Premier League, false garanzie bancarie: aperta inchiesta sul Watford dei Pozzo che respingono ogni addebito

Premier League, false garanzie bancarie: aperta inchiesta sul Watford dei Pozzo che respingono ogni addebito
di Redazione Sport
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Martedì 25 Ottobre 2016, 10:41 - Ultimo aggiornamento: 19:50
La English Football League (EFL) inglese ha aperto un'inchiesta sul Watford. Stando a quanto riportano i media britannici, il club di proprietà della famiglia Pozzo è accusato di avere presentato false garanzie bancarie alle autorità calcistiche d'Oltremanica e rischia sanzioni che vanno da una maxi-multa a una penalizzazione. Il caso nasce da un articolo del Daily Telegraph, che sul suo sito ufficiale pubblica anche la presunta lettera bancaria contraffatta. Il documento risale al luglio 2014, poco prima che Gino Pozzo diventasse il proprietario unico del Watford, ed è scritto su carta intestata alla banca Hsbc. Come si legge nella missiva che il quotidiano inglese ritiene falsa, la banca fornisce garanzie sulla solidità finanziaria della holding che oggi detiene il club, la Hornets Investment Ltd. In sintesi, la lettera sarebbe stata presentata come prova del fatto che Gino Pozzo avesse fondi sufficienti per finanziare e prendere il pieno controllo del club dell'Hertfordshire. Il documento, scrive ancora il Telegraph, sarebbe stato presentato alla Football League prima della stagione 2014-2015 di Championship che ha poi visto il Watford ottenere la promozione in Premier League. La lettera al centro della vicenda è stata trasmessa dal quotidiano britannico sia alla Hsbc sia alla polizia, dopo avere avvertito la lega.

L'apertura dell'inchiesta è stata confermata da un portavoce della EFL, che al Telegraph ha parlato di «gravi accuse contro il Watford». «Il club -ha spiegato- è stato contattato formalmente dalla EFL ed è ora tenuto a fornire una risposta completa e dettagliata alle accuse. Dopodiché la EFL prenderà le azioni appropriate sulla base dei nostri regolamenti». Il Watford, contattato dal quotidiano, pur non negando l'esistenza del documento ha spiegato al giornale che «ci sono due indagini in corso», compresa un'inchiesta interna affidata a uno studio legale indipendente, e che al momento ritiene «inopportuno fare ulteriori commenti». Secondo quanto precisa il quotidiano britannico, non vi è nulla che indichi che Gino Pozzo fosse a conoscenza della falsa lettera bancaria nonostante questa gli abbia consentito di prendere le redini del club.

«Gianpaolo Pozzo e Giuliana Linda respingono ogni addebito».
Lo hanno reso noto attraverso i loro legali, gli avvocati Maurizio Miculan e Giuseppe Campeis, in merito alla notizia apparsa oggi su Il Messaggero Veneto relativa ad accertamenti fiscali della Guardia di Finanza effettuati nei loro confronti in relazione alla residenza estera. «Gianpaolo Pozzo, come sua moglie Giuliana, risiede da anni in Spagna dove ha collocato il centro dei propri interessi economici e famigliari, ed è proprio in Spagna che paga regolarmente le imposte assimilabili a quelle italiane», hanno aggiunto i legali in merito a un'indagine che definiscono «una replica di analoga inchiesta conclusasi 10 anni fa con l'archiviazione perché il fatto non sussiste, fatto che oggi come allora continua a non sussistere». I legali hanno quindi precisato che le contestazioni «afferiscono ad accertamenti basati per lo più su presunzioni di natura fiscale, non traslabili in sede penale, che verranno superate dalle numerose prove oggettive testimoniali e documentali» che produrranno nelle sedi opportune e competenti. «La presenza di Gianpaolo Pozzo in Italia negli ultimi anni - proseguono i legali - è giustificata, oltre che da più che legittimi impegni personali, dal fatto che ha seguito le complesse attività relative alla costruzione del nuovo stadio, in forza di regolari contratti di consulenza con riferimento ai quali ha assolto ogni dovere fiscale di legge. Per dimostrare la regolarità del proprio operato, Gianpaolo Pozzo e Giuliana Linda, tenendo costantemente informata la Procura di Udine, hanno immediatamente attivato il contraddittorio con la competente Agenzia delle Entrate per dimostrare - concludono - l'infondatezza di tutte le contestazioni mosse».
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