Valentino Rossi si ritira, niente sarà più come prima

Valentino Rossi si ritira, niente sarà più come prima
di Andrea Sorrentino
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Venerdì 6 Agosto 2021, 07:30

Quel giorno a Sepang, 2015, quando tutto davvero finì, Valentino aveva occhi di bragia, avrebbero incendiato l’universo. Ieri, all’addio ufficiale, erano i più tristi del mondo e di fuochi nemmeno l’ombra, non è più cosa. Seduto su un trespolo, dentro un circuito chiamato Spielberg come la prigione di Silvio Pellico, l’uomo che ha cambiato per sempre le moto annuncia la resa, imprigionato dalle manette e dalle sbarre del tempo. 
ULTIMI GIRI
Rossi c’è, anzi c’era, da domani non c’è più. Sarà una passerella lunga nove corse, perché lascerà a fine stagione, ma intanto bisognava dirlo: è l’ultimo giro di giostra e s’era capito da un pezzo. Valentino è stato il sorriso sghembo dell’Italia dei Duemila, e uno degli sportivi più globali del pianeta. Il centauro pop, mezzo motociclista e mezzo showman idolo di grandi e piccini, ha fatto diventare quei gusci di noce da 200 cavalli su due ruote un fenomeno di costume, e planetario. Poi tornava a casa e sgasava nel motocross con gli amici di Tavullia, e perdeva. Uno spasso. Gli devono qualcosa tutti i motociclisti, professionisti e amatoriali. Piovono messaggi di affetto da ogni angolo del globo terracqueo. Il complimento migliore gli arriva dall’avversario più odioso, Rafa Marquez, con Jorge Lorenzo il Bruto e il Cassio della congiura contro il tiranno, Marquez quello dell’incidente di Sepang che fece sfumare il decimo titolo mondiale a Vale, da allora non si sono più parlati: «Valentino ha fatto scattare un clic che ha avvicinato tanta gente al motociclismo, ha un carisma speciale, una carriera incredibile. Tutti abbiamo imparato da lui». Anche per questo l’hanno accoltellato, la storia è ciclica.
UN MOSTRO
Valentino lascia dopo 25 anni nel motomondiale, saltando solo cinque gare per infortunio. Nove volte campione del mondo in quattro classi diverse (record), sei volte secondo, 115 vittorie, 235 volte sul podio in 423 corse. Un mostro. L’asso e il divo era lui, più delle moto che cavalcava, Aprilia Honda o Yamaha, compresa la parentesi infelice alla Ducati. Gli ultimi anni faticosi con qualche sprazzo dell’antica classe, nel 2021 al massimo un decimo posto nell’amato Mugello, ma vederseli sfrecciare davanti, tutti, è ormai insopportabile, poi a casa c’è una fidanzata con un nome da regina, Francesca Sofia, pare sia quella giusta per mettere su famiglia. Il tempo non si ferma, era anche la disperazione di Faust, e nell’addio c’è quel desiderio disperato di afferrare l’attimo: «Avrei voluto correre per altri 25 anni, ma...». 
QUATTRO GENERAZIONI
Tre generazioni gli sfilano davanti e soprattutto dietro, da Biaggi e Capirossi a Gibernau, a Stoner, a Marquez e Lorenzo. Alla quarta lui fa da chioccia: Quartararo, leader della Motogp, è nato quando Valentino sta per vincere il suo secondo mondiale, 1999. E così: «E’ una decisione difficile, però nello sport contano i risultati. Pensavo di essere più veloce. Non mi posso lamentare della mia carriera, anche se ho perso due mondiali all’ultima gara. Sarà dura scendere dalla moto dopo 30 anni. Ma rimango pilota a vita e correrò comunque, anche se in macchina». Quella l’ha sempre adorata, al punto che stava per guidare la Ferrari in Formula 1, era piaciuto persino a Michael Schumacher, poi non se ne fece nulla. Erano i tempi belli del boom, il piccolo “Rossifumi” era diventato una stella e un’icona, i dollari entravano a torrenti per lui e per tutto il circo, infatti ci fu pure la brutta storia dell’evasione fiscale, sanata con un patteggiamento da 35 milioni. 
FINE DELLA GIOVINEZZA
L’ultimo mondiale vinto nel 2009, la fine della giovinezza nel 2011, con la morte dell’amico ed erede Marco Simoncelli, e atrocemente fu proprio Valentino a rovinargli addosso nell’incidente fatale, sempre nella maledetta Sepang.

Poi è sempre stato vicino alla famiglia Simoncelli, e proprio dal padre di Marco, Paolo, due mesi fa era arrivato un consiglio: «Valentino deve capire che il tempo è passato. Così non si diverte più. Prenda la decisione giusta». Eccola. Però ma ugualmente male. Anche a noi. 

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