Schumacher Junior è campione nel nome del padre Michael

Schumacher Junior è campione nel nome del padre Michael
di Claudio Russo
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Domenica 14 Ottobre 2018, 10:00
Ce l’ha fatta. Con qualche brivido di troppo, ma Mick Schumacher è campione d’Europa di Formula 3. Quattordici anni dopo l’ultimo Mondiale conquistato da suo padre. E con questo risultato si è aperto la strada per approdare in F1, se tutto andrà come deve andare, entro un paio d’anni. E sfidare, così, Hamilton o Vettel se saranno ancora loro i protagonisti del campionato, forse quel tipaccio che si chiama Max Verstappen oppure qualcuno dei molti giovani che puntano al circus dei motori. Una cosa è certa, questo figlio d’arte ha mostrato di avere molti punti in comune con papà Michael, per il temperamento e il talento. Ieri nella prima delle tre gare che gli potevano consegnare il titolo ha pagato la pressione e nel primo giro è andato a urtare la macchina del compagno di squadra, il neozelandese Marcus Armstrong. Entrambi sono stati costretti e rientrare ai box e sono ripartiti dalle retrovie. Rimonta difficilissima e il tedesco non è andato oltre la dodicesima posizione. Il suo rivale diretto Dan Ticktum si è piazzato quinto ed ha rosicchiato 10 dei 49 punti che Mick aveva di vantaggio in classifica.

DECISIVA
Seconda corsa nel pomeriggio e storia ben diversa. Partito in prima fila accanto all’estone Yuri Vips del team tedesco Motorpark, Shumi jr non ha più cercato sorpassi rischiosi ed ha tagliato il traguardo così come aveva preso il via. Ticktum, che era quindicesimo sulla griglia ha tentato un inseguimento impossibile e si è piazzato solamente settimo. Con 53 punti di distacco e solo più una gara da disputare, ha dovuto dire l’addio ai suoi sogni di gloria e anche alla licenza per correre in F1 che viene assegnata a chi conquista l’Europeo, finita nelle mani del figlio d’arte. Una “patente” che il diciannovenne figlio del sette volte campione del mondo non utilizzerà subito. Anche se gli azionisti americani della Formula 1 lo aspettano a braccia aperte, il giovane Schumacher dovrà fare ancora un po’ di gavetta. Il suo futuro immediato non è ancora deciso. O, almeno, la sua manager e tutrice Sabine Kehm non ha ancora fatto sapere se correrà in GP2 (che comunque nel 2019 si chiamerà F3) o in F2. E sarà, quasi di sicuro, ancora con la Prema Theodore, la squadra italiana che ha come azionista di riferimento Lurence Stroll, il miliardario canadese che ha portato in F1 il figlio Lance, il quale il prossimo anno, dopo l’apprendistato alla Williams, guiderà una monoposto della Force India. Anche questo team è stato rilevato dal padre e probabilmente cambierà nome. «Dedico questo risultato alla squadra e a tutti coloro che mi hanno aiutato», ha detto Mick, senza mostrare troppa commozione e parlando solo in tedesco. «Qual’è stato il momento della svolta? La vittoria a Spa. Su quella pista magica mi sono sbloccato». Sul padre una sola frase: «Quando avevo iniziato mi aveva dato molti buoni consigli». Poi il ragazzo si è sbloccato ed ha aggiunto: «Sto vivendo un sogno. È difficile descriverlo a parole. Sono davvero grato a tutti. Faccio ciò che amo, quindi la sensazione migliore che si possaprovare è quella di vincere. Per me è stato fondamentale affrontare l’attenzione che ho avuto, avendo la possibilità di concentrarmi sulle corse e su ciò che devo imparare. Non c’era una situazione migliore per diventare il più veloce possibile. Il team mi ha dato una grande appoggio per tutto l’anno, anche nel momenti peggiori. Quindi sono felice del risultato e del titolo. Ma devo anche dire che gli errori che ho fatto oggi non mi sono piaciuti molto».

LA MACCHINA
Una macchina rossa e bianca, la sua Prema, una Dallara F312, la tuta con gli stessi colori e il caso Giallo e verde.
Con un motore Mercedes. E anche qualche sponsor che aveva suo padre. Su Mick si è concentrato tutto il mondo dei motori. Il suo entourage, Sabine Kehm e la mamma Corinna, campionessa europea di equitazione, lo vogliono per il momento mantenere indipendente. Non hanno ancora firmato contratti, non hanno neppure stipulato accordi verbali. Maurizio Arrivabene, Team Principal della Ferrari, ha detto: «Per lui le nostre porte sono sempre aperte». Ma Schumi jr dovrà dimostrare ancora qualcosa. Far capire definitivamente che non conta soltanto il cognome.
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