Nkoulou: «Promesse non mantenute ma torno al lavoro». Cairo: «Prima le scuse»

Thomas Nkoulou
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Venerdì 6 Settembre 2019, 15:00
La schiarita tra il Torino e Nicolas Nkoulou ancora non arriva. Si registra solo un'apertura del difensore granata nel botta e risposta a distanza tra lo stesso giocatore e il presidente Urbano Cairo. «Per me un uomo si definisce dal rispetto della parola – ha detto il difensore in un'intervista a L'Equipe - Sfortunatamente ho capito che le promesse sono difficili da mantenere. Sono un uomo leale, onesto e integro. Durante la mia carriera nessun compagno, allenatore o dirigente ha mai messo in causa la mia professionalità e ancora meno la mia educazione. Un professionista ha il dovere di informare il suo datore di lavoro se non è nelle condizioni ottimali per compiere il suo dovere, come ho fatto». «Ho capito che i miei dirigenti hanno rifiutato la mia partenza ancora questa estate - insiste Nkoulou - Fedele ai miei principi mi rimetto al lavoro senza che questi problemi ostacolino né la mia motivazione, né la mia professionalità e, ancora meno, l'ardore di difendere i colori del Toro. Lo merita la sua storia».

LA REPLICA
«Il caso NKoulou si risolve con le sue scuse, non con un'intervista all'Equipe» è però la replica non proprio morbida del presidente. «Lui sa cosa deve fare rispetto alla società, al tecnico e ai suoi compagni», ribadisce in occasione della presentazione alla stampa dell'ultimo acquisto granata, Simone Verdi e negando di non aver mantenuto la promessa di cederlo. «Lo scorso anno era arrivata una richiesta del Siviglia - rivela Cairo - e gli avevo detto che se questa estate avessimo ricevuto una offerta straordinaria per lui ne avremmo parlato. Poi è saltata fuori questa promessa dell'allora direttore sportivo di cederlo già al termine della prima stagione, ma io non ne sapevo nulla». Il riferimento è a Gianluca Petrachi, attuale direttore sportivo della Roma che in estate avrebbe fatto più di un tentativo per assicurarsi il giocatore. «Quando l'ho riscattato gli avevo promesso che se si fosse prospettata la possibilità di cederlo, avrei ascoltato l'interlocutore. Ma per farla diventare una cessione deve essere adeguata, a maggior ragione se accettandola andrei a rinforzare una società concorrente a un prezzo che secondo me non è quello giusto», conclude senza mai citare la Roma.
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