Cristiano Ronaldo: un (altro) anno da padrone

Cristiano Ronaldo: un (altro) anno da padrone
di Benedetto Saccà
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Lunedì 19 Dicembre 2016, 14:47
ROMA La sera di Yokohama è un geroglifico che racconta un anno intero. O una tessera che riproduce e reca in sé tutto l'arcobaleno del 2016. La sera di Yokohama è la sera di Cristiano Ronaldo e del Real Madrid. Hanno vinto ancora, i blancos di Zinedine Zidane: dopo aver collezionato la Champions a maggio e la Supercoppa europea ad agosto, ieri sono anche riusciti nell'impresa di aggiudicarsi la Coppa del mondo per club. Con questa sono a quota cinque, e adesso il Milan non comanda più l'albo d'oro. Battere (4-2) i giapponesi del Kashima Antlers (tutti nipponici, un sudcoreano e un unico brasiliano, un certo Messias...) non è stato facile, a rifletterci. Perché alla rete di Benzema ha replicato presto la doppietta indovinata da Shibasaki, fenomenale davvero nello sfruttare una dormita avversaria per segnare un secondo gol da urlo. Addirittura rimontato e in svantaggio, il Madrid ha rischiato la figuraccia storica, considerando pure che i giapponesi hanno sfiorato il terzo centro. Poi, d'improvviso, Ronaldo. Un rigore trasformato dopo un'ora e due gol siglati di pura prepotenza tecnica e atletica durante i supplementari hanno dato forma alla tripletta. Di nuovo il fuoriclasse portoghese, da super eroe blanco, ha salvato la galassia e l'ha accompagnata al trionfo. Per gli spagnoli la partita era di quelle traditrici: in cui la vittoria è un dovere; la sconfitta uno scivolare nella vergogna. La paura però è passata. «Questo è un anno da sogno», ha sussurrato Cristiano. Eccome. E a stupire l'universo non è soltanto il bilancio personale di 55 gol realizzati nelle 57 partite giocate (chiaramente un'assurdità). È anche il valore dei trofei, oltre che lo sfrecciare di una continuità smisurata sotto il profilo delle prestazioni. In dodici mesi d'altronde Ronaldo ha conquistato la Champions, gli Europei con la nazionale, il Mondiale per club e, giusto sette giorni fa, il quarto Pallone d'oro della carriera. Un miracolo sportivo, è ovvio. Ma ormai Cristiano è un miracolo sportivo, un mito planetario, piovuto da chissà quale stella a incantare miliardi di persone.
LA QUESTIONE
In genere, a questo punto, sbuca il paragone con Leo Messi. È più forte l'uno o l'altro? E, poi, forte in che senso? Probabilmente, va detto, se fossero nati a 10 o a 15 anni di distanza nessuno avrebbe avuto dubbi ma, aiutati (o traditi) dalla prospettiva, tutti avrebbero decretato una sostanziale parità. Dunque, non potendo avere la controprova, è forse più utile tentare di capovolgere la questione. Così vien da pensare che Messi e Ronaldo, nell'ossessionarsi a vicenda, in realtà si sono motivati oltre ogni immaginazione. Superare se stessi per superare l'avversario. Del resto, si sa, si cresce in regimi di concorrenza: e non certo di monopolio. E quindi non è del tutto sbagliato dedurre che senza Messi, Ronaldo non sarebbe stato «così» forte. E, analogamente, neppure Messi sarebbe stato «così» forte, se non avesse avuto il suo nemico intimo Ronaldo al fianco. Di sicuro sono e rimarranno i più grandi del secolo.
LE MERAVIGLIE
Intanto Zidane continua a spendere prestigio nel mondo. Per dirne una, negli 11 mesi vissuti da tecnico ha collezionato tre titoli eguagliando il risultato ottenuto in Spagna da Mourinho. Ieri è diventato anche il quarto predestinato capace di vincere il Mondiale per club sia da giocatore che da tecnico dopo Ancelotti, Cubilla e Mujica. Oggi il Real Madrid vola e non perde da 37 gare in sequenza. All'orizzonte si delinea già la Juventus di Conte, che infilò 43 sfide positive. Il 2017 assicura meraviglie.