Tare-Lazio, un gioco di potere

Tare-Lazio, un gioco di potere
di Alberto Abbate
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Venerdì 7 Giugno 2019, 07:30
Attento, Lotito, c’è un assalto interno al potere. Adesso si muove nell’ombra persino il fido Tare: dopo un decennio, il ds pretende un maggior margine d’iniziativa nella sua gestione, per questo pare stia cavalcando ogni voce. «Non posso prevedere il futuro - ha detto il ds al canale albanese Top Channel -. Sono alla Lazio, un grande club. Però sono un professionista, tutto può succedere nel nostro mondo». Il presidente lo ha sempre elogiato, gli ha rinnovato sino al 2020 il contratto, ma Tare pretende un maggior riconoscimento sul campo. Non a caso non ha mai smentito nell’ultimo mese alcun rumors sul suo conto. Si era addirittura parlato di un rifiuto al Bayern Monaco, non si è mai spento invece il tormentone da Milano per il dopo Leonardo. Anzi, nelle ultime ore, è diventato quasi un ritornello con un eventuale successore (Sartori) dietro l’angolo. Ci potrà pure essere stato un corteggiamento (ma Boban è a un passo) del club rossonero, ma la sensazione è che il dirigente albanese ne abbia approfittato anche per mettere un po’ di strizza a Lotito. Qualcuno ha alimentato le sue riflessioni sull’addio, nonostante il ds continui a lavorare imperterrito sul mercato della Lazio. Prima, nella riconciliazione Lotito-Inzaghi, era stato lui a fare il più importante lavoro. Ma adesso, dopo il tecnico, sta sfruttando il suo momento per tornare ancora più autoritario al comando . 
STRATEGIA 
L’alleanza Tare-Inzaghi (ieri l’annuncio ufficiale del rinnovo del tecnico sino al 2021) ha riaperto un nuovo ciclo. Adesso, perché per il ds dovrebbe essere di nuovo in bilico? Non torna qualcosa nel piano, a meno che non sia strategico. A Tare potrebbe non andar giù l’idea di rinnovamento dirigenziale che ha in mente Lotito. Due anni fa era stato inserito Peruzzi nel quadro, quest’anno D’Angelo nella sicurezza ed è in arrivo uno Slo. Il presidente aveva pure pensato a una nuova figura (si era parlato di Mauri) per limitare ulteriormente il potere di Tare e arginarlo nel suo ruolo. Perché nell’ultima stagione, non solo alcune scelte d’Inzaghi, ma pure altri atteggiamenti del ds lo hanno infastidito. La simbiosi fra i due poi per Lotito è diventata quasi un pericolo. 
APERTURA 
Spalleggiato forse proprio dall’amico Tare, Simone aveva passato l’ultimo mese a godere delle notizie sull’interessamento della Juve, dell’Atalanta e poi del Milan per presentarsi forte dei tanti estimatori al tavolo. Guarda caso così Lotito ha accettato un compromesso con l’allenatore sul prolungamento biennale (a 2 milioni più bonus) e sul mercato. Inzaghi voleva la conferma dei big, ecco la via di mezzo. Se andrà via Milinkovic, potrà così restare almeno Luis Alberto: «So che il mister mi adora e mi stima, per questo a Roma sono contento, anche se non conosco i piani futuri della Lazio». Insomma, non chiude alcuna porta alla permanenza, lo spagnolo, ma nemmeno a una sorpresa gradita dietro l’angolo: «Lopetegui è l’allenatore che mi ha fatto debuttare con la Spagna, io non chiuderò mai le porte al Siviglia perché è la squadra del mio cuore che mi ha dato tutto e sarebbe bello tornare un giorno». Se non arriverà un’offerta da almeno 30 milioni alla Lazio, dovrà far sparire questo pensiero. Con queste parole, Lotito almeno lo avrà visto motivato, lui potrà ottenere un adeguamento: «Ho firmato già un contratto di tre anni e ancora il club non mi ha chiamato per il rinnovo». Nell’affare Jony il suo entourage sta lavorando anche a questo con Tare. Un altro gioco di potere. 
PREMIO 
Per fortuna, al di là dei singoli, la Lazio resta da sola al potere. Dopo la Juve, è l’unica squadra ad aver alzato un trofeo ed è l’orgoglio della capitale. Per questo la sindaca Virginia Raggi consegnerà un riconoscimento per la vittoria della Coppa Italia al club biancoceleste in Campidoglio, la premiazione andrà in scena all’inizio di luglio, prima della partenza per il ritiro di Auronzo. Chissà che Lotito non possa riportare in auge anche il tema stadio. Per la prima volta nelle scorse settimane aveva aperto a Fiumicino, come alternativa ai suoi terreni sulla Tiberina da anni stallo. In realtà pare che il presidente abbia un altro piano (location) nascosto. 
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