Roma, Pinto: «Xhaka il rimpianto del mercato. Mourinho determinante nelle trattative»

Roma, Pinto: «Xhaka il rimpianto del mercato. Mourinho determinante nelle trattative»
di Gianluca Lengua
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Mercoledì 1 Settembre 2021, 16:27 - Ultimo aggiornamento: 17:49

Il general manager della Roma Tiago Pinto a 360 gradi in conferenza stampa il giorno dopo la fine del mercato italiano fa il punto sulle operazioni messe a segno dai giallorossi: «Vorrei ringraziare la proprietà per il lavoro che ha fatto durante questi mesi. Non solo per gli investimenti, ma per gli aiuti, la presenza quotidiana e la loro visione. Quando sono arrivato si parlava molto di lavoro di squadra e non è solo teoria, ma anche pratica. Con l’allenatore abbiamo condiviso tutte le decisioni, mi fa piacere perché è così che si deve lavorare e fare il meglio per la Roma. Ho invitato queste persone a venire con me in conferenza (De Sanctis, Lobarso, Fonzo e due avvocati dello studio legale) perché fare più di 40 trattative in due mesi non è solo merito Pinto, ma anche dello staff. Per voi sono solo i nomi dei calciatori, ma con un calcio così complesso è molto difficile portare avanti le trattative. Sono molto esigente con me stesso, sono il primo a rimanere arrabbiato quando le cose non vanno bene, ma questo è stato il mercato più difficile della storia del calcio. Siamo riusciti a fare un buon mercato, in questo contesto siamo riusciti a portare il miglior allenatore del mondo sulla panchina della Roma e far diventare una squadra più forte». 

La conferenza stampa di Tiago Pinto

Non avete trovato il centrocampista perché era finito il budget?
«Quando sono arrivato a Roma tutte le persone mi dicevano che era una piazza difficile.

Credo che in questi otto mesi ho imparato a vivere in questa città. Oggi mi diverto un po’ perché tutti mi chiedono del centrocampista. Non è un tema di budget perché quello che abbiamo investito è stato superiore a quello che Dan e Ryan avevano pensato, il mercato però è dinamico e bisogna capire i momenti. Abbiamo avuto la voglia per accelerare il processo di ricostruzione della Roma. Sapete che volevamo prendere Xhaka, ma noi abbiamo fatto il possibile per la squadra. Non possiamo dimenticare mai l’eredità che abbiamo: quando è iniziata la stagione avevamo più di 60 calciatori sul contratto. È chiaro che i tifosi e voi guardate ciò che manca, ma bisogna avere equilibrio e abbiamo fatto ciò che è giusto per migliorare».

Si aspetta una trattativa complicata per il rinnovo di Pellegrini?
«No, lui vuole rinnovare e noi vogliamo che lui rinnovi. Non è complicata». 

È soddisfatto del lavoro sulle cessioni? Possono essere reintegrati gli esuberi?
«Vi invito a fare una lista per vedere quanto hanno venduto i direttori sportivi in Italia e in Europa. Trovare soluzioni per calciatori con ingaggi elevati è un buon lavoro. Per me sarebbe stato meglio trovare soluzioni per tutti. Noi abbiamo ancora 10 finestre di mercato aperte, in tre o quattro potremo trovare soluzioni. Mourinho ha parlato anche di questo, noi abbiamo portato offerte buone per tutti i calciatori in cui ogni giocatore non perdeva un euro. Io poi non posso entrare nella testa del calciatore, lavoreremo con loro per trovare soluzioni. A mercato finito vedremo». 

 

La Roma può lottare per lo scudetto? Se la Roma non arrivasse in Champions sarebbe un fallimento?
«La mia visione non è lo scudetto, ma è ogni giorno lavorare per avvicinare la Roma al successo. Abbiamo parlato di tempo, ma vogliamo vincere con il Sassuolo. Abbiamo una squadra più forte della stagione scorsa, abbiamo fatto tanti cambiamenti nella struttura vicino alla squadra e questo fa diventare la Roma più vicina al successo. Dobbiamo avere una mentalità per vincere tutte le partite. La Champions è il principale obiettivo».

Ha rimpianti alla fine di questa sessione di mercato? 
«Mercato è molto dinamico. Xhaka è stato un rimpianto perché lui voleva venire ma l'Arsenal non ha ceduto. Il vero rimpianto è stata la situazione degli esuberi perché io e Morgan e tutte le persone in questa sala abbiamo lavorato molto per portare offerte degne, buone ma alla fine è una situazione che non mi piace».

