita, ci ho passato 15 anni. E’ stato bello salutare tutti e abbracciarli. E’ stato bello vincere con loro, abbiamo passato insieme tanti bei momenti». È la fine di un’epoca perché da oggi Valentino e il team ufficiale Yamaha si separano. Un’avventura divisa in due grandi atti. Il primo, quello della grande sfida iniziato nel 2004, lanciò il Dottore nell’Olimpo dei più grandi, degli immortali. Quel ragazzo di Tavullia già campione del mondo che, sentendo l’oppressione delle voci che lo additavano come condannato a vincere con quella Honda invincibile, decise di accettare la sfida di Iwata. Stagioni trionfali, con gioielli come la vittoria di Welkom all’esordio contro Max Biaggi, o l’affermazione di Phillip Island con la conquista del titolo contro Sete Gibernau.

Il 2005 da dominatore, il 2006 ed il 2007 interlocutori, poi quel ritorno in grande nel 2008 e nel 2009, contro le “nuove leve” Stoner e Lorenzo. L’infortunio alla gamba, il passaggio in Ducati e l’inizio del secondo atto, quello della rivincita. Rossi tornò grande, passo dopo passo, con quel 2015 in cui sfiorò il titolo in quel duello così arcigno e duro proprio contro Jorge. Non più il giovane fenomeno, ma l’esperto campione che non molla, con vittorie come quella in Argentina o in Olanda contro Marquez che accesero la diatriba. Emozioni concentrate in quel lungo applauso e in quei tanti abbracci. «È stato come un bel film. È stata la parte più importante della mia carriera, ma anche la più importante della mia vita. Attenzione però, è finito solo il film con la Yamaha ufficiale, ma tra poco ne inizia un altro». 


DOVI E LA ROSSA 
Qualche box più in là, degli uomini in rosso rendono omaggio ad Andrea Dovizioso. La Ducati e il pilota di Forlimpopoli si lasciano dopo 8 anni e Andrea non sarà in Motogp nel 2021. Lui, sempre compassato e meticoloso, si lascia andare a sorrisi e battute. Parla con il cuore leggero e deciso: «Mi sento leggero e inc...ato. Non voglio dire che questa sia la mia ultima gara in MotoGp ma solo la mia ultima gara con Ducati. Mi sento ancora competitivo, ma correre a determinate condizioni non è ciò che voglio. Mi ricordo bene quale fosse la situazione in cui eravamo 6 o 8 anni fa, se ci ripenso sono contento di ciò che abbiamo fatto. Ora cosa farò? Non ho programmi, ma non mi metterò sul divano».
 

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