​Xavi, rinnovo con l’Al Sadd senza la clausola Barça (ma con una promessa speciale)

Xavi, rinnova per due stagioni con l'Al Sadd senza la clausola Barça (ma con una promessa)
di Benedetto Saccà
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Giovedì 13 Maggio 2021, 22:41 - Ultimo aggiornamento: 23:25

ROMA Spettacolosamente grandioso in saecula saeculorum, ma anche in aeternum, e forse pure ad libitum (massì, abbondiamo ché se lo merita), il piccolo tetragramma del calcio spagnolo, ops, catalano, Xavi, ha richiamato le nostre attenzioni dalle lontane terre della penisola Arabica affacciate sul Golfo Persico. Dal Qatar in particolare; da Doha, a voler essere proprio precisi; dall’Al Sadd Sports Club, a voler proprio spaccare in otto il capello.

Perché? Perché Xavier Hernández Creus detto Xavi, di anni 41, di professione campionissimo ma soprattutto donatore di sogni, ha appena rinnovato il contratto da allenatore con l’Al Sadd appunto e nell’accordo – ed ecco il fontanone di curiosità – ha inserito una sorta di patto particolare. E cioè. Ove mai il Barcellona, la squadra del cuore, dell’anima e della vita di Xavi, dovesse chiamarlo in panchina, l’Al Sadd non soltanto non si opporrebbe ma faciliterebbe le dimissioni di Xavi. Adesso. Il cuore della notizia, evidentemente, è quel verbo: facilitare. Il Barça faciliterebbe l’uscita di Xavi. Già. Il significato è piuttosto ampio, in effetti, e le applicazioni infinitamente interpretabili. La stampa catalana non ci ha restituito dettagli: però, ecco, non sembra per nulla folle dedurre e immaginare che l’Al Sadd permetterebbe serenamente a Xavi di sciogliere il contratto senza inutili strascichi legali se un bel giorno un +34 93 improvvisamente brillasse sullo schermo del suo smartphone. Per chi fosse poco pratico, +34 93 sarebbe il prefisso di Barcellona...

Si dirà. Quindi il contratto di Xavi ha, semplicemente, una clausola di risoluzione come un miliardo di altri contratti sulla terra.

Ennò. Ecco il punto. Il contratto – filtra dalla Catalogna – include non clausole, bensì un gentlemen’s agreement, riassumibile in otto paroline otto: se ti chiama il Barça ti lasciamo andare. Soltanto il Barça, però. E c’è, dev’esserci una forma di bellezza, e forse di generosità, o sensibilità, nel lasciar andare le persone verso il loro destino – o verso casa. 

E dunque. Glassato da anni di tonnellate di denari fruscianti (si mormorava di un ingaggio di 10 milioni di euro l’anno...), Xavi ha trovato un luminosissimo viale del tramonto da percorrere con passo felpato al caldo di Doha. Ha chiuso una carriera mega-galattica da calciatore proprio nell’Al Sadd nel 2019 e ha proseguito da tecnico, vincendo tra l’altro un campionato e una manciata di coppe locali. Niente di neppure lontanamente e ipoteticamente avvicinabile ai trionfi raccolti con i colori del Barcellona di quel genio esteticamente stratosferico di Pep Guardiola. Va annotato, peraltro, che lo scorso anno Xavi, una volta guarito dal Covid, ha accettato il taglio dello stipendio del 40% e ha donato circa un milione di euro alla sanità spagnola.

Ma Xavi, tanto silenzioso mediaticamente quanto titanico per tre lustri almeno là in mezzo al campo, ha donato a folle gaudenti (e inconsapevoli di assistere alla Storia che accadeva) la gioia pura, e bambina, del pallone. E avrebbe senz’altro vinto e meritato il Pallone d’oro insieme a Iniesta se soltanto non avesse avuto la fortuna (o la sfortuna? O entrambe?) di essere coevo di un tipetto che per il mondo va famoso con il nome di Leo Messi.

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