Sono state uno stimolo o un peso le parole di Mourinho?
«Io sono molto orgoglioso di essere riuscito insieme tutti gli altri a portare Mourinho a Roma. Io sono portoghese, ho 36 anni e da quando ero bambino lui era un idolo, anche su lui allenava il Porto. Per un portoghese Mourinho ha una dimensione stratosferica, ora sono un professionista e possiamo anche non essere d’accordo. Noi siamo riusciti a lavorare insieme ogni giorno anche prima che cominciasse la stagione, abbiamo fatto insieme una valutazione della squadra e quando lui dice qualcosa come è accaduto è chiaro che non è solo lui pensarlo. Io sono orgoglioso, felice e motivato di lavorare ogni giorno con Mourinho». 

Perché siete passati dalla priorità Xhaka a prendere zero centrocampisti? Avete intenzione di tornare sul mercato a gennaio?
«Il mercato è dinamico, sono successe cose diverse e alle fine avevamo sempre un legame tra uscite ed entrate dei calciatori. Noi abbiamo cinque o sei centrocampisti e con l’andamento del mercato abbiamo deciso di non prendere nessuno. Il centrocampo della Roma ha un campione d’Europa che è Bryan Cristante, c’è uno dei centrocampisti che ha segnato di più in Europa (Veretout ndc), poi Villar, Diawara e Darboe. Gennaio? Voi pensate che gran parte del successo sportivo sia il mercato. Io ho tanto lavoro da fare con la squadra di calcio che non è solo mercato, a gennaio valuteremo se i giocatori hanno sviluppato, se avremo infortuni, se l’allenatore è soddisfatto. Ma non posso pensare ora a gennaio». 

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Senza l’infortunio di Spinazzola e l’addio di Dzeko la società avrebbe speso le stesse cifre?
«Non lo so, il mercato è dinamico. Quando c’è un problema io guardo all’opportunità. Quando si è fatto male Spinazzola, abbiamo preso Vina perché abbiamo tre terzini veramente forti e due di prospettiva. Quando è andato via Dzeko molte persone hanno visto quella situazione come un grande problema, io invece ho cercato di accelerare il processo. Abbiamo fatto un mercato reattivo, molte volte vendiamo quelli che non vogliamo vendere e viceversa. Dobbiamo saper reagire a quello che succede».

Quanto è difficile lavorare con il campionato in corso?
«A me non piace. Io vengo da una realtà in cui dentro il club si pensava che c’erano due stagioni diverse: una col mercato aperto e una col mercato chiuso. Abbiamo vinto quattro partite, ma non è facile gestire tutto questo ambiente con il mercato aperto, ma sono le regole». 

Mantenere il punto fermo con esuberi è una nuova strategia della società?
«Prima di essere direttore sportivo, sono un tifoso di calcio, andavo allo stadio per vedere i calciatori e l’allenatore non il direttore sportivo. Il mio lavoro è anche rispettare una decisione, ma ad essere onesto non è stato facile trovare 5/6 offerte importanti che non danneggiano i contratti e poi loro non le accettano. Abbiamo fatto la scelta di ripulire il gruppo e creare questo ambiente con una squadra compatta e coesa, disposta a lottare per la Roma fino all’ultimo secondo e questo ambiente non cambia, è inattaccabile. Poi vedremo che succederà, io ringrazio calciatori e procuratori che hanno cercato una soluzione, due o tre hanno fatto uno sforzo per trovare un’alternativa». 

Qual è la situazione Villar? 
«È un calciatore della Roma, lui deve sfruttare l’opportunità di lavorare con Mourinho per sviluppare il suo gioco».

Si è sentito il peso di Mourinho in questa sessione di mercato?
«No. Avere un allenatore come Mourinho è determinante e siamo stati bravi ad aprofittarne».

Quando torneranno Smalling e Spinazzola?
«Spinazzola. più complicato, lui vuole tornare e vogliamo fermarlo. Smalling dopo la sosta sarà disponibile, ha fatto un buon pre campionato»

Cè un rischio ad aver dato Dzeko e Florenzi a prezzi bassi a delle competitor dirette?
«In questa vita tutto è un rischio, tutte le decisioni che abbiamo preso sono rischiose. Laporta decidendo di far andare via Messi ha rischiato. Quando un giocatore non vuole più giocare nella Roma è importante. Stiamo costruendo un progetto in cui i giocatori devono morire per la Roma. Sono riuscito a trovare un accordo con tutti loro. Se guardiamo il mercato e quello che è successo con Ronaldo, Messi e Griezmann, la Roma non ha fatto peggio degli altri. Forse abbiamo comunicato peggio, sbaglio io perché voglio dire solo la verità. Io sono felice per Dzeko, lui è stato importante nella storia della Roma. La stagione scorsa avevamo Dzeko e Mayoral, ora abbiamo Abraham, Shomurodov e Mayoral».

Che voto si dà al mercato? 
«Se consideriamo che tante persone pensavamo che non avrei fatto mercato, è un otto. Se considero che questo è il mercato più difficile della storia del calcio, anche di più. Ma alla fine mi do 7,5». 

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