Valentino fa 40 anni: storia di un campione senza età

Valentino fa 40 anni: storia di un campione senza età
di Flavio Atzori
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Venerdì 15 Febbraio 2019, 09:30
Quarant’anni, come a dire l’età della maturità, della consapevolezza di un punto fondamentale della propria vita. Come a dire “ora sei grande, basta ragazzinate” e se sei un pilota sarebbe anche il caso di appenderlo quel casco al chiodo. Certo, come no: per un pilota normale forse, il cui polso destro inizia ad essere dubbioso quando c’è da spalancare. Provate a dirlo a Valentino Rossi da Tavullia, anni 40 domani. Cercate di convincerlo a lasciar stare, a consigliargli miti soluzioni, a cedere il passo a ragazzi venti anni più giovani di lui. Riderebbe, e di gusto l’eterno ragazzo di Tavullia. Quaranta, un numero a cui nemmeno dar troppo da conto, visto che quelle due ruote rappresentano per lui un elisir di giovinezza, un amore viscerale che, quando finirà, allora sì lo invecchierebbe di colpo. Quaranta con una determinazione superiore ad uno di venti, questo è certo. Perché dopo una carriera così lunga, verrebbe voglia di chiedersi dove trovi le motivazioni per continuare. Sarebbe riduttivo racchiudere tutto in quella ricerca del decimo titolo tanto agognato. Semplicemente, per Valentino Rossi quello stare in griglia, in attesa dello spegnimento del semaforo , rappresenta il suo concetto naturale di vita. 

GLI INIZI 
Trecentottantatrevolte in griglia. Una carriera mondiale iniziata nel 1996 in 125cc. Da quella prima vittoria mondiale di Brno, l’ascesa di Valentino divenne sempre più prorompente. Nel 1997 il pilota di Tavullia domina l’Ottavo di Litro e sale di categoria in 250cc. E’ ufficiale in Aprilia, e se la deve vedere con gente come Capirossi e Harada. Ancora una volta, prima assorbe ed impara, poi domina e conquista. Nel 1999 è mondiale contro Ukawa. Per questo ragazzetto dinoccolato, sempre pronto alle battute e lo scherzo, si aprono le porte della Classe Regina. 

GRANDE TRA I GRANDI 
«A questa moto non gli puoi dare del lei, gli dai del Voi». Jerez de la Frontera, inverno del 1999. Da un furgone anonimo ecco far capolino una Honda NSR 500 completamente nera. Lei, che ha dominato per anni la scena con Mick Doohan, passa nelle mani del ragazzo di Tavullia. Il cursus honorum proseguì alla stessa maniera. Il primo anno vice campione del mondo con a suggello una prima vittoria sull’asfalto umido di Donington, un secondo anno da campione del mondo. Fu l’inizio dell’epopea del pilota di Tavullia, l’eroe dei due mondi capace di dominare nei primi anni Duemila. Gioia per gli occhi, tripudio in pista e sugli spalti. Valentino fenomeno sociale certo, ma grazie anche e sopratutto alla grandezza dei suoi rivali. Biaggi, Capirossi, Gibernau, Melandri e Hayden prima, poi l’approdo dei nuovi fenomeni Pedrosa, Lorenzo, Stoner e Marquez. Cambiavano i protagonisti nella classe regina, tranne lui, alla costante ricerca di una nuova sfida, di un piacere sempre costante in sella. Più l’avversario era forte, più Valentino si esaltava. E’ questa la ragion d’essere di un ragazzo che scelse la Yamaha nel 2004, per dimostrare di esser più forte di un’azienda, in grado di offrire gesta e duelli scolpiti negli annali, a Laguna Seca contro Stoner come a Barcellona contro Lorenzo, con sorpassi figli del genio e del talento insito in pochi esseri umani. Una costante e continua ricerca del piacere che vive ancora oggi, sublimata da quell’acceleratore avvolto dal polso destro. Ed allora, davvero ha così importanza l’età sulla carta d’identità? 
 
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