Da Russell a Schumi jr, ecco la generazione di fenomeni in F1

Da Russell a Schumi jr, ecco la generazione di fenomeni in F1
di Giorgio Ursicino
4 Minuti di Lettura
Giovedì 3 Dicembre 2020, 09:30 - Ultimo aggiornamento: 10:51

Una settimana pirotecnica per la F1. Ha dato fuoco alla polveri Romain Grosjean facendo un salto all’infermo con tanto di biglietto di ritorno. Le immagini eroiche del francese, che balza fuori della sua Haas trasformata in una palla di fuoco, rimarranno nella mente degli appassionati. E l’audace pilota, che con quel rogo uscirà definitivamente dalla massima formula, verrà ricordato più per l’inizio della sua seconda vita che per i 10 podi ottenuti in carriera. Una scena sulla quale si può scherzare solo perché il miracolo ha evitato una tragedia scontata.
A gettare benzina sul fuoco ci ha pensato sua maestà il Re Nero in persona che, l’altro ieri, ha fatto annunciare dalla Mercedes: «Ci dispiace, Lewis è positivo». In realtà, Hamilton è sempre positivo. Dai suoi risultati non si potrebbe dire altrimenti. Ma per fortuna sta bene e sul suo fisico d’acciaio sembra che il covid non abbia mostrato sintomi. Domenica, però, non può correre e addio i sogni di gloria (non ne ha certo bisogno): vincere 13 GP in una stagione come Schumacher e Vettel e conquistare cento pole proprio nell’anno della sua settima corona. I più burloni del paddock hanno immediatamente ventilato un’ipotesi: è l’ennesima puntata di un reality orchestrato da Wolff, il Richelieu della F1 che con Lewis ha un rapporto simbiotico che fa invidia anche a due fratelli. Lewis si prende una giornata di ferie forzate così può lucidare i suoi trofei e sull’astronave di Stoccarda sale il predestinato George Russell, un rampollo che Toto e Lewis devono trasformare nel fenomeno del futuro, l’ammazza record quando Hamilton si sarà stufato. Sia coma sia, tanto la tesi non sarà mai smentita ne confermata. 


IL GP SENZA PADRONE
l risultato, però, è centrato lo stesso perché Bahrein 2 rischia di trasformarsi nella gara più attesa dell’anno, l’unica senza un padrone annunciato. Chi la vincerà? Verstappen ci ha già messo gli occhi sopra. Senza Lewis, il re sono io. Bottas ha un profilo più basso e, soprattutto, il morale sotto i tacchi: mai Hamilton lo aveva “umiliato” come nel 2020. Non lo dice ma è obbligato a vincere e questo può essere un altro trucchetto di Toto Wolff per tirare fuori il meglio dai sui ragazzi.

Anche perché, se Valtteri uscisse sconfitto, sarebbe a rischio anche la piazza d’onore in Campionato. Chi non ha nulla da perdere, però, è George. Se non dovesse andare, è una gara con una vettura in prestito; se tutto gira per il verso giusto, ha la possibilità di vincere. Lui, un pilota che finora non ha conquistato neanche un punto. Ma tutti gli addetti ai lavori sanno che Russel vale e la sua Williams non è certo quella di Piquet o Mansell e nemmeno quella di Prost e Senna. Per non parlare di quella dei figli d’arte Hill e Villenueve. A scaldare l’atmosfera si è concretizzata un’altra notizia che era nell’aria, ma adesso diventa ufficiale: sarà Mick Schumacher, il figlio di Micheal, a guidare una delle due Haas-Ferrari. Ironia della sorte, prenderà il posto di Grosjean che ieri gli ha dato il benvenuto. Quella di Mick è una bella favola, serio e silenzioso è cresciuto nell’ombra del grande padre. Ma non si vincono le gare e neppure i campionati solo se sei un figlio di papà. Anche perché l’automobilismo è uno sport duro e il rischio di farsi molto male è dietro l’angolo. Mick non è un pilota spettacolare, ma è concreto e consistente e, prima di andar forte, ha bisogno di studiare la situazione, l’ambiente. Poi inizia a menare e si prende il bersaglio grosso: due anni fa ha vinto il titolo di F3 e quest’anno è a un passo da quello di F2.


I RAGAZZI DEL DUEMILA
Nel percorso l’hanno preceduto proprio Leclerc e Russell: il primo si è preso i due trofei rispettivamente nel 2016 e nel 2017, l’altro nel 2017 e 2018. E sognano di ripetere i trionfi con Ferrari e Mercedes. Vestappen, invece, non ha fatto in tempo a vincere nelle formule minori: era così bravo che firmò per la Red Bull a 16 anni. L’altro fenomeno nato intorno al Duemila è Lando Norris. In F2 le ha prese da George (che è un anno più grande), ma in F1 ha già dimostrato di che pasta e fatto. A 18 anni Russell (Mercedes) e Norris (McLaren) erano già collaudatori in F1.

© RIPRODUZIONE RISERVATA