Tardelli: «Niente panico, è la solita Italia. Il Qatar non è in discussione»

Tardelli
di Ugo Trani
3 Minuti di Lettura
Martedì 7 Settembre 2021, 07:30

Nessun dubbio. Fiducia piena all’Italia e a Mancini. «Sento parlare del testa a testa con la Svizzera. E anche della partecipazione al prossimo mondiale in pericolo. Sono argomenti che non mi interessano, non ci penso proprio. Non sono all’ordine del giorno». Marco Tardelli, l’urlo mundial, è attento osservatore delle tappe azzurre. Conosce la storia della nostra nazionale, le sfaccettature, i veleni e gli equilibri. L’ha vissuta dentro e fuori, con passione e orgoglio e non solo con la maglia addosso. Ai due pari di fila nelle qualificazioni per andare in Qatar non dà alcun peso. Come se non fosse accaduto niente nè giovedì a Firenze nè domenica a Basilea.
Davvero non teme che la Svizzera ci sfili il primo posto nel gruppo C?
«No. Vedrete che alla fine l’Italia chiuderà in testa. Ne sono convinto, è un’ipotesi che non ho preso in considerazione nemmeno dopo i due pareggi inaspettati».
Qualcosa però è successo. Sa spiegarsi la frenata?
«Penso che sia mancata la convinzione contro la Bulgaria. Ed è stata pagata una disattenzione. Non ho visto però passi indietro rispetto all’Europeo. Può capitare di non vincere per mancanza di precisione davanti alla porta. Non voglio parlare di sfortuna, non mi piace. Ci sono serate in cui ti va bene, altre no».
E in Svizzera, la stessa cosa?
«Sì. Anche a Basilea ha giocato solo l’Italia. È vero che a loro mancavano giocatori di primo piano, ma abbiamo calciato in porta solo noi e il loro portiere è stato bravo. La sintesi è semplice: a volte la palla va dentro, in alcune partite non c’è niente da fare. Il calcio è così, da sempre».
Non c’è insomma da preoccuparsi.
«No. È comunque il ct che deve stare attento a ogni cosa, soprattutto quando hai qualche problema in campo. Mancini in questo senso è proprio concentrato su ogni dettaglio».
Che cosa c’è da mettere a posto?
«Innanzitutto l’Italia non ha perso la sua identità. È la stessa di due mesi fa. Ha dominato sia con la Bulgaria sia con la Svizzera. Ha creato occasioni da gol, senza segnare. Tutto qui. il gioco, però, non è in discussione. Vanno però ritrovate l’attenzione e la determinazione. E probabilmente va perfezionata la condizione fisica, siamo ad inizio stagione. Comunque c’è anche qualcosa di positivo: benissimo Locatelli. Ed è tornato Zaniolo. Ma con lui bisogna avere pazienza».
All’Italia è capitato spesso di partire lenta a settembre. Come mai?
«È stato un anno particolare. Guardiamo che cosa è successo, gli impegni ravvicinati. Si fatica all’inizio, dopo la preparazione estiva. Poi se la Nazionale c’è, si riprende sempre. Come è accaduto in passato».
Il titolo europeo pesa? Anche a voi campioni del mondo in Spagna non andò nella stessa maniera? 
«Chi ci affronta ha più motivazioni. Vuole battere chi ha appena vinto. Ti studiano, cercano i tuoi difetti. Sono più gli altri che fanno crescere l’attenzione».
In attacco, però, l’Italia è da anni è senza finalizzatore.
«Qualche problema davanti c’è, inutile negarlo. Immobile non riesce a essere lo stesso che vediamo con la Lazio. In serie A segna in ogni partita, a livello internazionale gli manca probabilmente qualcosa. La situazione è da studiare. Bisogna capire che cosa gli succede in azzurro. Una soluzione va trovata. Ci penserà Mancini».
Il ct si è infuriato per l’errore di Jorginho. Ha urlato di tirare di forza e non piazzando il pallone. Che ne pensa?
«Ognuno calcia come sa.

Non si può entrare nella testa del giocatore. Se non va bene il rigorista, se ne sceglie un altro. Jorginho non si discute, però».

© RIPRODUZIONE RISERVATA