Milan, una “riserva” scudetto: Ibra non è più indispensabile

Pioli
di Gianfranco Teotino
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Lunedì 11 Gennaio 2021, 14:37

Più passano le giornate e più il Milan aggiunge la benzina dell’entusiasmo al motore della gioventù. Più passano le giornate e meno ci si accorge dell’emergenza continua cui Pioli da un paio di mesi è costretto a fare i conti. Tanto che adesso il rientro di Ibrahimovic non è più atteso come il ritorno del Messia e c’è addirittura qualche infedele che senza dirlo troppo in giro si domanda se non sia meglio dare ancora fiducia a quel fenomeno di Leao, ora che il portoghese sembra essersi scrollato di dosso quella pigrizia di cui lo accusavano. Sì, perché questo Milan, che senza Ibrahimovic non sarebbe mai nato, si sta accorgendo di poterne addirittura fare a meno. Ci crediate o no, l’imprescindibile Zlatan ha giocato soltanto 6 delle 17 partite che hanno lanciato il Milan in testa alla classifica e ora quasi in fuga, a un passo dal titolo d’inverno.

TIMORI
Qualcuno temeva che la prima sconfitta dopo quasi dieci mesi potesse incrinare le certezze progressivamente acquisite dopo il ritorno dal lockdown. E invece, al di là del risultato, proprio l’andamento della partita con la Juventus ha rafforzato le convinzioni dei ragazzi della via Pioli, come sono stati felicemente ribattezzati dalla Gazzetta dello Sport. Nessun contraccolpo negativo, certo una grossa mano gliel’ha data il morbido Torino di Giampaolo, ma le debolezze degli avversari dipendono anche dalla tua forza. A frugare nel bagaglio tecnico dei Milan e a confrontarlo con quello di Juventus e Inter resta la sensazione che manchi qualcosa, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. Ma, partita dopo partita, questa convinzione si stempera. Prendete i difensori centrali: marcano visita Romagnoli o Kjaer ed entrano Gabbia oppure Kalulu e l’efficacia non cambia, anche perché avere Donnarumma alle spalle ti rende comunque più sicuro. Davanti, soprattutto Leao, ma con lui pure Rebic, quando c’è, riescono a non far sentire troppo la nostalgia di Ibra. Non fai a tempo a osservare che Saelemaekers è una delle chiavi tattiche dell’equilibrio della squadra che lui si fa male e ti dimentichi della sua assenza. Ecco, forse Calhanoglu è l’unico veramente insostituibile per intelligenza, dinamismo e fantasia. Poi è chiaro che Theo Hernandez, con le sue accelerazioni devastanti, è sempre meglio averlo, nonostante non sia ancora maestro di difesa. E magari ci vorrebbe un altro centrocampista, più necessario ancora del difensore che invece Maldini cerca con insistenza: il quartetto Bennacer, Kessie, Tonali, Krunic alla lunga potrebbe non bastare.
GIOVANI E NON
Finora ci ha messo una pezza Calabria, pronto a disimpegnarsi dignitosamente in un ruolo non suo.

Ecco, Calabria è un po’ l’emblema della fioritura inattesa di una squadra che pochi mesi fa sembrava non avere né presente né futuro. La sua esplosione, da terzino, ma pure da jolly polivalente, paradossalmente favorita dalle porte chiuse che gli hanno tolto le pressioni di un pubblico troppo impaziente, farà comodo anche alla Nazionale di Mancini. Che la pensa come Pioli: con i giovani viene meglio. Il tempo lavora per il Milan.

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