Più trascorrono le settimane, più la vicenda-Zaniolo assume i contorni di un lungo ma inevitabile addio. Probabilmente consensuale dove la Roma riuscirà a fare un'ottima plusvalenza che sarà il miglior biglietto da visita con la Uefa in vista del nuovo settlement agreement mentre il ragazzo sarà felice di aver dimostrato come fosse «giusto esser accostato a top club come Juventus e Milan». È questo uno dei passaggi della lunga intervista concessa al settimanale Sports Week che è rimasto indigesto a molti tifosi, come se la Roma di Mou, fresca vincitrice di un trofeo europeo proprio con un gol di Nicolò, non lo fosse. Più di qualcuno sui social e nelle radio ha evocato ieri le parole di Totti di qualche giorno fa («Fossi in lui metterei al primo posto il rispetto nei confronti dei tifosi»), quasi che l'ex capitano avesse avuto modo di leggere qualche stralcio in anticipo.
Non è il caso di fare l'esegesi di un'intervista di un ragazzo di 22 anni ma non sono comunque passati inosservati alcuni passaggi (l'insofferenza per il modulo o per alcune esclusioni in stagione), il «vediamo» quando gli è stato prospettato di diventare l'erede di Dybala alla Juventus e la mancata rassicurazione «Sto bene a Roma, voglio rimanere qui» che tanto illude in questi casi (come accaduto nel recente passato), quanto manca quando si soprassiede. Il non escludere poi la partenza, facendo l'elenco delle persone che gli mancherebbero (Abraham su tutti), ha chiuso il cerchio.
IN ATTESA
Il quadro della vicenda - al quale si può aggiungere la foto con Chiesa in vacanza o il messaggio social a Leão («Auguri crack») dei giorni scorsi - è sempre più nitido.
EFFETTO MOU
In altri tempi, soltanto ipotizzare l'addio di un talento come Nicolò avrebbe messo sul piede di guerra la tifoseria. Ora invece si assiste a questo intrigo estivo con una relativa tranquillità e i nomi che vengono accostati come possibili sostituti - Berardi o Guedes - provocano al massimo un arricciamento di naso. E il motivo non va ricercato tanto nella vittoria della Conference League che ha comunque appagato l'appetito di una piazza a secco di vittorie dal 2008 quanto nella fiducia fideistica in Mourinho. «Se Zaniolo parte, vuol dire che José ha dato l'ok», è il tam-tam radiofonico che va più di moda in questi giorni. Del resto se il tecnico è il primo ad essere consapevole del valore di Nicolò, non lesinando complimenti pubblici, durante la stagione il legame tra i due è stato costellato da alti e bassi, con lunghi silenzi che hanno fatto da contorno ad un rapporto che, per intenderci, non è quello che lo Special ha con Abraham o Pellegrini. Con queste premesse il rinnovo non è mai stato una priorità. E la conferma è che da fine ottobre, quando i Friedkin hanno chiesto di bloccare ogni discussione relativa ai contratti dopo il clamoroso ko di Bodo, le parti non si sono più incontrate per affrontare il tema. E non che le telefonate tra l'agente Vigorelli e Trigoria siano mancate. Ma mai per parlare concretamente del rinnovo.
EXIT STRATEGY
Che potrebbe tornare d'attualità soltanto a settembre quando, in mancanza di proposte concrete e soddisfacenti, la Roma sarebbe costretta, per non rischiare poi di veder il proprio capitale depauperato, a mettersi seduta con l'entourage del calciatore e trovare una via d'uscita. Zaniolo, nel caso, è pronto ad offrirgliela: rinnovo di un anno ma con clausola rescissoria accessibile. Tradotto: non superiore ai 40 milioni. Discorsi futuribili. L'estate è appena iniziata. E per Nicolò e la Roma si prospetta molto lunga.