Juric contro Gattuso, uno ringhia l'altro è Ringhio: l'Europa è una questione di carattere

foto Fraioli
di Matteo Sorio
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Martedì 23 Giugno 2020, 07:30
l far west di Gattuso possono filmartelo le parole del suo vecchio ct Marcello Lippi: «Giocatori sazi per la Coppa Italia? Gennaro se li mangia vivi». L’educazione siberiana di Juric possono raccontartela le nocche della mano destra che picchiano di continuo sul palmo aperto della sinistra, un messaggio a maglie unificate per tutti i novanta minuti. Due allenatori in uno: ringhio ergo sum. Qui Bentegodi, Verona e Napoli incrociano i rispettivi agonismi sulla terrazza che guarda l’Europa e viene da pensare che anche col pubblico la «musica» delle panchine (Juric ama il metal, toh…) si sarebbe sentita lo stesso. EL GRINTA L’incontro ravvicinato del terzo tipo – Napoli sesto a 39 punti, Hellas settimo a 38 – è iniziato a febbraio. Il Verona stendeva la Juventus, l’asfissiante ritmica di Juric ispirava editoriali, voci di corridoio davano il croato in cima all’agenda del domani di De Laurentiis. Quattro mesi e un lockdown dopo, Gattuso e l’Ivan da Spalato duellano da allenatori di cui le rispettive ciurme sono specchio fedele. Il Napoli «post» Ancelotti, maestro di Ringhio, è semplicemente una squadra più unita: ascolta Gattuso e gli crede. Il Verona di Juric, allievo di Gasperini, merita la stessa etichetta e l’aggiunta di un esito che, sul campo, risulta a tratti più spettacolare. Oltre alle chiavi tattiche, cambia solo il momento: in riva all’Adige, Gattuso ha bisogno di una sonora conferma, Juric invece può viversela con la leggerezza di chi non si scosta, per ora, dalla filosofia dei «40 punti e poi caso mai vediamo…». LAVAGNE Anni 42, coi tacchetti due scudetti, due Champions e un Mondiale, Gattuso sta compattando il Napoli su un 4-3-3 più solido che estetico. Per assolverlo dalle accuse di catenaccio, dopo la Tim Cup strappata alla Juve c’è chi ha parlato di attendismo dinamico. Uno come Sacchi, che su Gattuso ci scommette, s’è espresso così: «Ora, per completezza, serve un po’ più di coraggio davanti». Di sicuro, al pressing a tutto campo è subentrata la politica delle due linee molto raccolte, e quello è uno dei tratti che il Napoli di Verona – davanti può toccare a Milik per Mertens – potrebbe opporre a Juric. Anni 44, croato di Spalato, il pastore della neopromossa mena sull’identico canovaccio da inizio campionato: i Kumbulla e Rrahmani (futuro proprio al Napoli) proteggono Silvestri, Amrabat fomenta l’aggressione, Jankovic infiamma il contropiede, gli esterni tagliano a iosa. Se il Napoli ha più tecnica, il Verona sa sfibrarti (chiedere a Sarri). Per il resto Gattuso e Juric, ex mediani, all’anagrafe sentimentale del calcio d’oggi risultano fratelli. Il sudore, prima di tutto. E quel pensiero che sfugge sovente ai lacci dell’«etichetta», vedi le conferenze pane al pane e vino al vino: nei fumi della retorica, due sigarette senza filtro.
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