Cagliari, Giulini stacca il poster di Zenga e lo mette in panchina

Walter Zenga
di Romolo Buffoni
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Martedì 3 Marzo 2020, 20:10 - Ultimo aggiornamento: 20:13

È tornato l'Uomo Ragno. Quando giocava, volava da palo a palo difendendo la sua porta che, storicamente, è stata quella dell'Inter. Da allenatore, invece, Walter Zenga tesse la sua tela da panchina in panchina: oggi ha raggiunto quella del Cagliari, la diciannovesima di una carriera irrequieta e in linea col personaggio. Classe 1960, Zenga è stato il classico portiere tanto fenomeno quanto "testa matta". Un carattere talmente estroverso da conquistare i tifosi anche dietro le telecamere, primo prototipo di calciatore "pensante" in grado di esprimersi anche a parole e non solamente parando il pallone. Una tragedia, Zenga, per gli astrologi: lui, uomo Toro dello zodiaco, socievole e brillante sì, ma per niente pantofolaio e abitudinario. Wikipedia ci ricorda le sue tre mogli: Elvira Carfagna (dalla quale ha avuto Jacopo che ha giocato a calcio, ma da attaccante); Roberta Termali (con cui ha avuto i figli Nicolò e Andrea, qust'ultimo portiere come il papà e anche "star" tv da concorrente della prima edizione di Temptation Island Vip) e la romena Raluca Rebedea (due figli anche con lei, la prima femmona Samira e poi Walter Junior nato nel 2012). Ma le cronache rosa impazzirono per la sua relazione con Marina Perzy, showgirl di punta dei rutilanti Anni 80.

Zenga riprende tuta e fischietto e va a sostituire Maran a Cagliari. Lo ha scelto il presidente Tommaso Giulini del quale è arcinota la passione per l'Inter e che quindi ha ceduto al fascino del suo vecchio idolo. Non è difficile immaginare il dodicenne Giulini adorante nella sua cameretta sotto al poster di Zenga e compagni, eroi dello scudetto dei record del 1989, quello con Trapattoni in panchina. Una scelta di cuore non si critica mai a priori, ma razionalmente c'erano tanti altri nomi più affidabili ai quali affidare una buona squadra, caduta in disgrazia a dicembre dopo la sfortunata partita con la Lazio persa malamente nei minuti di recupero. Era il 16 dicembre e fino ad allora la squadra di Maran era la rivelazione del campionato: quarta a pari merito con la Roma, a quota 29. Nelle successive 9 partite, però, Nainggolan e compagni hanno messo in piedi la miseria di 3 punti. Fatale proprio il ko contro i giallorossi (killer a domicilio di allenatori dopo aver fatto saltare Tudor a Udine e Montella a Firenze, tre esoneri dopo altrettanti poker 0-4 in Friuli, 1-4 in Toscana e il 3-4 alla Sardegna Arena).

Zenga alla soglia dei 60 anni, che compirà il 28 aprile, è probabilmente all'ultima chance per dimostrare anche in panchina di essere un numero 1. Per ora la gloria l'ha conosciuta solo a Est: scudetti in Romania e Serbia con Steaua Bucarest (2005) e Stella Rossa di Belgrado alla guida della quale nel 2006 conquistò anche la Coppa nazionale. In Italia è stata la Sicilia il suo approdo: prima a Catania, salvato per due volte (nel 2008 subentrando a Silvio Baldini a sette giornate dalla fine e l'anno successivo con un comodo 15° posto assaporando dopo sette turni l'ebbrezza del secondo posto alle spalle della sua Inter). Con il Catania vinse 4-0 il derby in casa del Palermo di Zamparini che, sedotto, lo ingaggiò per la stagione successiva. «L'obiettivo? Io punto allo scudetto», disse Zenga nella sua conferenza stampa d'esordio in rosanero. Un'uscita avventurosa, simile a quella su Caniggia che costò l'1-1 dell'Argentina a Italia '90 nell'amara notte del San Paolo che sancì l'uscita dal Mondiale alle semifinali dopo la sfida ai rigori contro Maradona. L'avventura alla guida di Cavani, Pastore, Miccoli, Liverani, Sirigu, Balzaretti & Co. (non una brutta squadra...) si concluse a novembre dello stesso anno, dopo 13 partite (4 vittorie, 5 pareggi e 4 sconfitte). La partita fatale? Ma quella del Barbera contro il Catania ovviamente, un 1-1 che lasciava il Palermo a metà classifica a quota 17 punti, a 15 dal primo posto e dall'obiettivo scudetto...
Lasciato il Palermo a Delio Rossi, Zenga riparte nel suo giro del mondo: Arabia Saudita, Emirati Arabi. Poi cinque anni fa rieccolo alla Samp, suo secondo amore da giocatore: subentra a Mihajlovic, ma novembre è ancora fatale. Lo 0-2 contro la Fiorentina gli costa l'esonero dopo 12 partite con 4 vittorie, 4 pareggi e 4 sconfitte. L'Uomo Ragno allora spara la ragnatela di nuovo lontano: ancora Emirati Arabi e poi l'esperienza in Championship (serie B inglese) con il Wolverhampton: autunno triste pure oltremanica, con esonero arrivato il 25 ottobre dopo 14 partite e 4 vittorie, altrettanti pareggi e 6 ko.

Il Sud gli riapre le braccia: l'8 dicembre 2017 torna in serie A sulla panchina del Crotone.

Conquista 23 punti in altrettante giornate e fallisce l'obiettivo salvezza, salutando la Calabria rassegnando le dimissioni a fine campionato. Il 12 ottobre successivo, però, il Venezia in serie B lo chiama a sostituire Stefano Vecchi. L'esperienza in Laguna dura fino al 5 marzo quando viene esonerato e sostituito da Serse Cosmi. Quasi esattamente un anno riecco il Sud, riecco il richiamo di un'Isola. Per l'Uomo Ragno l'ultima, incantevole, spiaggia dove sognare di trovare il tesoro.

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